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Il Giappone è un arcipelago a forma di arco che si estende lungo la costa nord-orientale della massa continentale eurasiatica. Nel corso della storia è rimasto alla periferia del mondo asiatico, con scarsi ma sostanziali contatti con la grande civiltà cinese Han.
Il Giappone ha quattro "isole di origine" e circa 6800 isole minori. Honshu, l'isola centrale a forma di mezzaluna che si protende dal continente, è la più grande (occupa circa il 60% del paese) e ospita più della metà della popolazione del paese. A sud-ovest si trova l’isola di Kyushu, tradizionale punto di contatto del Giappone con il continente asiatico, in particolare con la penisola coreana. Shikoku, l'isola di origine più piccola e meno popolata, si trova tra Honshu e Kyushu; l’isola di Hokkaido si trova all'estremo nord. Okinawa, l'isola più grande della catena Ryukyu che si estende a sud-ovest di Kyushu fin quasi a Taiwan, tecnicamente è considerata la quinta isola natale ma è molto più piccola e remota e ha una storia diversa rispetto alle quattro principali. Le numerose altre isole giapponesi circondano queste isole di origine e si estendono in catene o si trovano a grande distanza nel Pacifico nord-occidentale.
Il primo fatto saliente della geografia del Giappone è la scarsità di terra abitabile e arabile. Con i suoi 378000 chilometri quadrati, il Giappone è ufficialmente più grande della Gran Bretagna o dell'odierna Germania. Ma tre quarti di questo territorio sono costituiti da ripide montagne, burroni, foreste e terre desolate, ostili all'insediamento umano. Le montagne formano una colonna spinale al centro di ciascuna delle quattro isole principali. Le Alpi giapponesi, la più alta concentrazione di vette del paese, occupano la maggior parte dell'isola di Honshu. Il Monte Fuji, un vulcano attivo che non erutta dal 1707, è la montagna più alta del Giappone con i suoi 3776 metri. La geografia tutta monti significa che il Giappone è molto più piccolo di quanto sembri; la popolazione è stata confinata in strisce costiere e piccole enclavi pianeggianti che circondano i piedi delle montagne. Soltanto il 12% circa del territorio è coltivabile.
Le principali aree pianeggianti che ospitano le maggiori concentrazioni di persone sono tutte nel centro di Honshu:
- la più estesa è la pianura del Kanto, con la moderna capitale Tokyo, la più grande area metropolitana del mondo con oltre 35 milioni di persone;
- la seconda è la pianura Yamato o Kinki, con l'antica capitale imperiale di Kyoto e con Osaka, la seconda maggior area metropolitana del paese;
- la terza è la pianura di Nobi, con la terza maggior area metropolitana, Nagoya.
Nel corso della storia giapponese queste tre pianure sono state i centri economici, politici e culturali del paese, con la pianura di Yamato come centro originario del potere, soppiantata poi dalla pianura di Kanto. Tokyo, Osaka e Nagoya non hanno soltanto la fortuna di sorgere in pianure fertile, ma si affacciano anche su ampie baie su cui sorgono grandi porti. Le tre città sono abitate dal 45% della popolazione dell’intero paese (circa 125 milioni di persone), pur occupando soltanto il 6% del territorio. Le altre città del Giappone si trovano in piccole pianure lungo le coste.
Non esiste un sistema fluviale interconnesso in Giappone. Le isole hanno moltissimi fiumi, ma brevi e sconnessi, che scendono precipitosamente dalle montagne alla costa. Sono utili per l'irrigazione e per produrre energia, ma non sono navigabili. Pertanto i giapponesi hanno sviluppato una fitta rete di collegamenti marittimi. Il Mare Interno di Seto, che separa Honshu da Kyushu e Shikoku, funge da autostrada che collega gli insediamenti di Kyushu (Kitakyushu, Fukuoka e Nagasaki) con una linea di prospere città lungo la costa sud-occidentale di Honshu, tra cui Hiroshima, Kobe e Osaka. Le rotte lungo la costa orientale di Honshu collegano la regione del Mare Interno con i numerosi porti naturali lungo la costa sul Pacifico, comprese le aree di Nagoya e Tokyo.
Un'altra caratteristica cruciale della geografia del Giappone è che l'arcipelago si trova lontano dalla terraferma asiatica. Il punto più vicino tra Kyushu e la punta meridionale della penisola coreana è di circa 190 chilometri, un quarto più lontano della distanza tra Florida e Cuba e più di cinque volte quella tra Inghilterra e Francia. La Cina si trova a circa 800 chilometri di distanza, con solo poche isole di ninfee nel Mar Cinese Orientale a colmare il divario. L'Hokkaido nel nord si avvicina all'isola russa di Sakhalin nel Mare di Okhotsk, ma questa parte della Siberia è sempre stata scarsamente popolata, se non del tutto. Gli altri vicini del Giappone si trovano su distanze ancora più vaste. La corrente oceanica nota come kuroshio, o "corrente nera", è sempre stata sfruttata per i trasporti marittimi dal sud-est asiatico al Kyushu occidentale utilizzando come scali la catena di isole Ryukyu, ma è un lungo viaggio. Le altre catene di isole e atolli minori del Giappone si trovano da sole nella distesa apparentemente illimitata del Pacifico. La distanza del Giappone dalla terraferma eurasiatica significa che per la maggior parte della sua storia è stato a malapena alla portata dei suoi vicini.
Con un paesaggio montuoso, un sistema fluviale sconnesso, lunghe pianure costiere e pericolosi viaggi in mare come collegamento principale tra patria e vicini, la società giapponese si sviluppò come una serie di isole all'interno delle isole, ovvero piccole isole sociali all'interno di isole geografiche solo leggermente più grandi.
Regioni rivali
Gran parte della storia giapponese è stata un susseguirsi di lotte interne attraverso il lungo processo di unificazione del territorio e dello stato. I conflitti interni erano originati dalle caratteristiche del territorio e dalla scarsità di terra coltivabile, che rendeva sanguinose e inevitabili le lotte per i diritti sulla terra e per il controllo delle risorse alimentari. Per la maggior parte della loro storia gli agricoltori giapponesi hanno coltivato con grande capacità riso e, in misura minore, grano e orzo su piccoli appezzamenti, per lo più su terrazzamenti creati sui fianchi delle montagne. Il clima temperato e il suolo fertile hanno favorito alti raccolti e storicamente gli agricoltori giapponesi sono stati molto efficienti. Ma la scarsità di terra coltivabile la rendeva ricercatissima, ferocemente contesa, gelosamente custodita e spesso monopolizzata. Dall'avvento della coltivazione del riso nel III secolo a.C. fino al XIX secolo, i sistemi sociali e politici del Giappone furono fondati sull’economia del riso. Il potere politico era nelle mani di coloro che riuscivano a controllare i terreni agricoli e le scorte di cibo e che riuscivano a raccogliere tasse in natura.
I clan rivali combatterono continuamente per il controllo delle pianure principali: la pianura di Yamato (chiamata anche Kinki) e la pianura di Kanto. Secondo la mitologia giapponese, l'imperatore Jimmu, discendente degli dei di Kyushu, conquistò l'Honshu centrale e stabilì la sede imperiale nella pianura che avrebbe preso il nome di Yamato nel 660 a.C. La storica tribù Yamato sembra essere salita al potere sopra le altre tribù intorno al 300-400 d.C. dopo che i capi Yamato cacciarono i precedenti abitanti delle isole, gli Ainu, nell'Honshu settentrionale e nell'Hokkaido. Successivamente fu costituito un governo centralizzato in stile cinese e una burocrazia di vasta portata che amministrava i terreni di proprietà collettiva, consentendo un sistema di tassazione che manteneva al potere il clan dominante. I primi capi Yamato fondarono la linea ereditaria degli imperatori giapponesi, la famiglia più longeva del mondo, che regna formalmente ancora oggi. La capitale fu fondata a Nara nel 710 e poi trasferita a Kyoto nel 794. La pianura di Yamato era in posizione strategica per consentire l’egemonia sulla maggior parte delle altre regioni, con i suoi campi protetti da uno sfondo di montagne, con il Mare Interno che rende agevole la pesca, gli scambi commerciali e le comunicazioni.
Ma la geografia montuosa del Giappone rendeva difficile il mantenimento del controllo sulle altre regioni. La corte imperiale aveva costanti difficoltà a consolidare il potere su territori lontani, mantenere la lealtà dei poteri locali, far rispettare le leggi e riscuotere le tasse. Entro la metà del IX secolo, i nobili delle provincie avevano sottratto le loro terre alla burocrazia imperiale e si erano uniti in gruppi militari che si contendevano il dominio locale e regionale. Potenti clan trasformarono la corte imperiale in un governo fantoccio, inaugurando la duratura tradizione giapponese di governo ‘dietro le quinte’.
Nel XII secolo il potere si era trasformato in un vago ordine feudale gestito dagli shogun, cioè dai capi della guerra. Il primo shogun stabilì il suo bakufu, o "governo delle tende", nella pianura di Kanto a Kamakura, vicino a Tokyo. Sebbene gli ormai deboli imperatori continuassero a tenere formalmente corte a Kyoto, lo shogunato divenne il vero centro del potere. La pianura di Kanto non solo era molto più vasta e produttiva della Yamato, ma era anche situata in posizione più strategica, più lontana dal troppo conteso Mare Interno, con libero accesso al mare per la pesca, il commercio e i trasporti. Da Kanto si potevano dominare le pianure vicine lungo la costa del Pacifico e le acque più pescose.
A metà del XIV secolo l’egemonia tornò nella pianura di Yamato con il trionfo temporaneo del clan Ashikaga, ma presto scoppiarono guerre civili in tutte le regioni. A metà del XVI i Giapponesi adottarono le prime armi da fuoco, avendole viste sulle prime navi portoghesi arrivate nell’arcipelago. Questo cambiò la natura dei conflitti e aprì la strada a una maggiore centralizzazione. Tre potenti shogun unificarono il paese, disarmarono i loro rivali vietando alle classi inferiori di possedere armi e aprirono la strada al clan Tokugawa per fondare un nuovo shogunato a Edo, l'attuale Tokyo, nel 1600.
Questa volta il trionfo della pianura di Kanto fu definitivo. Quando il clan Tokugawa fu rovesciato e l'imperatore riprese ad esercitare il potere con la Restaurazione Meiji del 1868, la corte imperiale fu spostata da Kyoto a Tokyo. Spostando la sede dell'imperatore a Tokyo, i Giapponesi eliminarono virtualmente la pianura di Yamato come fonte rivale di autorità politica e concentrarono sia il potere economico che quello politico nel Kanto.
Introversione
La separazione geografica del Giappone dalla terraferma eurasiatica ha indirizzato anche la politica dei Giapponesi nei confronti di altri popoli, determinando sia la tendenza ad isolarsi, sia la necessità di superare l’isolamento, con conseguente alternanza di periodi di introversione e di estroversione.
La distanza del Giappone dalla terraferma lo ha sempre protetto dai flussi di migranti o di invasori. Dopo l'ondata di immigrazione intorno al 300 a.C., che portò il popolo Yamato nell'arcipelago, non ci furono altre invasioni. Gli Ainu, il gruppo etnico originario delle isole di origine, furono spinti nelle parti settentrionali del paese dai primi Yamato, poi nel corso dei secoli le popolazioni si fusero. Il popolo giapponese divenne linguisticamente e culturalmente uniforme. Il conflitto etnico e il separatismo sono problemi sconosciuti in Giappone, sostituiti però da aspre lotte fra clan.
Il pericolo di un'invasione militare straniera è sempre stata praticamente nulla. Negli anni 1270 -1280 le forze mongole tentarono di invadere il Giappone, partendo dalla penisola coreana; raggiunta Kyushu vicino alla moderna Fukuoka, si trovarono di fronte una fortezza ben fortificata e montuosa. Per assediarla era necessario mantenere le catene di rifornimento attraverso il tempestoso stretto di Corea. Al secondo tentativo, la flotta mongola fu distrutta da un tifone che i giapponesi chiamarono kamikaze, o "vento divino". La posizione del Giappone è rimasta quasi inespugnabile anche nel mondo moderno: fu la difficoltà di un'invasione di terra a indurre gli Stati Uniti a usare le bombe atomiche per costringere il Giappone alla resa nella Seconda guerra mondiale.
Ma un grande svantaggio della lontananza del Giappone dal continente è che le nuove idee e le nuove tecnologie sono sempre arrivate tardi, a cominciare dalla scrittura. Gli inizi del periodo Yamato sono registrati solo nella mitologia; le prime testimonianze storiche del Giappone provengono da osservatori stranieri, cinesi e coreani. Soltanto nell'VIII secolo, dopo aver adottato e modificato la scrittura ideografica cinese, i Giapponesi presero a scrivere la loro storia.
I Giapponesi in certi periodi hanno deliberatamente voltato le spalle al mondo esterno, chiudendo le comunicazioni e concentrando l'attenzione su questioni interne, o per riconsolidare le proprie tradizioni culturali, o per riconsolidare il potere politico interno. Dal IX al XIII secolo la corte imperiale giapponese, sebbene un'imitazione di quella cinese, interruppe gli scambi diplomatici con la Cina.
Quando gli Europei entrarono in contatto per la prima volta con il Giappone, il cristianesimo e il mercantilismo europeo si diffusero così rapidamente che i capi politici e militari del Giappone dovettero affrontare l'insubordinazione di elementi della società che stavano adottando idee e pratiche europee. Il clan Tokugawa salì al potere intorno al 1600, purgò i cristiani e istituì poche piccole enclave per commerciare con Olandesi e Cinesi, mantenendo il resto del Giappone feudale ermeticamente sigillato e stabile per quasi tre secoli.
Estroversione
In altri periodo i Giapponesi uscirono dall’isolamento per prendere in prestito conoscenze e tecnologie più avanzate e adottarle rapidamente con grande successo. Essendo protetti dai pericoli di invasione, non temevano l'adozione di pratiche straniere, anzi lo facevano con gusto. La cultura si diffonde sempre e ovunque attraverso l'imitazione e la replica, ma i Giapponesi sono quasi unici per capacità di adottare pratiche straniere in modo rapido ed esperto.
La prima grande fase di prestito iniziò intorno al 550 d.C., quando la corte Yamato adottò il buddismo e il confucianesimo e tutte le capacità amministrative e organizzative, aprendo contatti intensi e regolari con gli ambasciatori e con i missionari coreani e cinesi. Dal VII al X secolo il Giappone mandò molti studiosi all'estero per capire e replicare i sistemi politici, militari e culturali cinesi, inclusa l'ingegneria civile e la scrittura.
Quando nel XVI secolo arrivarono i Portoghesi, i Giapponesi impararono avidamente a fabbricare e usare armi da fuoco e cannoni. Il cristianesimo inizialmente si diffuse a macchia d'olio. Dagli Olandesi i Giapponesi impararono a stampare libri e a fare i primi studi scientifici, da vari visitatori europei si tennero al passo con la costruzione navale d’avanguardia. Nel diciannovesimo secolo il Giappone adottò il sistema di industrializzazione e di sviluppo socio-politico britannico, francese, americano e soprattutto tedesco. Dopo la Seconda guerra mondiale ha imitato da vicino gli Stati Uniti nello sviluppo di un'economia basata sui consumi.
La capacità marittima del Giappone gli ha permesso di perseguire aggressivamente obiettivi strategici all'estero attraverso mezzi sia mercantili che militaristi. La Corea è sempre stata il primo obiettivo. I Giapponesi invasero ripetutamente la Corea, stabilendo un dominio militare e relazioni commerciali spesso semicoloniali. È avvenuto tra il IV e il VII secolo, tra la fine del XVI secolo e il XIX e infine all'inizio del XX secolo.
L'impresa mercantilista raggiunse il culmine durante il periodo Ashikaga, quando mercanti e pirati giapponesi (noti come wokou) estesero il loro controllo lungo le isole Ryukyu fino a Formosa (Taiwan), lungo l’intera costa orientale della Cina, quindi attraverso Hainan fino alle coste del Vietnam e della Thailandia e allo Stretto di Malacca.
Durante il XIX e il XX secolo l’estroversione del Giappone fu di stampo nettamente militarista. I Giapponesi invasero Taiwan, la Corea, la Siberia, la Manciuria, la Cina e la maggior parte del sud-est asiatico, fino alla sconfitta nella Seconda guerra mondiale.
Le oscillazioni del Giappone tra estroversione e introversione sono generalmente rapide e creano forti contrasti nei comportamenti. L'avvento del buddismo rivoluzionò la corte imperiale nel VI secolo aprendola alla Cina; l'arrivo degli europei nel XVI secolo generò un nuovo isolazionismo; l'apertura forzata al commercio con le potenze occidentali nel XIX secolo innescò bruscamente la rivoluzione industriale. Per questo si parla del Giappone come di una "società terremotata", che sperimenta periodicamente cambiamenti sociali e politici improvvisi e travolgenti.
Il Giappone è sempre dolorosamente consapevole delle sue limitate risorse naturali, dall’insufficienza alimentare alla mancanza delle materie prime necessarie allo sviluppo di un’economia avanzata, in primis l’energia e i metalli. La cultura giapponese è ricca di narrazioni e leggende sulla morte per fame, evento abituale durante gli inverni. A fianco vedete un dipinto Fra il 1868 e il 1926 la popolazione del Giappone raddoppiò (da 30 a 60 milioni) e la consapevolezza di non poter fare a meno di risorse da altre terre divenne estrema. Così il Giappone si appropriò completamente della Manciuria e si insinuò in Cina per sfruttare manodopera e risorse. Le tensioni con l'Occidente arrivarono a ebollizione. Gli Stati Uniti, preoccupati per i loro territori nel Pacifico, in particolare le Filippine, diedero al Giappone un ultimatum e poi imposero l’embargo petrolifero. I Giapponesi scelsero di non accettare imposizioni, scelsero la guerra. Persa la guerra, il Giappone perse anche la sovranità fino al trattato di pace del 1952 (trattato di San Francisco). Gli Stati Uniti ricostruirono il Giappone, ma gli imposero una costituzione che rinunciasse al mantenimento delle forze terrestri, marittime e aeree. Affidata agli USA la propria sicurezza dal punto di vista militare, i Giapponesi furono rapidamente riabilitati e tornarono ad essere una grande potenza economica, tecnologica e commerciale. Con una interpretazione più ampia della costituzione sono tornati a darsi forze armate di sicurezza e una forte marina militare.
Con l’ascesa sia economica che militare della Cina, i Giapponesi si sentono in pericolo e hanno rafforzato le alleanze strategiche con gli Stati Uniti e l’Australia.
Alcuni problemi di sovranità nella periferia del Giappone rimangono irrisolti. I confini marittimi contestati toccano aree potenzialmente ricche di risorse naturali, tra cui Takeshima (Dokdo), contesa con la Corea del Sud; le isole Senkaku (Diao yu tai), contese con la Cina; e i Territori del Nord (o Isole Curili meridionali), in contesa con la Russia. Le controversie stimolano i sentimenti nazionalisti dei contendenti e forniscono una motivazione sia per rafforzare la difesa, sia per la possibilità di improvvisi scontri a fuoco locali.
I Giapponesi avvertono acutamente la vulnerabilità delle loro rotte di approvvigionamento via mare di tutte le materie prime di cui hanno bisogno. La maggior parte delle loro importazioni di energia passa attraverso il punto di strozzatura dello Stretto di Malacca e perciò sono suscettibili a interferenze o interdizioni. Le navi militari giapponesi intraprendono regolarmente missioni nello Stretto di Malacca e nell'Oceano Indiano, fino al Mar Rosso. Truppe di terra giapponesi hanno partecipato a missioni ONU nelle alture del Golan, in Mozambico e in Cambogia.
Il Giappone a un bivio
Il pericolo maggiore per il futuro del Giappone è la rapida contrazione e l'invecchiamento della popolazione. È importante cogliere l'intera portata di questo declino. La popolazione totale del Giappone ha raggiunto il picco di quasi 128 milioni nel 2004, scenderà a 115 milioni entro il 2030 e a 95 milioni entro il 2050. Dal 1970 al 1990 la popolazione di anziani in Giappone è quasi raddoppiata e questo è stato l’elemento cruciale per il crollo economico degli anni '90, quando più pensionati iniziarono a gravare maggiormente sull'economia. Quando la generazione del secondo baby boom, nata tra il 1971 e il 1974, andrà in pensione, la situazione si farà estremamente difficile.
Così il Giappone ha raggiunto un altro bivio storico. Un percorso potrebbe indurre il Giappone a un'estrema estroversione, come quella precedente. Con un'economia in crisi e una carenza di manodopera, il Giappone potrebbe alla fine scatenare la sua formidabile potenza militare e impossessarsi ancora una volta della manodopera e delle risorse di cui ha bisogno per ringiovanirsi.
Rimane anche un’altra possibilità: che il Giappone possa essere il pioniere di una società tecnologicamente avanzata per l'era post-consumo e riesca a sostenere un aumento della produzione nonostante la diminuzione dei consumi e a costituire un esempio per molti altri paesi che affrontano simili cali demografici.
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