Il movimento ribelle M23 – il cui scontro con il governo congolese è in fase di stallo dal 20 novembre − è fortemente influenzato e controllato dal Ruanda. Il governo di Kigali ha sempre strumentalizzato in funzione anti congolese i movimenti ribelli della Repubblica Democratica del Congo, utilizzandoli al contempo per contenere le milizie hutu ruandesi presenti nel Congo del Nord e nel Sud Kivu.
Negli anni in cui il Ruanda ha appoggiato i movimenti ribelli in Congo (per lo più di etnia tutsi), questi sono passati attraverso diverse scissioni e trasformazioni, di cui l’M23 rappresenta l’ultima evoluzione. Però a ogni trasformazione i ribelli sono diventati meno numerosi, hanno goduto di minor sostegno a livello locale, hanno dovuto collaborare con altri gruppi con obiettivi divergenti e, cosa più importante, si sono progressivamente sottratti all’influenza ruandese. Se il fronte dei ribelli continua a frammentarsi potrebbe finire con lo sfuggire al controllo ruandese e divenire del tutto indifferente alle trattative diplomatiche, rischiando di innescare un più ampio conflitto regionale (vedi mappa).
L’appoggio ruandese ai ribelli congolesi ha avuto inizio durante la Seconda guerra del Congo, durata dal 1998 al 2003. Ruanda e Uganda sostenevano allora l’RCD (Rassemblement Congolais pour la Démocratie) che voleva rovesciare il presidente congolese Laurent Kabila. Il Ruanda mirava a far cadere Kabila e far nascere un nuovo governo amico che proteggesse gli interessi ruandesi nel Congo orientale. Venne invece aperto un processo di pace in seguito al quale l’RCD venne integrato nell’esercito congolese e vennero indette elezioni politiche nel 2006. Così i restanti ribelli tutsi e hutu - entrambi gruppi di minoranza in Congo - si ritrovarono privi di influenza politica. Dopo anni di ribellione, l’élite tutsi a Goma non era più in grado di controllare la situazione, perché i ribelli erano scontenti dell’accettazione del processo di pace da parte del Ruanda. La strategia del Ruanda allora cambiò e si orientò a far sì che l’esercito congolese nel Kivu incorporasse i ribelli tutsi ma non le milizie hutu in esilio nella regione. Così il Ruanda poteva comunque raggiungere i suoi obiettivi di sicurezza nazionale.
Alla fine del 2006 Laurent Nkunda, ex membro dell’RCD divenuto ufficiale dell’esercito congolese, lasciò le forze armate, riorganizzò gli ex ribelli e marciò su Bukavu, capitale del Sud Kivu. Nkunda collaborava con un altro ex ribelle, a sua volta ufficiale congolese, Bosco Ntaganda, e le loro forze si chiamavano Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo. Il Ruanda sostenne subito il nuovo gruppo ribelle, che inizialmente ottenne concessioni da Kinshasa attraverso i negoziati. Ma il gruppo di Nkunda prese presto a combattere gli Hutu in generale, non soltanto gli Hutu nemici del governo del Ruanda. La popolazione congolese hutu nella regione del Kivu, che in gran parte si era schierata con i Tutsi nel precedente conflitto con il governo congolese, smise di sostenere i ribelli, riaccendendo il conflitto tra i ribelli di Nkunda e l’esercito congolese. Nel 2008 Nkunda mostrò di voler conquistare il potere anche al di là del Kivu, spaventando il governo del Congo e anche quello del Ruanda, i quali raggiunsero un accordo di pace che implicò l’arresto di Nkunda in Ruanda e l’integrazione dei ribelli nell’esercito congolese.
L’arresto di Nkunda causò un’altra frattura tra i ribelli. I suoi sostenitori, fra cui Sultani Makenga, che è ora uno dei leader dell’M23, divennero critici nei confronti del Ruanda. Nel frattempo il Ruanda colpiva le élite tutsi di Goma che avevano sostenuto Nkunda, sperando di estirpare dal movimento ribelle qualunque elemento anti-ruandese. Le milizie dell’ex Congresso nazionale per la Difesa del Popolo, nuovamente integrate nell’esercito congolese, operavano contro le milizie hutu in esilio in operazioni congiunte con le forze ruandesi in Kivu. Gli abusi di queste truppe misero a dura prova i rapporti tra gli ex ribelli e le popolazioni che li sostenevano a livello locale. Anche nelle forze armate congolesi crescevano le tensioni tra gli ex-ribelli e gli altri ufficiali, fino all’ammutinamento di alcuni ufficiali ribelli, che diedero vita al movimento M23.
Avendo ormai perso buona parte del sostegno a livello locale, i ribelli dello M23 sono stati costretti ad allearsi con altri gruppi ribelli congolesi, anche con quelli che non hanno simpatia per il Ruanda. Dopo aver occupato la città di Goma, ora il M23 si è ritirato a circa 25 chilometri dalla città ed è in trattative con il governo del Congo, anche attraverso l’ONU.
Il Ruanda non ha più molte carte da giocare per allontanare dal Kivu le bande hutu nemiche, ora che i ribelli amicipare abbiano perso il sostegno della popolazione della regione.
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