Cina: proteste
a Chongqing

20/04/2012

 

 

Il 10 aprile nel comune cinese di Chongqing sono iniziate turbolente proteste: gli abitanti del luogo hanno attaccato la polizia con lancio di pietre. Secondo il sito dissidente Molihua.org, il gruppo di manifestanti ha raggiunto le 100.000 persone, ed è stato necessario l’impiego di più di 1.000 poliziotti per contenerlo.

Per capire che succede, è bene notare la tempistica delle proteste, iniziate il giorno stesso in cui l’ex segretario del Partito comunista di Chongqing, Bo Xilai, è stato espulso dal Comitato Centrale e dall’Ufficio Politico del Partito Comunista ed è stato annunciato che la moglie di Bo, Gu Kailai, era sotto inchiesta per la morte di uomo d’affari britannico, Neil Heywood.

Prima della cacciata di Bo, le sue politiche a Chongqing erano considerate un modello di sviluppo per le aree interne del paese. Ma il grande successo della sua retorica populista, ispirata direttamente a Mao Zedong, lo hanno trasformato in un pericolo per l’attuale Partito Comunista. Il Partito si è dunque adoperato per privarlo progressivamente di poteri e per screditarlo. Dopo aver rimosso un suo alleato chiave, il vice sindaco di Chongqing Wang Lijun, il partito ha dapprima sospeso Bo dalla carica di segretario di Chongqing, poi è arrivato al nuovo provvedimento di espulsione totale e all’inchiesta sulla moglie per presunto omicidio. Nei media cinesi cominciano a emergere voci secondo le quali Bo avrebbe partecipato a un tentativo di colpo di stato contro la leadership politica nazionale.

Le attuali manifestazioni sono contro l’integrazione fra le municipalità di Wansheng e di Chongqing, voluta dall’amministrazione Bo prima della sua caduta. Gli abitanti di Wansheng sono insoddisfatti delle pensioni e del servizio sanitario e ne danno la colpa al progetto di Bo.

Anche se i disordini che hanno avuto luogo a Wansheng non possono essere direttamente ricondotti alla cacciata di Bo, la coincidenza di date è significativa.  Oltre a demonizzare la figura di Bo, i media cinesi enfatizzano l’entità dei disordini, presentandoli come la prova degli errori politici e amministrativi dell’ex segretario.  

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