A partire dal 2012 la Bulgaria ha adottato due scelte che la renderanno più dipendente dalle importazioni di gas: ha abbandonato l’idea di costruire una centrale nucleare a Belene, perché troppo costosa, e ha rifiutato la tecnica del fracking per l’estrazione di gas da scisti.
Attraverso la Bulgaria dovrebbero passare le condutture sia del progetto Nabucco sia del progetto South Stream.
· Il progetto South Stream, gestito dalla russa Gazprom, dovrebbe trasportare il gas attraverso il Mar Nero in Bulgaria e poi in Austria.
· Il Nabucco, che dovrebbe trasportare il gas proveniente dalla regione del Caspio e dal Medio Oriente attraverso Turchia e Bulgaria per raggiungere poi l’Austria, è fortemente sostenuto dall’UE perché ridurrebbe la dipendenza europea dal gas russo.
Ma mentre il progetto Nabucco è ancora in alto mare (e potrebbe non essere mai realizzato), la Bulgaria è alle fasi finali dei negoziati per il South Stream.
Il 20 marzo il primo ministro bulgaro Boyko Borisov e la sua controparte turca, Recep Tayyip Erdogan, hanno firmato un’intesa di massima per la costruzione di un condotto di 80 km, con una capacità di 3 miliardi di metri cubi all’anno, attraverso cui transiterà circa un miliardo di metri cubi di gas azero.
La Bulgaria ha inoltre preso in considerazione l’idea di firmare accordi separati con Grecia e Romania per la costruzione di un terminale di interconnessione per lo scambio di gas fra i tre paesi. Atene e Sofia hanno anche firmato un memorandum d’intesa per la costruzione di un terminale per il gas naturale liquefatto in Grecia, che servirebbe anche la Bulgaria. Si tratta di un progetto che non verrà realizzato a breve, per mancanza di finanziamenti, ma che indica come la Bulgaria stia cercando di diminuire la propria eccessiva dipendenza dalle forniture di gas russo.
Come risposta la Russia ha concesso alla Bulgaria uno sconto del 10% sul prezzo delle forniture di gas, sperando che questo rassicuri i Bulgari e li induca a non cercare alternative.
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