Boko Haram, gruppo armato islamico del nord della Nigeria, ha recentemente condotto uno spettacolare doppio attentato kamikaze contro una chiesa a Jaji, nello stato di Kaduna, durante una funzione domenicale. Prima è esplosa un’autobomba suicida, dieci minuti più tardi un secondo ordigno è esploso fra i soccorritori. La scelta di colpire Jali ha significato simbolico, perché proprio in questa città ha sede il Command and Staff College dell’esercito nigeriano, e molti cristiani sono alti ufficiali militari.
Boko Haram, che significa “l’educazione occidentale è sacrilega”, è stato fondato nel 2002 a Maiduguri, capitale dello stato nigeriano di Borno, ma è diffuso anche nel nord e nel centro della Nigeria. Il nome ufficiale è “Jama’atu Ahlis Lidda’awati Sunna wal-Jihad”, che significa “Gruppo per la Propagazione degli Insegnamenti del Profeta e del Jihad”. Anche se Boko Haram è un fenomeno relativamente recente, l’islamismo militante in Nigeria è un problema vecchio di decenni. Nei primi anni ’80 la setta “Maitatsine” guidata da Mohammed Marwa fomentava la violenza nelle stesse città in cui ora è attivo Boko Haram.
Inizialmente Boko Haram attaccava i cristiani con mazze, machete e armi leggere, ma già nel 2010 usava molotov e ordigni esplosivi improvvisati. L’evoluzione più rilevante risale però al 2011, quando dopo l’addestramento di alcuni suoi membri in campi gestiti da al Qaeda nel Maghreb Islamico – Boko Haram prese a impiegare autobombe suicide.
Si stima che Boko Haram avrebbe ucciso 770 persone negli ultimi dodici mesi. Il governo nigeriano - grazie all’aiuto e all’addestramento di intelligence di USA e di alcuni stati europei - ha lanciato una grande offensiva contro il gruppo. Da gennaio il governo ha arrestato o ucciso diversi leader, smantellato alcune cellule e strutture in cui si producevano ordigni esplosivi. A contrastare Boko Haram ha contribuito la reazione popolare, come dimostra la formazione del gruppo anti Boko Haram “Jama’atu Ansarul Muslimina Fi Biladis Sudan” cioè “Sostenitori dei Musulmani nelle Terre del Sudan”, comunemente noto come Ansaru.
Boko Haram ha risposto con maggiore violenza. Fra giugno e agosto il gruppo ha messo in atto nove attentati suicidi, per lo più a chiese, stazioni di polizia e obiettivi militari. Da agosto ha diradato gli attentati con autobombe e ha aumentato attacchi armati a moschee che avevano contestato le azioni del gruppo. Salvo qualche attacco a posti di polizia, Boko Haram nel 2012 ha attaccato bersagli facili, privi di sorveglianza e di protezione armata, come la chiesa vicina alla base militare di Jaji (vedi mappa).
Alcuni politici del nord-est della Nigeria sostengono e sfruttano il fenomeno Boko Haram. Nell’ottobre 2012 un presunto dirigente del gruppo è stato arrestato a casa di un senatore nigeriano a Maiduguri, e si dice che un ex-governatore dello stato di Borno sia fra i finanziatori del gruppo. Anche per questo il gruppo non potrà essere smantellato con facilità e in tempi rapidi. Per fermare davvero Boko Haram occorre una soluzione politica, che al momento non si intravede. Pertanto il governo centrale potrà perseguire una politica di contenimento del gruppo e delle sue azioni, ma non riuscirà a eradicarlo del tutto.
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