Il duello di Iran e Turchia
in Iraq

04/10/2012

Il 2 ottobre un portavoce del governo iracheno ha chiesto al parlamento di abrogare tutti i trattati di concessione di basi militari a potenze straniere. Quali potenze straniere hanno basi in Iraq? Non gli USA – che si sono ritirati totalmente. Si tratta della Turchia. Nel 1995 Saddam Hussein firmò un trattato che permise alla Turchia di inseguire e combattere i Curdi del PKK (‘partito dei lavoratori curdi’, nazionalisti e comunisti, dediti ad attacchi terroristici) anche in territorio iracheno. Poiché il PKK aveva basi operative nei monti Qandil, al confine fra Iraq e Iran, i Turchi stabilirono una propria base nella provincia di Dahuk (in rosso nella mappa accanto al titolo), con circa 2000 soldati, alcune decine di carri armati ed elicotteri. 

Ora Bagdad e Teheran vogliono togliere questa base ai Turchi.  

Per la Turchia il problema degli attacchi terroristici del PKK è grave, e per controllarlo mantiene buoni rapporti con gli altri Curdi nei paesi confinanti, perché non offrano aiuti al PKK. I Curdi vivono anche in Siria, Iraq e Iran  (vedi mappa a lato). In Iraq hanno una propria regione autonoma ricca di petrolio, il Kurdistan. Quando il Kurdistan entrò in conflitto con il governo di Bagdad per i diritti sul petrolio, Ankara organizzò trasporti su ruota attraverso le montagne perché i Curdi iracheni potessero esportare il loro petrolio e aggirare il blocco  imposto dal governo centrale. Questo ovviamente non piacque al governo centrale iracheno.

Ora che Ankara aiuta i ribelli siriani sunniti, mentre Iran e Iraq  appoggiano Assad tramite le comunità sciite e le milizie filo-iraniane, il duello fra Iran e Turchia per l’egemonia regionale si gioca attraverso l’Iraq, il cui governo è filo-iraniano. Per sottrarre i Curdi all’influenza di Ankara Bagdad ha cercato un accomodamento con il governo regionale del Kurdistan, che ha ripreso a esportare il petrolio dai porti iracheni. Inoltre nella zona curda siriana si sono infiltrati agenti iraniani  che  alimentano  nella popolazione il timore che i sunniti, appoggiati dalla Turchia, diventeranno oppressori dei Curdi, ai quali perciò conviene un’alleanza con la minoranza sciita. La scorsa settimana l’ultimo sgarbo: il premier iracheno Nouri al Maliki ha pubblicamente rifiutato l’invito del primo Ministro turco Erdogan a visitare Ankara e discutere amichevolmente i problemi.

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