La radice della crisi dell’euro è l’impossibilità di usare la stessa politica monetaria per la Germania, che è il secondo maggiore esportatore al mondo, e un blocco di paesi europei che importano molto più di quanto esportano. Le autorità tedesche, e altri politici e burocrati europei, vedono invece come radice della crisi l’indisciplina fiscale e l’eccessiva facilità all’indebitamento dei partner.
Il piano che le istituzioni europee stanno preparando per il prossimo vertice di fine giugno prevede che tutti i paesi dell’eurozona si impegnino ad avere bilanci in pareggio. L’indebitamento dovrebbe venir permesso soltanto su approvazione di un comitato – da crearsi – rappresentativo dei ministeri delle finanze europei. Per questo indebitamento autorizzato verrebbero emessi eurobond garantiti da tutti i paesi dell’eurozona. Si tratta di un tentativo di risolvere i problemi dell’Europa facendo un passo avanti sulla via dell’integrazione. Ma questo approccio presenta due problemi.
Il primo è per l’appunto la convinzione errata che il problema essenziale d’Europa sia l’abitudine a indebitarsi in modo dissennato, e che perciò questo sia l’aspetto da tenere sotto controllo. L’indebitamento è il problema, certo, ma la causa sottostante è il commercio internazionale. L’Unione Europea è stata costruita su pilastri tedeschi. L’impossibilità dei governi europei di eliminare il debito in buona parte dipende dalla impossibilità di competere con la Germania alle condizioni create dall’Unione Europea e dall’euro. I paesi industrialmente meno sviluppati dovrebbero poter contare su di un costo del lavoro inferiore, su costi e prezzi interni inferiori. Ma aver la stessa moneta porta invece all’allineamento dei prezzi e dei costi verso l’alto. Peraltro la dipendenza della Germania dalle esportazioni le impedisce di prendere in considerazione l’opzione di concedere agevolazioni speciali ai paesi più poveri dell’eurozona perché possano aumentare le loro esportazioni, come fecero gli USA nei confronti della Germania nel dopoguerra, per permettere ai Tedeschi di ricostruire la loro economia.
Il secondo problema della soluzione che verrà proposta è ancora più serio. Il controllo del budget di spesa, inclusa la possibilità di indebitarsi, è l’essenza della sovranità statale. Se il potere di contrarre debiti verrà tolto ai governi nazionali e trasferita ad un’entità sovranazionale di burocrati non eletti, la democrazia in Europa cambierà faccia. I governi legittimamente eletti non potranno decidere di contrarre debiti per stimolare le proprie economie, senza ottenere il permesso di un comitato di burocrati non eletti. Rappresentanti di governi diversi da quello che ogni popolo si è dato prenderanno decisioni che determineranno il livello di vita delle popolazioni. Si verrà a creare una crisi di legittimità, che prima o poi si rivelerà disastrosa. Che cosa succederà quando il comiìtato dovrà permettere l’indebitamento – garantito da tutti i membri dell’eurozona - dello stato X e bocciare l’indebitamento dello stato Y, perché già più povero e più indebitato? Come reagirebbero i cittadini dello stato Y?
Durante la Guerra Civile Americana, gli stati del sud si staccarono dall’Unione proprio per simili motivi di sovranità economica. Allora il destino degli USA si giocò sul campo di battaglia, fra uomini pronti a morire per il nord o per il sud. Chi morirà per l’Unione Europea? Che cosa manterrà unita l’Europa quando le sue decisioni verranno contestate da alcune popolazioni?
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