È oramai chiara la necessità di ripensare i termini dell’Unione monetaria europea anche per i paesi centrali dell’Unione Europea: Germania e Francia. Il 20 febbraio 2012 la cancelliera Angela Merkel ha detto a un congresso di economisti a Berlino che il valore dell’Euro è ‘normale’, non deve essere manipolato, anche se i paesi alla periferia dell’eurozona lo ritengono troppo elevato perché le loro economie possano ritrovare competitività. Recentemente però la richiesta di svalutare l’euro è stata avanzata pubblicamente anche dal presidente francese Hollande.
L’asserzione della Merkel è dunque una risposta indiretta al presidente Hollande.
Lo stesso giorno ha fatto scalpore in Francia la pubblicazione della lettera del presidente della multinazionale Titan al ministro francese Montebourg, per spiegare il motivo per cui non acquisterà la fabbrica che la Goodyear sta chiudendo ad Amiens, in Francia, e che impiega 1173 dipendenti. Secondo il presidente della Titan i lavoratori della fabbrica francese ‘hanno alti stipendi, ma lavorano soltanto tre ore il giorno’, perché ‘hanno un’ora libera per il pranzo, tre per le chiacchiere, e soltanto 3 per lavorare.’
I due avvenimenti riportano alla ribalta la necessità della Francia di guadagnare la competitività perduta per le rigidità del mercato del lavoro e per l’alto tasso di cambio dell’euro. Per evitare che la crisi economica colpisca la Francia nei prossimi anni in modo altrettanto severo dell’Italia o della Spagna, provocando anche instabilità politica, Hollande deve uscire dalla doppia strettoia della rigidità del mercato del lavoro e della politica monetaria anti-inflattiva dell’Unione Europea. Questo significherà opporsi alla politica della Germania per l’euro, e ad altri limiti imposti dall’Unione Europea alle scelte dei singoli stati per quanto riguarda controlli dei capitali, imposte, sovvenzioni.
Entrambi i paesi hanno un interesse strategico di fondo a mantenere la loro forte alleanza, che è il perno politico dell’ Unione Europea. Ma è probabile che la Francia insisterà molto per rinegoziare alcuni aspetti dell’alleanza, cambiando così anche i termini della cooperazione fra gli altri paesi dell’Unione, soprattutto per quanto riguarda la moneta unica.
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