Con l’intervento in Mali la Francia ha preso la guida della missione, precedentemente gestita dagli Stati Uniti, di contrastare le forze armate islamiste che minacciano gli interessi occidentali nel mondo.
La missione militare francese ha il duplice scopo di :
· smantellare e rimuovere le forze di al Qaeda nel nord del Mali
· quindi colmare il vuoto di potere con forze laiche locali, o provenienti dai paesi circostanti.
La Francia corre indubbiamente rischi guidando quest’azione, ma i gruppi di al Qaeda in Mali rappresentano un grave pericolo per la sfera d’interesse di Parigi nella regione.
La Francia non ha interessi diretti in Mali, ma il paese si trova nel centro geografico dell'ex impero coloniale francese. La Francia non può accettare la presenza di una base jihadista che potrebbe impedire l’accesso alle risorse energetiche dell’Algeria, all’uranio del Niger - indispensabile per alimentare il settore nucleare francese - e alle miniere d'oro della Mauritania. La Francia ha anche interessi commerciali ed agricoli nella regione, tra cui il cotone in Mali e il cacao in Costa d'Avorio.
Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) tenta da tempo di raggiungere posizioni di potere nei paesi del Maghreb, dove incontra molta esistenza, perciò ha approfittato del vuoto di potere in Mali per installarvisi. Di lì può raggiungere aree d’interesse strategico nella regione, come dimostra l’attacco del 16-20 gennaio all’impianto di trattamento del gas naturale di in Amenas (vedi mappa a fianco) nel sud dell'Algeria terminato in una strage di ostaggi.
Il Mali per AQIM è diventata la base per il reclutamento, la formazione e l’armamento dei militanti. Dal Mali AQIM potrebbe organizzare attacchi anche negli stati dell’Africa occidentale., oltre che gli stato del Maghreb. L’interesse di AQIM dunque è tutt’altro che circoscritto al Mali. Il Mali è soltanto la base utilizzabile per un più ampio progetto di destabilizzazione e di eventuale conquista di tutti gli stati circostanti.
Il cardine della stretegia di al Qaeda è proprio incoraggiare i gruppi locali alleati ad approfittare di vuoti di potere per creare basi operative, da cui lanciare attacchi in tutta la regione. Così hanno fatto gli affiliati di al Qaeda anche in Sudan, Yemen, Afghanistan, Somalia e Libia. In questo modo al Qaeda si assicura luoghi sicuri in cui operare allo scoperto, tempo per la formazione di nuovi combattenti, modi per raccogliere denaro e fare proselitismo.
In Mali un afflusso di combattenti Tuareg ben armati, fuggiti dal conflitto in Libia, ha spostato i rapporti di forza in favore dei ribelli. La superficie della parte settentrionale del Mali equivale a Francia e Spagna messe insieme, ed i suoi abitanti sono per metà Tuareg, di etnia e religione diversa da quella degli abitanti del Mali del sud. Questo fa sì che il controllo del nord da parte del governo di Bamako richiede una vera e propria occupazione, che è impensabile per un paese povero con limitate capacità militari. I Tuareg hanno alimentato con successo un’insurrezione negli anni scorsi, che ha innescato un colpo di stato a Bamako e scompigliato l'esercito. L’esercito in scompiglio si è ritirato a inizio del 2012, lasciando il nord del Mali al Movimento Nazionale Tuareg per la Liberazione di Azawad. Al Qaeda è riuscita a usurpare velocemente il potere Tuareg e prendere il controllo della regione, dove ha potuto tranquillamente organizzare le risorse e prepararsi a una lunga lotta per i propri obbiettivi.
Ora l’obbiettivo immediato di AQIM è bloccare l'intervento internazionale in Mali, utilizzando la guerra di attrito, la propaganda e la battaglia psicologica, senza conquistare e mantenere il territorio, ma mantenendo aperti corridoi per la ritirata. Cioè con i sistemi classici della guerriglia.
Le forze jihadiste sono composte di 1.000 - 1.500 unità di al Qaeda, più circa 500 uomini del Movimento per l'Unità e la Jihad in West Africa, più circa 1000 uomini di Ansar Dine.
Sapendo che il tempo non è loro alleato, a inizio gennaio i jihadisti hanno lanciato una duplice offensiva verso sud, sperando di conquistare aeroporto e vie di comunicazione e poter bloccare l’arrivo della missione internazionale di sostegno al Mali, decisa da mesi. I jihadisti hanno sfondato le difese dell'esercito del Mali, preso Konna e quasi occupato Sevare. La Francia allora è intervenuta immediatamente per respingere i ribelli e mantenere il controllo di Sevare,e del suo aeroporto, base di partenza per la riconquista del nord del Mali.
La missione militare francese dovrà avere quattro fasi.
La prima fase deve prendere e mantenere il controllo della fascia territoriale lungo la linea Diabaly-Konna-Douentza. È la fase in corso. (vedere mappa a lato)
La fanteria corazzata francese ha già respinto i jihadisti dal centro del paese, dopo pesanti bombardamenti, e sorveglia la zona di Markala, porta di accesso a Bamako, dove passa anche l’unico collegamento stradale fra le regioni sulle due sponde del fiume Niger. A nord di Markala AQIM ha dovuto abbandonare i centri abitati di Nampala e Diabaly. Altrettanto hanno fatto gli altri gruppi: Il Movimento per l’Unità e il Jihad in africa Occidentale si è ritirato da Gao e Kidal, da Mopti e Douentza. Ansar Dine ha dovuto lasciare Konna e sta spostandosi verso Gao. Ansar Dine e AQIM hanno lasciato Timbuktu. C’è il timore che alcuni gruppi si siano però nascosti fra la popolazione, per attaccare francesi e maliani un po’ ovunque, creare un clima di insicurezza, impedire il pieno controllo del territorio da parte delle forze governative e degli occidentali. .
La seconda fase, già avviata, comporta l'accumulo e il coordinamento di combattenti, servizi segreti, unità di ricognizione, unità logistiche inviate dagli stati occidentali e dagli stati della Comunità Economica degli Stati dell'Africa occidentale. Nella seconda fase si tenterà anche di ricostruire l'esercito del Mali. È una fase che richiederebbe molto tempo, ma che probabilmente dovrà essere accelerata.
La Francia ha già 1400 soldati in Mali ed altri 800 a disposizione in Chad, Niger, Burkina Faso e Senegal. I cacciabombardieri francesi di stanza nel Chad sono in parte già dislocati all’aeroporto di Bamako, insieme ad alcuni elicotteri. Chad, Nigeria, Burkina Faso, Niger, Senegal, Togo, Benin, Guinea and Ghana dovrebbero mandare 5.760 soldati per la riconquista del nord. Soldati nigeriani e congolesi sono già a Bamako, soldati del Chad sono in Niger in attesa del trasporto aereo per Bamako.
I soldati del Mali mancano di addestramento, ma poiché non c’è molto tempo per l’addestramento verranno affiancati a circa 2000 soldati del Chad, che sono stati addestrati da istruttori francesi per anni. La Nigeria sta mandando in Mali 1700 soldati e aerei da combattimento. UK, USA, Canada, Germania, Danimarca e Belgio hanno messo a disposizione i propri aerei per il trasporto di soldati e di equipaggiamento dagli altri paesi africani in Mali.
La terza fase vedrà la missione spingersi nel nord del Mali e occupare i principali territori e i centri abitati, con conseguente scioglimento e dispersione delle forze jihadiste. In questa fase la Francia giocherà un ruolo di supporto alle operazioni che verranno lanciate dalle forze dell'Africa occidentale e del Mali.
La fase finale sarà costruire e mantenere la stabilità. In questa fase la Francia cederà il controllo del Mali alle forze indigene. La creazione di una struttura di governo efficiente sarà la sfida maggiore.
Il jolly in Mali sono i Tuareg. Occorrerà verificare la disponibilità del Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad ad allontanare i jihadisti estremisti in cambio dell’autonomia nei loro territori. Questo eliminerebbe la necessità di un esercito maliano nel nord. Ma il movimento tuareg è già stato sconfitto dagli estremisti, che si sono rivelati più forti. Non è detto che i Tuareg possano riprendersi e ricacciare i jihadisti.
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