La recente strage di Tolosa ha acceso il dibattito su come gestire questo tipo di pericolo, ben sapendo che il terrorismo jihadista ha radici nelle comunità musulmane.
Pochissimi musulmani sono jihadisti, ma tutti i jihadisti sono musulmani. Sebbene esistano altri soggetti che compiono massacri (basti citare l’esempio della Norvegia), soltanto un gruppo porta avanti attacchi sistematici. È ragionevole che la polizia focalizzi la propria attenzione su questo gruppo, il che è di per sé una discriminazione che ripugna alle istituzioni democratiche. La democrazia promuove l'uguaglianza di fronte alla legge, di conseguenza nessuno può essere messo sotto sorveglianza dalla polizia solo perché appartiene a un determinato credo religioso o gruppo etnico; secondo le regole della democrazia inoltre la polizia interviene solo in presenza di crimini, non in base a probabilità statistiche che descrivono la maggiore pericolosità di un gruppo rispetto a un altro. Essere messi sotto sorveglianza dalla polizia e di per sé una sorta di punizione che una persona innocente non dovrebbe subire.
Ma ignorare deliberatamente che certi gruppi siano più propensi al terrorismo è molto pericoloso. Il crimine organizzato a New York negli anni cinquanta fu per lo più di matrice italiana, anche se gli italo-americani erano una piccola comunità. Sarebbe stato assurdo comportarsi come se la comunità svedese-americana avesse avuto la stessa probabilità di avere organizzazioni mafiose al suo interno. Fu logico concentrare la sorveglianza sulla comunità italo-americana. La polizia ha risorse limitate, è costretta a concentrare l’attenzione sui soggetti a rischio, anche se così facendo viola un principio democratico.
Non è piacevole né facile far parte di una categoria sospetta e posta sotto costante sorveglianza. Ma non si possono nemmeno sottovalutare le conseguenze della mancata identificazione dei terroristi prima che commettano stragi. Sottoponendo i musulmani a controlli speciali si incrementa certamente la possibilità di commettere ingiustizie nei confronti di quelli che non hanno commesso crimini né intendono commetterne. Dall'altra parte non è accettabile rinunciare alla prevenzione del terrorismo e non proteggere i diritti delle vittime.
Il problema c’è ed è chiaro, ma non ci sono soluzioni facili.
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