Per ora la crisi economica sembra aver solo sfiorato la Russia, che ha tuttora riserve per un totale di $600 miliardi. Le prospettive per l’anno in corso sono buone: se il barile di petrolio rimarrà intorno ai $100 dollari, il deficit non sforerà l’1,5%.
Circa metà degli introiti della Russia provengono dalla vendita del gas e del petrolio, il cui prezzo è però destinato a scendere per l’acuirsi della crisi economica.
I Russi devono crearsi un salvagente nel caso in cui la situazione peggiorasse ulteriormente. Sberbank ha fatto una stima dei danni possibili della fuoriuscita della Grecia dall’euro per la Russia:
· calo del PIL del 2,1%,
· aumento dell’inflazione del 6,7%;
· diminuzione del 20% del prezzo del petrolio;
· svalutazione del rublo del 10%;
· fuga di capitali pari a $95 miliardi.
Il Ministero delle Finanze, contrariamente agli annunci di Putin in campagna elettorale, ha proposto di ridurre le spese militari di circa $125 miliardi entro la fine del 2020, mantenendo invariata la spesa per sanità, istruzione, case popolari e bollette.
Come tutti i paesi in crisi anche la Russia, che aveva intenzione di rimpiazzare il 70% del proprio arsenale bellico con equipaggiamenti di ultima generazione, sarà costretta a ridurre gli investimenti per l’ammodernamento tecnologico di sottomarini, aerei, navi da guerra, sistemi di difesa aerei, scudo spaziale, missili balistici, etc.
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