Russia e Bielorussia stanno per firmare un accordo per la costruzione entro il 2018 di un impianto per produrre energia nucleare ad Astraviec in Bielorussia, con tecnologia russa e con finanziamento russo a copertura dell’85% del costo. La Bielorussia è già dipendente dalla Russia per l’energia che consuma: 80% del petrolio e 90% del gas naturale consumati in Bielorussia sono acquistati dalla Russia, e persino l’impianto di distribuzione del gas naturale in Bielorussia è di proprietà dei Russi. Perché la Russia dovrebbe ora mostrare interesse per costruire impianti nucleari che ridurranno le sue vendite di gas e petrolio alla Bielorussia? I Russi stanno conducendo una abile politica di collaborazione per lo sviluppo di energia nucleare ai propri ‘clienti’ per evitare che lo facciano altri, togliendo alla Russia il predominio nella produzione e vendita d’energia in Europa ed Asia Centrale. Hanno offerto di finanziare il potenziamento dell’impianto nucleare ungherese di Pak, hanno persino offerto di finanziare la costruzione dell’impianto nucleare di Akkuyu in Turchia.
L’impianto di Astraviec sarà al confine con la Lituania, a soli 31 chilometri da Vilnius, ed è mirato a contrastare sul nascere i progetti di indipendenza energetica della Lituania. La Lituania dipende totalmente dal gas russo dopo la chiusura della vecchia centrale nucleare di Ignalina nel 2009, perciò sta cercando di rendersi parzialmente indipendente costruendo un impianto per la ricezione e la rigassificazione di gas naturale liquefatto trasportato via mare. Inoltre ha in progetto la costruzione di un nuovo impianto nucleare a Visaginas, costruito dalla giapponese Itachi, che dovrebbe essere completato entro il 2022, che potrebbe fornire energi anche ai paesi vicini. La centrale di Astraviec a ridosso del confine renderebbe anti-economica la costruzione di un’altra centrale a Visaginas, a pochi chilometri di distanza.
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