Il pericolo islamista
in Tunisia

27/06/2012

 

Dopo la vittoria alle elezioni del 2011, il partito islamico Ennahda ha dovuto gestire i delicati rapporti con le forze laiche della coalizione di cui faceva parte, e con i Salafiti che l’hanno appoggiato durante la competizione elettorale.  

I Salafiti sono una forza in crescita nel panorama politico tunisino, specialmente dopo la caduta di Ben Ali che li teneva a bada con il pugno di ferro. I movimenti salafiti in Tunisia hanno iniziato a prendere piede a metà degli anni ’80, quando rientrarono in patria i jihadisti che avevano partecipato alla guerra contro l’URSS in Afghanistan e fondarono il Fronte Islamico Tunisino (1986). Le loro attività sfociarono negli attentati del 2002 e nel 2006, che spinsero Ben Alì a metterli fuori legge e a incarcerarli.

Dopo la caduta di Ben Ali, il nuovo governo ha concesso l’amnistia a tutti i prigionieri politici, Salafiti inclusi. Negli ultimi anni i Salafiti si limitavano a organizzare e gestire servizi sociali  per i ceti meno abbienti.  Da quando Ennahda ha deciso di non inserire la shari’a nella nuova costituzione, hanno ripreso l’attività politica. Ansar al-Sharia ha recentemente organizzato un raduno cui hanno partecipato oltre 5.000 sostenitori, fra cui il portavoce del movimento islamista trans-nazionale Hizb al-Tahrir, che vuole l’instaurazione del califfato islamico a livello mondiale. Anche il più pragmatico Fronte Riformista guidato da Mohamed Belkhouja – ritornato in libertà dopo la fine del regime – chiede l’introduzione della shari’a nel paese e la creazione dello stato islamico in Tunisia.

I Salafiti non hanno i numeri per sfidare il governo in carica, ma hanno comunque la capacità di organizzare manifestazioni e creare instabilità impedendo a Ennahda di stilare una costituzione e stabilizzare l’economia del paese.

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