La Banca Centrale Slovena e la Banca Europea hanno chiesto alle banche slovene di ricapitalizzare: l’ammontare necessario è pari all’incirca 3-5 miliardi di euro, ovvero il 10% del PIL della Slovenia.
Siccome il settore bancario sloveno ha dimensioni ridotte, il costo di un eventuale salvataggio da parte dell’ UE è limitato; tuttavia in cambio degli aiuti l’UE chiederà certamente nuove misure di austerità.
Le banche slovene sono in difficoltà perché il 15% dei sottoscrittori di mutui è insolvente. Il settore bancario sloveno è controllato per il 50% da tre grosse banche , due delle quali (Nova Ljubljianska Banka e Abanaka Vipa) sono di proprietà dello stato – che perciò dovrà accollarsi il costo della ricapitalizzazione aumentando ulteriormente il debito pubblico.
Per migliorare i conti statali Lubiana ha già effettuato tagli per circa 800 milioni di euro a paghe e servizi sociali, ora vorrebbe privatizzare alcune aziende statali – ad esempio riducendo la quota di partecipazione in Nova Ljubljianska Banka dal 55% al 25%. I tagli hanno provocato la dura reazione dei cittadini, che si oppongono alle misure di austerità: infatti l’anno scorso gli sloveni hanno votato contro la riforma pensionistica che voleva innalzare l’età pensionabile dagli attuali 58 anni (57 per le donne) a 65.
Anche i tentativi volti a riformare la legislazione del lavoro si sono infranti contro l’opposizione dei sindacati.
La Slovenia è guidata da una debole coalizione di cinque partiti, che difficilmente riuscirà ad attuare le riforme richieste da Bruxelles.
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