Islamisti, laici e ingovernabilità
nei paesi arabi

31/01/2013

In Egitto il ministro della difesa il Gen. Abdel Fattah al-Sisi ha dichiarato che il paese rischia l’anarchia se il governo non riesce a fermare le rivolte. I dubbi sulla democraticità  degli islamisti sono sempre stati molti, ma oggi si capisce che in Egitto neppure i laici sono sostenitori convinti dei valori democratici. 

Nessuno mostra di sapere come comportarsi in democrazia. Questo non succede soltanto in Egitto: tutti gli stati della regione dove si è avuta la ‘primavera araba’ sono alle prese con difficoltà di governance. I casi più gravi sono la Siria e la Libia, ma lo Yemen o la Tunisia, l’Iraq o l’Egitto sono travagliati dagli stessi problemi di governance. In Iraq il sistema democratico creato dagli Americani si sta disfacendo.

Si tratta di società non soltanto polarizzate dalle recenti insurrezioni, dalla divisione fra islamisti e laici e da divisioni etniche e sociali interne, ma prive di valori e principi di base condivisi. Dopo il crollo dei regimi dittatoriali, né i gruppi  politici, né i gruppi etnici, né le istituzioni mostrano di capire che la democrazia è basata sulla mediazione e sul consenso, non sull’uso della forza. Si tratta di società non più governabili con la forza come in passato, perché esiste nella popolazione una nuova consapevolezza e una nuova aspirazione ad avere libertà e benessere, soprattutto grazie ai mezzi di informazione di massa. Ma manca la consapevolezza che è necessario mediare e patteggiare, ed accettare anche  le sconfitte. Manca la condivisione dei principi di base delle democrazia, primo fra tutti il valore della rinuncia alla forza per affermare i propri diritti  e per  partecipare alla gestione del potere. Così anche le squadre di football vengono spesso alle mani  sul campo ‘di gioco’ in Egitto, e la battaglia sul campo alimenta ribellioni per le strade, devastazioni.   

In questa situazione è impossibile prevedere l’evoluzione delle situazioni sia nei singoli paesi, sia nel contesto regionale. Soprattutto è impossibile prevedere quanto  durerà questa situazione di  ribellismo e di violenza generalizzata, prima che qualche istituzione democratica riesca a formarsi e a funzionare davvero.

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