Nell’ultimo decennio la Corea del Sud, schiacciata fra due grandi potenze (Cina e Giappone), ha puntato sull’ampliamento della flotta, consapevole del fatto che il futuro della sua economia dipende dalla capacità di muoversi sui mari del Sudest Asiatico e dell’Estremo Oriente.
Tre fattori influenzano la strategia navale della Corea del Sud:
1. l’aumento della competizione per il controllo dei mari fra i paesi del Sudest Asiatico,
2. l’allentamento nei rapporti militari con gli USA dopo la fine della Guerra Fredda;
3. la dipendenza dalle materie prime provenienti dall’estero: importando quasi tutte le risorse di cui ha bisogno per lo sviluppo dell’industria, la Corea deve assicurarsi il controllo dei mari su cui transitano.
Seoul vorrebbe trasformare il paese in un importante crocevia del commercio regionale, puntando sul settore finanziario e sull’industria navale, in modo da offrire servizi anche ai potenti vicini e assicurarsi il libero flusso delle risorse.
La Corea del Sud ha bisogno di sorvegliare costantemente i confini settentrionali perché Pyongyang può attaccare le sue coste e spargere mine lungo le rotte commerciali. La flotta sudcoreana, sempre schierata a difesa dall’ostilità della Corea del Nord, negli ultimi anni ha sviluppato migliori capacità di neutralizzare missili, mine e sottomarini nordcoreani.
Negli ultimi anni tutte le amministrazioni sudcoreane, indipendentemente dal colore politico, hanno stretto accordi di libero scambio con l’UE, l’ASEAN, l’America Latina (Colombia, Cile, Perù e Messico), gli USA, il Canada, la Turchia, l’India, la Cina e il Giappone.
Per pattugliare le rotte attraverso cui avvengono gli scambi, ora Seoul sta ampliando la flotta sottomarina e pensa di dotarsi di cacciatorpediniere, fregate e mezzi anfibi per spostarsi rapidamente nella regione e difendersi da eventuali attacchi nemici.
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