All’alba del 12 luglio 2012 i miliziani del gruppo islamista Tehrik-i-Taliban hanno attaccato la residenza delle guardie penitenziarie di Lahore, in Pakistan, uccidendo tre persone e ferendone altre tre. Questo a soli tre giorni dall’assalto contro il campo militare del Gujrat in cui hanno perso la vita sette soldati e un agente di polizia.
Negli ultimi due anni la situazione attentati, dopo un lungo periodo di violenza, sembrava essersi stabilizzata. Ma ora qualche cosa sta cambiando.
Non è un caso che gli attacchi siano avvenuti ad appena una settimana dalla riapertura dei valichi sul confine fra Afghanistan e Pakistan – chiusi nel novembre del 2011 dopo l’attacco dei droni americani in cui avevano perso la vita 24 soldati pakistani – attraverso cui transitano i rifornimenti NATO verso le truppe di stanza in Afghanistan.
I Tehrik-i-Taliban vivono nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa e nelle Aree Tribali nel nordovest del paese (mappa a lato). Durante la guerra degli anni ’80, Pakistan e USA si servirono della religione per attrarre miliziani e mandarli a combattere contro l’occupazione sovietica. Dopo il ritiro dei Russi, gli USA abbandonarono la regione lasciando al Pakistan il compito di gestire una complessa rete di movimenti islamisti da usare come mezzi di influenza nei paesi limitrofi – India e Afghanistan.
Dopo l’11 settembre però Washington chiese al Pakistan di recidere i contatti con gli islamisti afgani e di appoggiare la guerra al terrorismo. Dopo anni di negoziati, l’ex presidente Pervez Musharraf decise di agire con il pugno di ferro – come testimonia l’assedio alla Moschea Rossa del 2007. Ma presto si capì che i miliziani godevano di un ampio livello di autonomia dal governo pakistano – tant’è che nel 2009 il chierico radicale Mulana Fazlullah dichiarò lo Swat – a soli 300 km dalla capitale - ‘emirato islamico’, minacciando di fatto l’integrità territoriale del paese.
I Talebani pakistani non fecero mistero di voler conquistare il potere partendo dalle montagne intorno all’Indo. Il governo reagì con una campagna militare nello Swat ad aprile del 2010, poi estesa a tutte le Aree Tribali, ad eccezione del Waziristan del Nord. Contemporaneamente gli USA lanciarono una campagna contro i Talebani pakistani utilizzando droni (aerei senza pilota) nel Waziristan settentrionale e meridionale, colpendo le postazioni di Tehrik-i-Taliban e privandoli della possibilità di compiere attentati in Pakistan. Tuttavia l’organizzazione terroristica non è scomparsa – di recente Fazlullah ha dichiarato di voler riconquistare lo Swat (mappa a lato).
L’economia pakistana dal 2008 è in piena crisi: il calo delle entrate unito all’aumento delle spese militari per le operazioni anti-terroristiche hanno costretto Islamabad a chiedere un prestito da $11,3 miliardi di dollari al FMI solo tre anni fa. Recentemente ha dovuto rinegoziare i termini del prestito per non andare in default. Le misure di austerità introdotte per far fronte alla difficile situazione hanno aumentato il malcontento popolare. Probabilmente i Tehrik-i-Taliban sfrutteranno la situazione a proprio vantaggio, ben sapendo che il governo fa fatica a sostenere il costo di migliaia di soldati dispiegati nel nordovest del paese.
La presenza dell’esercito nelle zone ‘calde’ ha semplicemente tamponato il problema, specialmente in Punjab, ma non ha portato a una soluzione definitiva. In teoria la presenza dei militari avrebbe dovuto permettere all’amministrazione civile di riprendere il controllo dei vari distretti, cosa che non è avvenuta – o è avvenuta solo in parte. Gli scontri fra l’esercito e i signori tribali non sono mai cessati, e la soluzione sembra tutt’altro che a portata di mano.
Il ritiro della NATO aggraverà ulteriormente la situazione: i negoziati fra USA, Talebani e Pakistan sono in fase di stallo. Se Islamabad riuscisse a neutralizzare le azioni dei Talebani a casa propria avrebbe più peso nei negoziati. Ma anche le tribù Pashtun al confine fra Pakistan e Afghanistan – dove si trova il quartier generale di Tehrik-i-Taliban – vogliono sfruttare l’occasione e tendono a incrementare gli attacchi per aumentare il proprio peso negoziale.
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