C’è un punto sulla cartina in cui si incontrano tre grandi potenze – Russia, Turchia e Iran :il Caucaso. Oggi in quel punto c’è un paese chiamato Azerbaigian, terreno di scontro per queste tre grandi potenze (mappa a lato).
Fino al 1991 l’Azerbaigian faceva parte dell’Unione Sovietica, così come il resto del Caucaso del Sud. Ma quando il confine della Russia si è spostato più a nord, l’Armenia, la Georgia e l’Azerbaigian sono tornati alla ribalta della storia. In particolare l’Azerbaigian, che confina con tutte e tre le potenze regionali ed è un grande produttore di energia. Alla fine del XIX secolo metà del petrolio mondiale era estratto in Azerbaigian. I giacimenti attorno alla capitale, Baku, erano stati sviluppati dai fratelli Nobel, celebri per la scoperta della dinamite e per l’omonimo premio. È qui che fecero la loro fortuna.
Fu nel tentativo di prendersi Baku e il suo petrolio che Hitler subì la disfatta di Stalingrado.
L’Azerbaigian confina con il Daghestan russo e con la regione azera dell’Iran. La maggior parte degli Azeri vive in Iran, dove sono la più numerosa minoranza etnica del paese (l’ayatollah Ali Khamenei è un Azero).
L’Azerbaigian è un paese prevalentemente secolare e si sente minacciato sia dal terrorismo iraniano di stampo sciita, sia da quello islamista sunnita del nord del Caucaso. Negli anni ’90 l’Azerbaigian combatté una guerra in cui perse un’area chiamata Nagorno-Karabakh a favore dell’Armenia, in una guerra in cui i Russi sostenevano l’Armenia. I Russi hanno truppe in Armenia e anche in Georgia, dove l’ex governo filoamericano è stato rimpiazzato da uno che ha stretti legami con Mosca. L’Azerbaigian, unico paese musulmano davvero secolarizzato, ostile sia alla Russia sia all’Iran, si trova dunque in una posizione difficile, fondamentale per gli equilibri regionali.
L’Azerbaigian ha un ulteriore elemento strategico: l’energia. La politica russa è volta a mantenere e rafforzare la dipendenza dell’Europa dalle sue forniture di gas e di petrolio, perciò i Russi non vogliono che l’Europa abbia accesso all’energia azera, non sottoposta al controllo di Mosca,
Durante la guerra in Afghanistan, l’Azerbaigian è stato un punto di trasbordo importante per i rifornimenti alle truppe americane. Baku vorrebbe anche acquistare armi dagli Stati Uniti, ma questi hanno declinato la richiesta in diverse occasioni. Così l’Azerbaigian si è rivolto a Israele, con cui ha stretti legami.
L’Azerbaigian ha le caratteristiche giuste per essere un alleato americano a tutti gli effetti. Ha una posizione strategica rilevante come base da cui influenzare gli eventi in Iran e, al tempo stesso, contenere il potere russo in Europa, fornendo un’alternativa energetica. Data la sua posizione geografica, ha bisogno di armi, ed è pronta a pagarle. Ma gli Stati Uniti limitano il suo accesso alle armi per due motivi. Il primo è il peso dell’influente comunità armena presente in America, che è ostile all’Azerbaigian a causa delle dispute per la regione Nagorno-Karabakh. La seconda ragione è più importante. Gli attivisti per i diritti umani affermano che lo stato azero è repressivo e corrotto, quindi si sono opposti alla vendita di armi all’Azerbaigian. Come in molte altre ex repubbliche sovietiche, un caotico programma di privatizzazioni ha prodotto in Azerbaigian profonde disuguaglianze sociali. Inoltre è un paese in cui la famiglia e il clan sono di fondamentale importanza, fatto che alimenta quello che in Occidente si considera clientelismo, ma in Oriente è considerato dovere verso i congiunti. Difficilmente un governo alternativo si comporterebbe meglio. Un’alternativa promossa dall’Iran, assomiglierebbe all’Iran. Una suggerita dalla Russia, alla Russia. E se il petrolio azero venisse usato a vantaggio della Russia o dell’Iran, sarebbe un danno non lieve per l’Europa e per la Turchia.
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