28 gennaio 2012
Le elezioni in Egitto non hanno portato al potere i partiti liberali, come hanno (erroneamente) sperato per mesi molti analisti occidentali. Gli islamisti hanno raccolto circa il 70% dei voti alle elezioni dell'Assemblea del Popolo.
Fra di loro ci sono molte divisioni sia fra gli attori sia fra le organizzazioni, spesso in contrasto fra loro, ma è innegabile che i movimenti islamisti, a lungo esclusi dalla vita politica del paese, hanno ottenuto un risultato incredibile.
Tuttavia non è stata tanto l’ideologia a dare la vittoria ai partiti islamisti quanto l’attenzione che hanno saputo dedicare alle concrete necessità sociali ed economiche del paese negli anni in cui erano politicamente banditi.
I Fratelli Musulmani.
Fondata nel 1928 a Ismailia, in Egitto, la Fratellanza Musulmana (FM) è stata il primo movimento islamista del Paese. L’ideologia dei FM si è diffusa a macchia d’olio in Egitto e ha agevolato la nascita di movimenti più estremisti, come i gruppi salafiti e jihadisti dei tardi anni ‘60 e ‘70.
La Fratellanza Musulmana è stata il principale oppositore prima della monarchia e poi del regime militare. Ha sempre utilizzato una retorica nazionalista contro l'influenza straniera chiedendo la fine della legge marziale e il ripristino della democrazia parlamentare. Il regime militare ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente con i FM, alternando periodi di collaborazione a periodi di repressione. Con grande capacità di adattamento i FM sono sopravvissuti per decenni. Nel corso degli anni hanno saputo eliminare gli elementi radicali imparando ad operare efficacemente all’interno dei rigidi vincoli imposti dal regime militare. I leader della Fratellanza hanno affrontato i disordini in Piazza Tahrir al Cairo con cautela e hanno appoggiato la protesta solo quando hanno capito di poterne certamente trarre vantaggi politici.
Dapprima i FM hanno evitato di opporsi ai militari al vertice del paese, ma negli ultimi mesi hanno organizzato numerose proteste contro la proposta dell’esercito di auto-attribuirsi poteri di indirizzo della nuova costituzione, e sono riusciti a far ritirare la proposta. In queste occasioni i FM hanno dimostrato di saper radunare una buona parte della popolazione.
La Fratellanza ha creato il FJP (Partito Libertà e Giustizia), partito politico che sulla carta rispetta la separazione fra stato e chiesa e che può vantare al proprio interno anche rappresentanti cristiani (fra cui anche il secondo vice presidente) così da potersi mostrare aperto e tollerante. Il FJP ha formato nel giugno 2011 una coalizione politica denominata Alleanza Democratica con altri partiti liberali e laici, per non spaventare l’opinione pubblica egiziana e la comunità internazionale. Il FJP mantiene un ruolo predominante all'interno dell'Alleanza, e alcuni partiti – tra cui il partito di al-Nour e quello salafita di al-Asala – hanno abbandonato la coalizione lamentando che il FJP non offriva loro abbastanza seggi nella lista elettorale. Dai 40 partiti iniziali la coalizione si è ridotta a 11.
Sebbene il programma di partito non dedichi particolare attenzione alla religione, molti esponenti del FJP hanno più volte manifestato interesse ad introdurre riforme in conformità con la sharia. Sul piano economico il FJP sottolinea l'importanza dei servizi sociali, dei programmi di microcredito e dei sussidi per le case a basso reddito, chiede salari equi e assicurazione sanitaria per i lavoratori. Per soddisfare la categoria dei professionisti, il partito si è impegnato a sostenere la libera impresa e la liberalizzazione dell’economia, schierandosi a favore della limitazione dell’intervento governativo nell’economia.
La base elettorale della Fratellanza è composta soprattutto dalla classe media urbana e dalle comunità povere delle città. Quasi metà della popolazione urbana in Egitto vive in baraccopoli. Sia la Fratellanza Musulmana che i salafiti hanno molti aderenti nelle baraccopoli, grazie all’assistenza che hanno fornito in queste aree sin dagli anni '70. I giovani che vivono nelle baraccopoli costruite da Nasser ai margini del Cairo si legano a questi movimenti per ottenere un lavoro, perché senza lavoro non possono permettersi la dote necessaria per il matrimonio e la famiglia. La Fratellanza ha legami strettissimi anche con le associazioni professionali (es. medici, farmacisti, insegnanti, ingegneri, avvocati, etc.) delle città – tant’è alle elezioni di ottobre per il consiglio nazionale dell'associazione dei medici i candidati dei FM hanno vinto la presidenza e il 75% dei seggi.
I Fratelli Musulmani hanno saputo adattarsi al panorama politico,pur con qualche frizione fra la vecchia guardia e la dirigenza più giovane. Il partito Wasat (fondato nel 1996) e il partito Corrente Egiziana (fondato nel giugno 2011) sono stati fondati da giovani quadri dei FM che hanno preferito allontanarsi dal FJP e fondare partiti islamici più pragmatici che hanno ottenuto alcuni seggi, ma non costituiscono una minaccia per la Fratellanza.
I gruppi Salafiti
Il partito al-Nour, il maggiore partito salafita, è il secondo partito egiziano, con circa il 24% dei seggi parlamentari alla camera bassa del parlamento. Al-Nour è nato dal movimento ultraconservatore religioso salafita, che si ispira al movimento wahabita nato in Arabia Saudita, emerso in Egitto all'Università di Alessandria negli anni '70. I Salafiti si attengono a una rigida interpretazione dell'islam, ma dichiarano pubblicamente che il loro obiettivo è la "transizione graduale alla sharia" – elemento chiave della dottrina salafita, secondo cui la società deve essere trasformata prima di creare lo stato islamico. Questa posizione permette ai salafiti di essere accettati dalla comunità egiziana e internazionale.
I Salafiti si sono a lungo dichiarati apolitici, ma sono spesso ricorsi al terrorismo per combattere la crescente secolarizzazione del paese, e condannano come ‘eresia’ qualsiasi legge non conforme al Corano. Perciò sono sempre stati considerati pericolosi dal regime militare egiziano.
Negli anni '50 e '60, quando i Fratelli Musulmani vennero banditi dalla politica e arrestati in massa, i Salafiti ebbero più spazio di manovra e riuscirono a intessere rapporti con le comunità e le elites locali. Il loro ingresso sulla scena politica egiziana nel giugno del 2011, del tutto inaspettato dai più, ha avuto conseguenze notevoli.
Il programma di al-Nour si basa su una interpretazione più rigorosa dell'Islam rispetto al FJP. A differenza dei Fratelli Musulmani, che vogliono introdurre la Sharia in un modo graduale e accettano la scienza moderna, al-Nour insiste sui principi islamici dello Zakat (l'elemosina), del Waqf ( fondazioni dedicate a scopi religiosi e di beneficenza) e del sistema bancario islamico, che vieta di applicare interessi sui prestiti. Inoltre si presenta come il difensore degli indigenti, specialmente nelle aree urbane, chiedendo l’assistenza sanitaria universale e l’espansione di progetti pubblici statali. Vuole leggi anti-trust, appoggia l'aumento degli investimenti pubblici nell'industria civile e in quella militare fino al 4% del PIL. Sostiene inoltre la nazionalizzazione di industrie alimentari e militari di valore strategico, per non dipendere dall’estero. La base politica di al-Nour è circoscritta ad Alessandria. I leader sono consapevoli di questo limite, perciò hanno dato vita alla coalizione ‘Blocco Islamista’, che permette al partito di estendere la sua diffusione al di là del delta del Nilo. Il Blocco Islamista è composto dal partito al-Nour, dal partito al-Asala e dal partito Costruzione e Sviluppo (BDP) della Gamaa al Islamiya – ma sulle liste elettorali compaiono con il solo nome di al-Nour.
Il Gamaa al-Islamiya, o Gruppo Islamico, ha fondato il partito Costruzione e Sviluppo il 20 giugno del 2011. Il suo fondatore, Tareq al-Zumur, ha trascorso 30 anni in prigione per aver partecipato alla pianificazione dell'assassinio di Anwar Sadat. Come al-Nour, il Gamaa al-Islamiya è ideologicamente salafita. Il Movimento venne fondato da un piccolo gruppo di studenti universitari che avevano una visione militante dell’Islam e volevano rovesciare il governo. Negli anni '90 ha condotto campagne di terrortsmo contro lo stato, uccidendo anche numerosi turisti stranieri, ma nel 1999 ha rinunciato alla violenza, dichiarando di voler partecipare alle elezioni. Per molti Egiziani Gamaa al-Islamiya è troppo estremista – ad esempio chiede l’introduzione di rigorose punizioni coraniche e vuole sottomettere la libertà di espressione alla legge islamica. Gamaa al-Islamiya si oppone all’occidentalizzazione e alla secolarizzazione ed è a favore del misero ruolo tradizionale delle donne nella società.
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