Da metà febbraio c’è un intensificarsi di iniziative diplomatiche concernenti Israele, l’Egitto e Hamas. Una delegazione militare israeliana ha incontrato rappresentanti egiziani al Cairo il 14 febbraio, dopo che gli Egiziani avevano incontrato una delegazione di Hamas.
Il 20 febbraio è arrivata al Cairo una delegazione militare degli USA. Una delegazione egiziana dovrebbe visitare Israele prossimamente. L’Egitto agisce da mediatore fra Israele e Hamas per cercare un accordo per il mantenimento del cessate-il-fuoco dello scorso novembre e per l’eventuale apertura dei confini di Gaza al transito di materiali da costruzione ed altri materiali d’uso industriale. L’Egitto dovrebbe anche rendersi garante del rispetto degli accordi eventualmente raggiunti, con l’avallo degli USA.
La situazione è molto difficile, perché Hamas negli ultimi anni ha aumentato il proprio potere anche nei territori, a spese di Fatah, e minaccia Israele anche nei territori. Ora Hamas vuole un riconoscimento internazionale, diretto o indiretto, come interlocutore politico, cosa che Israele non vuole concedere. Se Hamas non rinuncia apertamente e concretamente al terrorismo, trattarlo da interlocutore politico è una sconfitta e un indebolimento delle proprie posizioni. Ma già Hamas è considerato un interlocutore politico da parte della Turchia e del Qatar, oltre che dall’Egitto, ed è molto difficile evitarlo come interlocutore da parte di Israele e degli USA. Le trattative potrebbero avere un risultato positivo soltanto se l’Egitto garantisse che impedirà con la forza che ad Hamas arrivino armi attraverso il Sinai. Ma può l’Egitto dei Fratelli Musulmani promettere e mantenere questo? Per dimostrare le sue capacità, l’Egitto la scorsa settimana ha inondato le gallerie più grandi fra Rafah e Gaza, quelle usate per contrabbandare camion interi di equipaggiamenti, per renderle inagibili per un po’ di tempo. Questo veniva fatto di routine dall’esercito egiziano ai tempi di Mubarak, poi non è più stato fatto. Ora il governo di Morsi ha voluto dare un segno della propria credibilità come mediatore. Israele per dimostrare la propria buona volontà ha annunciato che permetterà l’ingresso di materiali da costruzione a Gaza.
Ma il buon risultato dei negoziati è tutt’altro che certo, e meno certo ancora è che qualunque negoziato possa dar risultati validi nel tempo. Israele vede crescere attorno a sé nuovi governi arabi controllati dai Fratelli Musulmani, che hanno nel loro programma l’eliminazione dello stato di Israele. Abbassare la guardia è impossibile in questa situazione. La prossima visita di Obama in Israele potrebbe essere determinante per offrire garanzie più credibili di quelle del governo Morsi: ma le intenzioni di Obama su questo argomento non sono note, né chiare.
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