Gas: South Stream passerà in Ungheria.
La Croazia affretta la costruzione di un terminale LNG

13/11/2012

La Russia ha affrettato la definizione del tracciato definitivo del gasdotto South Stream, che collegherà i bacini del sud della Russia direttamente all’Europa meridionale e centrale, evitando l’attraversamento dell’Ucraina. South Stream dalla Serbia attraverserà l’Ungheria, non la Croazia. Gazprom intende stipulare tutti gli accordi di investimento e dar il via al progetto prima di marzo 2013, quando entreranno in vigore le disposizioni del terzo “pacchetto energia” dell’Unione Europea, che potrebbero legare le mani a Gazprom su alcuni aspetti contrattuale.

La Russia ha affrettato la definizione del tracciato definitivo del gasdotto South Stream, che collegherà i bacini del sud della Russia direttamente all’Europa meridionale e centrale, evitando l’attraversamento dell’Ucraina. South Stream dalla Serbia attraverserà l’Ungheria, non la Croazia. Gazprom intende stipulare tutti gli accordi di investimento e dar il via al progetto prima di marzo 2013, quando entreranno in vigore le disposizioni del terzo “pacchetto energia” dell’Unione Europea, che potrebbero legare le mani a Gazprom su alcuni aspetti contrattuali.

La Russia aveva preso in considerazione sia l’Ungheria sia la Croazia come ultimo stato di transito del gasdotto prima di raggiungere l’Italia e l’Austria. L’Ungheria sta vivendo una grave recessione economica ed è impegnata in agguerrite trattative con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale per un piano di salvataggio. Il contratto South Stream è per l’Ungheria una grande opportunità finanziaria e politica: i diritti di transito e gli investimenti per la costruzione dell’infrastruttura potrebbero rilanciare l’economia ungherese e i rinnovati rapporti con Mosca potrebbero essere sfruttati per negoziare al meglio col Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea.  

La Croazia sta lavorando a diversi progetti per costruire un terminale per il gas naturale liquefatto (LNG), che servirebbe tutti i paesi Balcanici. La Croazia ha l’appoggio dell’Unione Europea per questo progetto e conta anche sulla propria preminenza economica nella regione. Un terminale di LNG garantirebbe a Zagabria una certa indipendenza dalla Russia, dalla quale attualmente importa il 96% del suo fabbisogno di gas. Questa possibilità ha turbato Mosca, che cerca sempre di mantenere dipendenti dalle forniture russe gli stati attraversati dai gasdotti costruiti con investimenti russi.

La prossima visita di stato del presidente croato in Qatar servirà a sollecitare l’interesse dell’emirato a investire nelle infrastrutture del terminal LNG progettato dalla Croazia. Il mercato croato del gas naturale è limitato − il consumo annuale del paese è di 3,2 miliardi di metri cubi – ma la Croazia è il possibile punto di distribuzione ai mercati della regione che ora dipendono interamente dal gas russo.  

Lo scorso maggio la Croazia ha accantonato il progetto, perennemente rimandato perché molto costoso, del terminal di rigassificazione Adria, che avrebbe una capacità di 15 miliardi di metri cubi all’anno, e ha commissionato uno studio di fattibilità per un terminal più piccolo (6 miliardi di metri cubi all’anno) e meno costoso. La nuova proposta è più adeguata al budget croato e a quello dell’Unione Europea, ed è probabile che venga data alta priorità alla sua realizzazione, ora che i lavori per South Stream stanno per iniziare, riaccendendo in Europa le preoccupazioni per la sicurezza energetica dei paesi esclusi dal suo percorso. 

 

 

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