Il 12 aprile ha avuto luogo in Guinea Bissau un nuovo colpo di stato militare, il quinto dal 2009. Il paese si stava preparando per il secondo turno delle elezioni presidenziali, previsto per il 29 aprile. Al momento resta sconosciuto il luogo in cui si trovano l’ex primo ministro Carlos Gomes Jr, favorito nella corsa presidenziale, e il presidente ad interim Raimundo Pereira.
La Guinea Bissau è nota non solo per i frequenti colpi di stato militari, ma anche per essere il fulcro del traffico di cocaina dall’America Latina verso l’Europa. Alcuni segmenti dell’esercito, tra cui anche alti ufficiali, hanno tratto profitto dalla riscossione di contributi per agevolare il traffico di droga. Gomes si è inimicato i militari per aver promesso in campagna elettorale di voler riformare gli apparati di sicurezza del paese − preannunciando, tra gli altri provvedimenti, la riduzione del numero di soldati del 27-50% − e per aver annunciato di voler ridurre il contrabbando di cocaina. Pare che l’esercito, considerata l’elevata probabilità di una vittoria di Gomes alle vicine elezioni presidenziali, abbia ritenuto di dover agire per proteggere lo status quo. Perciò è probabile che nell’immediato futuro la Guinea Bissau continuerà a esser caratterizzata da una certa instabilità.
L’economia della Guinea Bissau dipende dagli aiuti stranieri e dall’agricoltura su piccola scala. Il paese ha risorse naturali, tra cui bauxite e giacimenti di fosfati, ma la perenne instabilità politica scoraggia gli investimenti esteri. Allo stesso tempo, la geografia della costa, con decine di isole disabitate (vedi mappa a lato) è favorevole al traffico di droga. I ricavi di questa attività illecita hanno reso le fazioni militari troppo potenti perché un governo civile riesca a controllarle.
La comunità internazionale può fare ben poco per opporsi al golpe. Il principale attore regionale, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), è attualmente impegnata a sostenere gli sforzi del nuovo governo del Mali, guidato dal presidente ad interim Dioncounda Traore, mirati a controllare la ribellione armata dei tuareg nel nord del paese.
Inoltre nemmeno l’Angola, dopo l’espulsione del suo contingente che di solito staziona in Guinea Bissau (circa 200 uomini), potrà fare molto per influenzare la situazione.
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