Missione ONU in Mali
con partecipazione cinese

05/06/2013

L’avvio della missione di peacekeeping in Mali è previsto per il 1° luglio. Il primo paese ad aver messo a disposizione dell’ONU i propri volontari è stata la Cina. Nell’ultimo decennio la Cina ha fornito soldati alle missioni di peacekeeping in Africa in molte occasioni: due volte in Sudan, durante il conflitto con il Sud Sudan e durante la crisi in Darfur, una volta in Liberia e nella Repubblica Democratica del Congo. L’interesse cinese per l’Africa non deve sorprendere. Il continente è ricco di risorse naturali capaci di alimentare la crescita cinese, e Pechino ritiene che le operazioni dell’ONU siano un modo molto efficace per assicurare la propria presenza in Africa. Di fatto, gli unici Paesi non africani ad aver beneficiato del sostegno militare cinese sono stati la Cambogia e il Libano. L’80% delle forze di peacekeeping cinesi sono state dispiegate in Africa.

Le forze cinesi si occupano prevalentemente di fornire supporto ingegneristico, logistico e gestionale. La missione ONU avrà base nel Mali settentrionale, perciò la logistica e l’ingegneria ricopriranno un ruolo fondamentale per le operazioni degli altri contingenti nel deserto. Ecco perché almeno 155 dei 500 soldati che la Cina prevede di stanziare in Mali sono ingegneri. Gli altri soldati saranno probabilmente usati per proteggere gli ingegneri. 

Il progetto cinese non è ancora stato approvato né dal governo, né dall’ONU. Per raggiungere le 12000 unità previste il numero di partecipanti alla missione ONU in Mali dovrà ancora aumentare Ad oggi soltanto i paesi africani che hanno appoggiato l’intervento francese in Mali hanno garantito la loro partecipazione alla missione. Il Chad, per esempio, ha dichiarato di essere disposto a inviare nuovamente le truppe che ha ritirato al termine dell’offensiva francese. In ogni caso alla missione mancano ancora 6000 - 7000 soldati prima di raggiungere la quantità stabilita. 

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