Le tensioni tra le repubbliche nord caucasiche di Cecenia e Inguscezia non sono certo una novità, ma in questi mesi hanno raggiunto livelli tali da costringere Mosca a intervenire.
Nel groviglio del Caucaso, in cui si possono distinguere più di cinquanta diversi gruppi etnici, i Ceceni e gli Ingusci sono entrambi Vainakh e parlano la stessa lingua, tanto che Stalin nel 1934 unì la Cecenia e l’Inguscezia nella repubblica autonoma della Cecenia-Inguscezia. Quando, nel 1992, le due repubbliche si separarono, molte aree tradizionalmente cecene vennero considerate parte dell’Inguscezia, causando dispute che non sono mai state definitivamente risolte. Le due regioni contestate sono la Sunzha e la maggior parte del Malgobek, che costituiscono circa il 75% del territorio totale dell’Inguscezia e ospitano il 66% della sua popolazione (mappa a lato). C’è poi da considerare che, senza la Sunzha, la repubblica dell’Inguscezia non avrebbe continuità territoriale: la sua stessa esistenza dipende dunque dal controllo delle due regioni contese.
Anche se Russia e Cecenia sono fortemente legate − la Russia ha permesso alla Cecenia di formare un proprio esercito e dopo il lungo periodo di guerra degli anni ’90 ha costantemente sovvenzionato l’economia cecena − finora il Cremlino aveva ignorato le richieste del presidente Karidov. La Russia vuole mantenere un’Inguscezia abbastanza indipendente e forte da bilanciare l’influenza cecena.
Ma negli ultimi mesi Kadirov ha piazzato suoi sostenitori in posizioni chiave negli ambienti sia religiosi sia politici in Sunzha e ha tentato di insediare uno dei suoi uomini, Sultan-Hadzhi Mirzayev, a capo del Consiglio di coordinamento dei musulmani, che ha grande influenza in tutto il Caucaso del nord. Inoltre Kadirov sostiene che le forze cecene hanno lanciato una serie di operazioni speciali a Galanshki, in Inguscezia, per contrastarvi un’insurrezione islamista, fatto smentito dalle autorità ingusce. Difficile passare tra le maglie della disinformazione di entrambe le parti e comprendere quale sia la verità. Fatto sta che in seguito all’attacco suicida del 19 agosto nel villaggio inguscio di Sagopshi, Kadirov ha dichiarato di essere l’unico vero protettore del popolo Vainakh, visto che il presidente inguscio Yunus-Bek Yevkurov si è dimostrano incapace di difendere la popolazione.
Il Cremlino si è dunque visto costretto a intervenire in qualche modo, invitando le parti al tavolo negoziale. Ma tra 17 mesi avranno inizio le olimpiadi invernali a Soci, città a 483 chilometri dalla Cecenia. Kadirov e le Brigate Cecene costituiscono uno degli strumenti più efficaci per mantenere la stabilità nel Caucaso e Mosca non può rischiare di alienarseli proprio ora. Tuttavia se la situazione dovesse peggiorare la Russia potrebbe essere costretta a mandare le proprie truppe nella regione.
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