La Turchia è un paese di 73 milioni di abitanti con poche risorse energetiche, una storia imperiale alle spalle e un’economia avanzata. Il Qatar è una penisoletta con 2 milioni di abitanti, ma appena 400.000 cittadini, una storia di appena 40 anni ed enormi riserve di petrolio. Questi due paesi così diversi hanno obbiettivi strategici che li portano a compiere percorsi comuni in questo periodo.
A inizio 2013 il ministro dell’energia turco Taner Yildiz e la controparte qatariota si sono incontrati per discutere un contratto di fornitura di lungo termine di gas naturale liquefatto (in inglese LNG) e la possibile costruzione in comune di un terzo terminale per la ricezione di LNG sulla costa turca dell’Egeo, vicino alla frontiera con la Bulgaria e la Grecia.
Nelle scorse settimane sia i Turchi che i Qatarioti hanno visitato l’Algeria per discutere accordi di cooperazione per l’estrazione e l’esportazione di gas. Entrambi i paesi stanno aiutando finanziariamente l’Egitto: il Qatar con l’aggiunta urgente di 500 milioni di dollari al prestito di due milioni di dollari già fatto ad agosto, la Turchia con un prestito di 500 milioni di dollari che arriverà a fine gennaio, per permettere all’ Egitto di coprire le spese di cassa fino all’arrivo del prestito di 4,8 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazione.
Il primo interesse comune di Turchia e Qatar riguarda l’energia. La Turchia dipende dalla Russia per il gas naturale e ha bisogno di diversificare – oltre che aumentare – le forniture. Il Qatar non ha problemi a trovare clienti per il suo LNG, ma gli interessa un accordo di fornitura di lungo periodo con un partner forte, con cui collaborare anche a livello strategico.
Sia la Turchia che il Qatar hanno programmi di politica estera molto ambiziosi. La Turchia sta cercando di ricreare una sfera d’influenza in quelli che erano i domini ottomani, per controbilanciare l’Iran. Il Qatar cerca di ricavarsi uno spazio distinto fra vicini molto più grandi di lui, come l’Arabia Saudita e l’Iran; grazie ai ricavi energetici sta cercando di aumentare la propria influenza nella regione per tutelare l’indipendenza raggiunta. Entrambi i paesi operano nella stessa area. Sia la Turchia che il Qatar sono stati tra i più importanti finanziatori regionali dei Fratelli musulmani, dei ribelli siriani e di Hamas. Entrambi non hanno buoni rapporti con l’Iran, anche se cercano di smorzare la tensione aiutando gli iraniani ad aggirare le sanzioni. Per motivi diversi, i due paesi stanno cercando di stabilire una presenza nel mercato energetico nordamericano e di contribuire a dar forma ai nuovi governi post-primavera araba.
Sia la Turchia che il Qatar hanno, però, dei limiti in politica estera. Le radici imperiali della Turchia infastidiscono ancora i governi e i popoli arabi, e persino i neonati islamisti accettano di mala voglia l’assistenza turca. La Turchia ha anche difficoltà a competere nella regione con dei rivali che possono facilmente sfruttare il tallone di Achille curdo di Ankara. Il Qatar a sua volta ha molta liquidità e molte risorse energetiche , ma ha difficoltà a trasformare questo potenziale in autorevolezza, in particolare quando le sue politiche non piacciono ai vicini arabi. Il Qatar può ben prestare a spron battuto il denaro all’Egitto, rendendo i Fratelli musulmani egiziani grati a Doha, ma questi buoni rapporti non hanno nessun peso nella gestione dei rapporti fra Doha e i un vicino molto più grande e più potente come l'Arabia Saudita.
Il Qatar aumenterebbe invece il suo peso nella regione con un alleato come la Turchia, il che potrebbe risultare utile sul lungo periodo. Anche la Turchia trarrebbe benefici dalla collaborazione con un partner arabo carico di dollari e con una rete mediatica (Al Jazeera) capace d’influenzare l’opinione del mondo arabo.
La Turchia e il Qatar tendono ad avere oppositori regionali comuni, e già stanno collaborando in Siria, Libia ed Egitto. Ora la collaborazione in campo energetico salderà ulteriormente la comunanza di interessi.
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