1 marzo 2012
Col varo del primo pacchetto di aiuti alla Grecia nel 2010 si avviò in Europa una spirale negativa per cui se l’Europa non avesse continuato a pagare, la Grecia sarebbe andata in bancarotta, ma se Atene fosse andata in bancarotta molti altri paesi europei avrebbero fatto la stessa fine.
Ora questa fase è superata e la situazione potrebbe cambiare.
L'Europa ha avuto il tempo di costruirsi difese contro il contagio e mettersi al riparo dalle conseguenze di un possibile fallimento della Grecia.
Dopo il varo delle misure di austerity, la situazione della Grecia è peggiorata: è entrata nel quinto anno di recessione con una disoccupazione del 25%. I vantaggi dell’esser parte dell’eurozona non sembrano più così ovvi agli occhi dei Greci, che sempre più numerosi chiedono di abbandonare la moneta unica. Il tema – prima tabù - del fallimento della Grecia sta diventando discussione comune in Grecia e nel resto d'Europa.
La crisi finanziaria europea sta ormai diventando una crisi politica: le condizioni economiche peggiorano, le disparità sociali ed economiche tra gli stati membri sono in aumento, la perdita di sovranità nazionale viene ora chiaramente percepita. Tutto ciò rischia di incoraggiare derive nazionaliste ed estremiste e portare alla rottura del sistema.
La Grecia negli ultimi due anni ha affrontato continue proteste a causa delle misure di austerity, ma per la prima volta le proteste sono sfociate in atti di violenza a febbraio. Alla fine delle dimostrazioni 48 edifici di Atene erano stati incendiati, 150 negozi saccheggiati, 100 persone ferite, inclusi 68 agenti di polizia, 130 persone arrestate.
Ad aprile si terranno le elezioni in Grecia e l’estrema sinistra guadagnerà molti consensi. I politici greci, da tempo impegnati a evitare il default, a prescindere dalla loro impostazione ideologica, hanno avuto poca o nulla libertà di manovra, dovendo sottostare alle imposizioni di Europa e FMI. Se i poteri europei, non più spaventati dal default greco, non sosterranno più il governo greco, la crisi politica emergerà in tutta la sua gravità.
I giovani greci cercano di emigrare, per studio o per lavoro – basti pensare che a settembre i responsabili di un programma di emigrazione in Australia cui qualche anno fa non aderiva quasi nessuno sono stati sommersi da 12.000 richieste! La maggior parte dei Greci recentemente stabilitisi in città sta ritornando a vivere nelle campagne se ancora hanno case e terra. Secondo l'Unione Agricoltori Greca tra il 2008 e il 2010 ben 38.000 persone hanno lasciato la città e sono tornati nelle campagne.
La frattura fra Europa e Grecia, e fra il governo greco e i suoi cittadini, sembra ormai evidente. La stessa situazione potrebbe verificarsi anche in altri stati europei in difficoltà economiche e finanziarie. E non c’è un organismo politico europeo per affrontare la crisi politica.
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