Grandi manovre
nel Sinai

20/07/2013

Dopo che il presidente Mohammed Morsi è stato destituito dall’esercito egiziano il 3 luglio, nel Sinai si sta verificando una nuova ondata di violenza. Nelle ultime settimane la polizia e l’esercito sono stati attaccati praticamente ogni giorno dai militanti armati. L’esercito egiziano, ottenuto il consenso israeliano, ha rafforzato la propria presenza nella penisola. A oggi nel Sinai sono schierati 11 battaglioni di fanteria e almeno un battaglione di carri armati. Altri carri armati, blindati e veicoli da trasporto e combattimento stanno arrivando nella regione. Sono anche stati inviati elicotteri da combattimento per sostenere le operazioni sul campo. Si tratta quindi di un grande schieramento di forze, in particolare nelle zone di El Arish e Rafah (mappa a lato).

Il Sinai è suddiviso in zone specifiche, in ognuna delle quali una missione di peacekeeping internazionale permette di dispiegare un determinato numero di forze. Negli ultimi tre anni Egitto e Israele sono stati costretti a superare più volte il limite imposto, in quanto si sono verificati scontri sempre più frequenti e gravi, attacchi alla frontiera israeliana e imboscate contro la polizia egiziana, la polizia di frontiera e l’esercito.

Nell’agosto del 2012 alcuni militanti armati attaccarono e uccisero 16 soldati egiziani per poi impossessarsi di un blindato e sfondare la nuova barriera di protezione che corre lungo il confine israeliano al fine di compiere un complesso attacco suicida. Un elicottero delle Forze di Difesa Israeliane riuscì a distruggere il veicolo. In seguito all’incidente venne permesso all’Egitto di dispiegare battaglioni di fanteria supplementari, due battaglioni di carri armati e centinaia di altri veicoli da trasporto e combattimento. Per settimane ci furono scontri fra l’esercito e i militanti.

Gli eserciti di Egitto e Israele collaborano nel Sinai per preservare la tregua strategica stabilita nel 1979. L’Egitto inoltre ha un interesse vitale a garantire la sicurezza del Canale di Suez, e a evitare che i vari oleodotti che passano in quell’area vengano danneggiati, oltre a sventare tentativi – frequenti negli ultimi tempi − di rapimento o estorsione. L’Egitto cerca anche di limitare la quantità di armi che arrivano ai gruppi palestinesi da Rafah, per limitare il numero degli attacchi a Israele, altrimenti Israele sarebbe costretto a intraprendere azioni unilaterali e a metter in dubbio la sovranità egiziana sul Sinai. Israele vuole che la situazione lungo il proprio confine meridionale sia tranquilla e sotto controllo, così da potersi concentrare sugli altri confini, e sulla sempre precaria situazione nella Striscia di Gaza.

È proprio la Striscia di Gaza a complicare la situazione nel Sinai. La barriera israeliana e l’embargo navale limitano effettivamente l’afflusso di rifornimenti alla Striscia di Gaza, perciò il flusso attraverso il valico di Rafah è di primaria importanza per la Striscia. Il confine e il valico sono sorvegliatissimi, ma sono stati scavati tunnel per aggirare il blocco e far pervenire rifornimenti clandestini a Gaza. I militanti percorrono i tunnel in entrambe le direzioni: prima uscivano per attaccare il confine meridionale di Israele, ora attaccano anche l’Egitto, dopo che il Cairo ha deciso di bloccare i tunnel. Le autorità israeliane ed egiziane hanno più volte espresso la loro frustrazione per la politica di Hamas riguardo il flusso di armi e militanti da Gaza verso il Sinai. Hamas ha preso provvedimenti nei confronti di qualche gruppo dissidente per rinsaldare il proprio potere, non per collaborare con i governi vicini in materia di sicurezza. Perciò nel 2013 gli eserciti di Egitto e Israele sono stati a volte costretti a chiudere del tutto il valico di Rafah, a causa delle attività di gruppi armati nel Sinai. I Fratelli Musulmani e Morsi non usavano il pugno di ferro nel Sinai perché non volevano deteriorare i rapporti con Hamas, ma ora che il governo Morsi è caduto l’esercito coglie l’occasione per agire risolutamente nella penisola.

È interessante notare che l’esercito egiziano ha dispiegato uomini e blindati al confine con Gaza poco prima che Morsi fosse deposto. Sembra che il governo egiziano prevedesse che i militanti di Gaza non avrebbero reagito bene alla notizia della deposizione, e potessero riversarsi nel Sinai per raggiungere i sostenitori di Morsi.

L’esercito egiziano sta riprendendo il controllo della situazione nel Sinai, sia attraverso operazioni di fanteria sia con i blindati, mentre la flotta aerea entrerà in gioco una volta che gli obiettivi saranno stanati e identificati. Come in altre occasioni in cui un esercito tradizionale ha dovuto affrontare guerriglieri su un terreno difficile, le operazioni riusciranno a fermare o eliminare i militanti solo temporaneamente, a meno che questo tipo di operazioni nel Sinai non diventi la norma.  

 

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.