Crisi greca
o crisi del ruolo della Germania in Europa?

21/01/2012

31 gennaio 2012

Il governo tedesco la settimana scorsa ha proposto alla Commissione Europea che il governo greco venga di fatto sostituito da un commissario europeo, annullando la sovranità dello stato greco. Il commissario dovrebbe controllare la politica fiscale e la spesa pubblica greca,  mentre la politica monetaria già è delegata alla BCE. Tolto il potere di tassazione e di spesa, a che si riduce la sovranità nazionale? Uno stato non è semplicemente una azienda, che quando fallisce viene commissariata, e i cui beni passano nelle mani dei creditori.

La Commissione Europea ha respinto la richiesta, ma che la Germania l’abbia fatta dimostra  che il governo tedesco sta conducendo un gioco rischioso. Ne saranno pienamente consapevoli i Tedeschi?

È vero che la Grecia è in bancarotta e non può pagare i debiti, è vero che i Greci hanno falsificato i bilanci, ma è anche vero che l’Europa e la Germania lo sapevano, ma hanno scelto di chiudere un occhio. L’Unione Europea fornisce alla Germania un grande mercato per le sue aziende esportatrici, senza il quale la Germania entrerebbe rapidamente in recessione: la produzione  industriale è largamente superiore alle possibilità di assorbimento domestico.  Finanziare il debito degli stati importatori è anche – almeno in parte – finanziare le esportazioni tedesche.

Ora la Germania tiene duro: vuole disciplina fiscale da tutti i governi europei, non vuole rischi di inflazione dell’Euro, non vuole assumersi l’onere di pagare parte dei debiti dei paesi economicamente più deboli. In teoria questo è ragionevole, ma in pratica significa offendere i sentimenti nazionali dei Greci (che ancora ricordano l’invasione nazista) chiedendo la sospensione della loro sovranità nazionale. E non soltanto dei Greci: quanti altri popoli in Europa incominciano a chiedersi se non sia pericoloso fidarsi dell’unione monetaria e doganale con la Germania? Gli Inglesi ed I Cechi hanno già detto no alle richieste della Germania. 

Se dopo le bastonate della Merkel non arrivano in fretta anche le carote, molti paesi europei potrebbero sviluppare sentimenti anti-tedeschi in un tempo molto breve.  

Alla Grecia ora rimane l’alternativa – tragica – se continuare a negoziare una restituzione parziale del debito, accettando condizioni pesanti (come quelle che dovettero accettare i Tedeschi dopo la prima Guerra Mondiale) o fallire e basta, senza più pagare nessuno, e uscire dall’eurozona. 

La Germania ha voluto fare un esempio della Grecia, piccolo paese che si può anche lasciar fallire senza creare enormi scompensi alla finanza mondiale (e le banche tedesche negli ultimi sei mesi già si sono liberate dei titoli greci). La Grecia è la lezione che la Germania dà agli paesi dell’Eurozona e dell’Unione Europea, forse più per motivi di politica interna che di politica europea, per dare soddisfazione a un’opinione pubblica tedesca che si sente virtuosa e sfruttata dai ‘pigri’ mediterranei.  

Ma offendere i sentimenti nazionali dei popoli e mettere esplicitamente in dubbio la loro sovranità può rivelarsi un boomerang, un’arma che si ritorcerà contro gli interessi della Germania, e che potrebbe portare alla rovina l’intero edificio dell’Unione Europea.

A questo punto al centro della crisi europea occorre considerare i sentimenti dei Tedeschi verso gli altri popoli europei, la loro disponibilità a farsi carico  di parte dei loro debiti, per mantenere aperto alle proprie industrie il grande mercato europeo, e aperte alla propria egemonia le istituzioni europee.

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