In Iraq i rapporti tra il governo centrale di Baghdad e la regione autonoma del Kurdistan, che ha per capitale Arbil, sono estremamente tesi. Le parti sono da tempo in contrasto sul grado di autonomia di cui possono godere i Curdi, soprattutto nel controllo e nella gestione delle risorse petrolifere del Kurdistan. Per questo motivo il controllo di una parte della regione geografica del Kurdistan, quella più ricca di petrolio, è conteso fra il governo regionale ed il governo centrale.
Ora la contesa ha portato allo schieramento faccia a faccia delle forze nazionali e delle forze curde (i peshmerga, guardia regionale curda) nella provincia di Kirkuk, in una situazione di stallo (mappa a fianco).
Nella contesa è stata ufficialmente coinvolta la Turchia perché il governo iracheno ha vietato l’atterraggio di un aereo con a bordo il Ministro dell’Energia turco Taner Yildiz, che intendeva partecipare a una conferenza sull’energia ad Arbil. I rapporti fra la Turchia e il governo regionale del Kurdistan sono buoni: la Turchia ha agevolato l’esportazione del petrolio curdo attraverso la propria frontiera, senza passare attraverso i controlli di Baghdad.
Dal punto di vista turco, sviluppare legami con il governo regionale del Kurdistan serve a due scopi: contenere il problema dei separatisti curdi i Turchia, limitando il sostegno dei Curdi iracheni alle rivendicazioni dei Curdi turchi, e contrastare l’influenza iraniana in Iraq.
Il premier iracheno Nouri al-Maliki, già irritato dal sostegno turco agli oppositori sunniti, ha irrigidito ulteriormente i rapporti con la Turchia dallo scorso agosto, quando il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu visitò Kirkuk senza neppure informare il governo di Baghdad.
Per i curdi iracheni la Turchia è al momento l’unico possibile alleato esterno, ora che gli Stati Uniti non intendono dispiegare forze in Iraq né altrove nella regione.
Ma ci sono forti limiti alla possibilità di cooperazione di Ankara con i Curdi. La Turchia non può permettersi che i Curdi iracheni ottengano una vera e propria autonomia, tanto più che alla ormai prossima caduta di al Assad in Siria anche i Curdi siriani potrebbero rivendicare e ottenere l’autonomia, il che spingerebbe anche i Curdi turchi ad esigerla con vigore.
Già il riconoscimento dell’autonomia curda in Iraq ha complicato la politica della Turchia per soffocare l’indipendentismo curdo del PKK in Turchia. Il raggiungimento dell’autonomia da parte dei Curdi anche in un altro paese arabo al confine della frontiera turca metterebbe Ankara in una posizione ancora più complicata.
Alla lunga i Curdi iracheni non potranno contare sull’aiuto della Turchia nel loro braccio di ferro con Baghdad – e con l’Iran che del governo di Baghdad è il sostegno.
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