Sventato attentato jihadista a Bruxelles
ma i rischi aumentano

04/04/2013

Il 26 marzo 2013 le Unità Speciali antiterrorismo del Belgio hanno fermato l’auto di Hakim Benladghem, cittadino francese di 39 anni di origine algerina. Alla sua reazione violenta hanno risposto aprendo il fuoco, e Benladghem è stato ucciso. Le Unità Speciali avevano deciso di fermarlo per strada anziché a casa, perché sapevano che la sua casa piena di armi e non volevano correre il rischio di una sparatoria prolungata, come quella avvenuta a Tolosa per arrestare Mohammed Merah dopo l’attentato alla scuola ebraica dell’ aprile 2012. Le autorità sapevano dai servizi  di intelligence francesi, che lo avevano segnalato, che Benladghem era stato ben addestrato al combattimento nella Legione Straniera. Benladghem viaggiava molto, e i servizi di intelligence sapevano che era in contatto con organizzazioni jihadiste internazionali. Nel suo appartamento c’erano armi  da assalto, varie mitragliatrici, giubbotti e caschi antiproiettile, maschere  antigas. Fonti non ufficiali dicono che aveva preparato un grande attentato per il 27 marzo, ma non dicono quale fosse l’obbiettivo.  

Persone come il 39enne Benladghem, o come la 37enne Adlene Hicheur o lo stesso Merah sono particolarmente difficili da identificare come potenziali terroristi, perché hanno una laurea o un diploma, sono adulti ben integrati nella vasta comunità musulmana del paese in cui risiedono, in cui spesso abbondano i disoccupati che vivono di sussidi pubblici e tuttavia viaggiano nei paesi islamici, hanno casa ed automobile. I loro spostamenti e il loro tenore di vita non destano necessariamente sospetti. Molte migliaia di musulmani europei fanno viaggi in paesi islamici, molte centinaia sono andati in Siria e Libia durante il conflitto. Come distinguere i terroristi da quelli che semplicemente vanno ad aiutare la famiglia rimasta al paese d’origine? Benladghem era stato segnalato ai servizi intelligence francesi perché fermato alla frontiera fra Egitto e Gaza, mentre tentava di entrare in Gaza con giubbotti anti proiettile e maschere antigas. Da allora era sotto sorveglianza e si sapeva che aveva contatti con organizzazioni estremiste in Europa e all’estero. La sorveglianza però non gli ha impedito di compiere una rapina a mano armata il 21 marzo in un ristorante fuori Bruxelles, insieme a due complici, per impossessarsi non soltanto di denaro ma anche delle armi del proprietario del ristorante. Benladghem usava grandi auto costose, viaggiava, viveva con una certa larghezza di mezzi pur essendo disoccupato da anni. Non è chiaro se riceveva denaro da organizzazioni estremiste o se si sovvenzionava con rapine come quella del 21 marzo.

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