Per decenni la Russia ha usato il gas naturale come strumento di influenza economica e politica in Europa: consentendo o negando l'accesso a tale risorsa, Mosca riesce a plasmare l'atteggiamento dei paesi dipendenti dalle sue forniture di gas. Questo è possibile perché il gas russo copre una quota fondamentale del mercato europeo del gas. Ma questa quota è destinata a ridursi drasticamente perché entro il 2014 saranno attivi in Europa occidentale due grandi impianti di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto (LNG). Questo soppianterà in buona parte il gas russo in diversi paesi dell'Europa Occidentale, grazie a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli del gas naturale russo. Un terzo impianto in Polonia potrebbe fornire energia anche al resto dell'Europa Centrale.
I due impianti situati in Europa occidentale – uno a Rotterdam e l’altro a Dunkerque – sono già in grado di gestire 12 miliardi di metri cubi l’anno di LNG. Entro fine del 2014 saliranno a 34, quantità sufficiente per rendere indipendenti dal gas russo Olanda, Francia e Belgio, con un avanzo di 22 miliardi di metri cubi. Parte di questo gas potrebbe essere diretto in Svizzera, o anche nella Germania nord-occidentale − in particolare nella regione fortemente industrializzata del Reno − dove sarebbe in diretta concorrenza con quello russo.
In previsione di ciò la Russia sta abbassando il prezzo del suo gas naturale: attualmente è di 235 euro per mille metri cubi, ovvero circa un terzo in meno rispetto a un anno fa. Il prezzo russo è ora equivalente a quello dell’LNG a Rotterdam, ma non include gli ingenti costi di trasporto dagli impianti di produzione in Siberia occidentale. Se la Russia non abbassa i costi di trasporto, il gas russo costerà il doppio di quello rigassificato.
Un terzo impianto di rigassificazione, situato nel porto polacco di Swinoujscie, dovrebbe essere completato entro il 2014, con una capacità iniziale di 5 miliardi di metri cubi, circa la metà del fabbisogno annuale della Polonia. Varsavia si è impegnata nel progetto con il preciso intento di ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia. Un eventuale successo dell’impianto di Swinoujscie potrebbe incoraggiare il paese ad ampliarlo, per diventare negli anni luogo di transito dello LNG verso gli stati dell'Europa centrale.
Questo non è un disastro per la Russia: Mosca esporta più di 200 miliardi di metri cubi ogni anno in Europa. L’effetto congiunto dei tre nuovi impianti minaccia di sottrarre solo il 12% del mercato europeo. Però sarebbe considerevole l’impatto sulle finanze russe: i ribassi preventivi dei prezzi hanno già ridotto le entrate di circa 6 miliardi di dollari l’anno e l’uso di gas naturale liquefatto sottrarrà da 9 a 10 miliardi di ricavi.
Il contraccolpo politico sarà il danno maggiore: nell’ultimo decennio per Germania e paesi dell'Europa centrale la Russia rappresentava l’unica possibilità di sicurezza energetica. Ora la situazione potrebbe cambiare.
A cura di Valentina Viglione
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