Il 27 giugno i ministri europei delle finanze hanno raggiunto un accordo sul salvataggio delle banche in difficoltà: si tratta di un ulteriore passo avanti verso la creazione di un’unione bancaria europea. L’accordo stabilisce che i governi dovranno contribuire in misura minore ai salvataggi; questo significa che aumenta il rischio per gli investitori privati, che probabilmente rifuggiranno dal rischio, linitando gli investimenti.
Il nuovo accordo deve ancora essere approvato dal Parlamento Europeo; se entrerà in vigore, stabilirà chi deve intervenire per salvare una banca in difficoltà. In primo luogo saranno gli azionisti e gli obbligazionisti a subire una perdita netta. Poi subentreranno i “grandi depositanti”, coloro che hanno depositato più di 100000 euro nella banca. Il governo sarà chiamato a intervenire con iniezioni di denaro pubblico solo in casi estremi. Ciò nonostante i governi e l’economia reale subiranno comunque le conseguenze di una crisi bancaria. In Europa i prestiti bancari sono la prima fonte di finanziamento per le imprese (circa il 75% dei finanziamenti arriva alle imprese europee dalle banche, la percentuale è soltanto del 30% negli USA), e anche per lo stato, perché le banche sono i principali acquirenti del debito pubblico. Se le banche sono in difficoltà, salgono i costi dei prestiti alle imprese, e anche ai governi: ecco che la crisi, in origine solo bancaria, colpisce tutti gli altri settori.
Il fatto che anche i grandi depositanti debbano contribuire al salvataggio delle banche rischia di destabilizzare il sistema bancario in paesi che stanno già vivendo problemi finanziari seri. Il nuovo accordo potrebbe far crescere in maniera esponenziale le fughe di capitale dalle banche al minimo segno di difficoltà. Cipro rappresenta un precedente. A seguito del cosiddetto “bail-in”, o salvataggio “dall’interno”, il paese è stato colpito da una grave recessione e ha dovuto imporre controlli di capitale. Altri paesi dovranno fare lo stesso, se i depositanti subiranno perdite.
Entro la fine del 2014 la BCE supervisionerà tutte le banche dell’eurozona, ma non c’è ancora un accordo su come opererà. Gli interessi nazionali divergono, ci vorrà quindi tempo prima che i paesi dell’eurozona decidano di comune accordo di cedere a un’autorità centrale il potere di decretare quando una banca deve essere salvata.
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