Egitto
braccio di ferro tra i giudici e il Presidente

06/04/2013

Da quando i Fratelli Musulmani hanno conquistato il potere i loro rapporti con l’apparato giudiziario egiziano sono stati fragili. I due poteri sono diventati apertamente avversari nel novembre 2012, quando Morsi promulgò una serie di controversi decreti costituzionali che miravano a limitare la possibilità delle corti di ostacolare o rovesciare le misure dell’esecutivo. Ci furono allora violente reazioni da parte dell’opposizione, e il Presidente ritirò la maggior parte delle misure in questione. Ma non tutte: l’ordine, ad esempio, di rimpiazzare l’ex procuratore generale Abdel Meguid Mahmoud con Talaat Abdullah è rimasto in vigore. Morsi deve aver pensato che l’impopolarità di Mahmoud avrebbe legittimato la mossa. Mahmoud aveva infatti ottenuto quell’incarico dall’ex presidente Hosni Mubarak, ed era stato fortemente criticato nell’ottobre 2012, quando 24 ufficiali governativi − accusati di aver organizzato proteste in sostegno di Mubarak durante la rivoluzione − furono sommariamente assolti dalla Procura Generale. Morsi ha cercato di rimuovere Mahmoud dalla sua posizione anche offrendogli il ruolo di ambasciatore al Vaticano: offerta dallo stesso rifiutata.

Se Morsi pensava che il rimpiazzo di Mahmoud avrebbe calmato le opposizioni, è stato presto deluso: Abdlullah non è stato comunque gradito e i gruppi d’opposizione, nonché gli stessi giudici, ne hanno immediatamente chiesto la rimozione. Il 26 marzo gli appartenenti ad alcuni gruppi di opposizione− l’Associazione Nazionale delle Forze Rivoluzionarie, il Movimento Giovanile 6 aprile, il Partito Dostour e l’Alleanza Popolare − hanno tenuto una marcia di protesta al Cairo denunciando i legami tra Abdullah e i Fratelli Musulmani. L’opposizione non ha gradito, in particolare, l’ordine impartito il 25 marzo da Abdullah di arrestare cinque attivisti politici accusati di aver organizzato violente proteste di fronte al Quartier Generale dei Fratelli Musulmani.

Il 27 marzo l’Alta Corte d’Appello ha dichiarato giuridicamente non valida la sua nomina a Procuratore Generale di Stato, ma già il 6 marzo una Corte Amministrativa aveva fatto cadere il decreto di Morsi che fissava l’inizio delle elezioni parlamentari il 22 aprile. Il caso è ora al vaglio della Corte Amministrativa Suprema egiziana, che rimanda sempre la decisione, perciò Morsi non può avere una data certa per le elezioni.

Nel frattempo i Fratelli Musulmani dovranno gestire sicurezza ed economia, senza minare la legittimità del governo Morsi. Sino ad ora la Fratellanza è stata in grado di sopportare i ritardi elettorali e l’opera della magistratura contro Morsi. Ma i Fratelli Musulmani non potranno rimandare a oltranza le elezioni, specialmente se la sicurezza nel Paese peggiora. Morsi potrebbe trovarsi delegittimato e diventare il parafulmine dell’insoddisfazione sociale. A questo punto i militari potrebbero trovarsi nella poco piacevole situazione di dover assumere un ruolo pubblico di sostegno a Morsi, al fine di mantenere l’ordine.

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