Nel pensiero greco-romano la natura, gli uomini e le divinità erano numerose e variamente benigni o ostili, soccorrevoli o violenti. Per i pagani la realtà non conosce separazione netta fra bene e male, fra positivo e negativo: forze naturali e soprannaturali interagiscono liberamente, senza tendere necessariamente a un fine morale. Il monoteismo ebraico introdusse nella storia dell’occidente il dualismo fra cielo e terra, luce e tenebra, bene e male, considerate entità che dio stesso separò all’inizio dei tempi, in base al loro essere ‘cose buone’ oppure no. Dice la Genesi: «In principio Dio creò il cielo e la terra… Dio disse: sia la luce! E la luce fu. Dio vide che era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: il primo giorno.» Così inizia la visione della storia orientata a un fine. L’umanità viene vista come una gigantesca carovana che avanza, fra crisi, lacerazioni traumatiche e battaglie, verso una meta prefissata: il regno di Dio.
Per greci e i romani invece la storia era ciclica, così come per il pensiero orientale, che concentra l’attenzione sull’evoluzione della persona, non dell’umanità in toto. Il tai ji tu taoista esprime il concetto della storia e dell’universo prevalente nel pensiero dell’estremo Oriente: l’insieme di yin e yang, notte e giorno, bianco e nero, positivo e negativo, caldo e freddo, vita e morte, maschile e femminile: l’ uno non può esistere senza l’altro. L’uno contiene in sé anche l’altro . Ying e Yang si trasformano costantemente l’uno nell’altro, ruotano costantemente nel tempo, in dualità inscindibile.
Nel pensiero ebraico-cristiano Dio indirizza il Suo popolo verso il Suo fine attraverso la storia: il percorso è spesso terribile, ma la meta è certa. Anzi, le mete, perché per i ‘figli di Dio’ c’è la salvezza, per i ‘figli di Satana’ la distruzione. L’umanità è separata in due schiere. Nella Cappella Sistina Michelangelo raffigurò la divisione delle due schiere da parte di Gesù Giudice nel Giudizio Universale. Ma la vittoria dei ‘buoni’ e la distruzione dei ‘malvagi’ avverrà prima in terra, nella storia, quando la fine dei tempi sarà vicina.
L’Apocalisse di Giovanni, scritta verso la fine del I secolo, presenta la visione profetica degli eventi che condurranno al giudizio universale: «Furono sciolti i quattro angeli pronti a sterminare un terzo dell’umanità». Segue la narrazione di una lunga catena di flagelli e combattimenti e stragi, finché arriva il ‘fedele’ e ‘verace’, avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. «Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi , vestiti di lino bianco e puro’. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti». Il ‘Verace’ guida lo scontro fra gli eserciti del cielo da un lato e «la bestia e il falso profeta e i re della terra con i loro eserciti radunati». La bestia e il falso profeta vengono gettati nello stagno di fuoco, mentre «tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere. Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico, e lo incatenò per 1000 anni». I buoni ripresero vita e fondarono il regno di Cristo in terra, per mille anni. Dopo mille anni Satana viene liberato dalle catene e raduna le sue truppe, numerose come la sabbia del mare, per lo scontro finale. Assediano la città dei santi e di Dio «ma un fuoco scese dal cielo e li divorò». Segue il giudizio universale, che pone fine alla storia. I giusti vivono in eterno, gli altri vengono gettati nel fuoco eterno.
La credenza che prima della fine della storia ci saranno mille anni di regno di Dio in terra, dopo una lunga e orrenda lotta fra bene e male, è chiamata millenarismo. I millenaristi sentono il dovere di lottare per accelerare l’avvento del regno della pace e della giustizia. Vedono se stessi come i buoni, ovviamente, e facilmente vedono gli antagonisti non come loro pari, ma come forze del Male, da distruggere. Per i millenaristi la distruzione delle forze del Male porta automaticamente all’avvento del regno di Dio, quindi del bene e della giustizia. Non hanno una visione chiara delle caratteristiche del regno del Bene, non si impegnano a costruire un progetto che funzioni certamente. La fine del vecchio mondo e la nascita del mondo nuovo sono pensati come un unico processo, che Max Weber sintetizzò in: «sventura, poi salvezza». La salvezza esige però l’intervento di un Salvatore che guida ‘i giusti ‘ in battaglia. Il millenarismo è sempre messianico: il ‘lotto dei giusti’ non può vincere se a guidarlo in battaglia non c’è il messia, il capo carismatico lungamente atteso.
Il millenarismo ha dominato la storia d’Europa negli ultimi duecento anni. Scriveva Friedrich Schlegel a inizio del 1800: «Il desiderio rivoluzionario di edificare il regno di Dio è l’inizio dell’età moderna». Scrive Luciano Pellicani: «Il rivoluzionarismo è la forma del millenarismo moderno – laicizzato e ‘razionalizzato’ − alimentato dalla catastrofe culturale della prima rivoluzione industriale». Continua Pellicani: «La straordinaria capacità del millenarismo di riemergere nei momenti di crisi si spiega con il fatto che esso è l’unica possibilità di sperare in un futuro migliore […] il millenarismo è al tempo stesso un grido di dolore e un grido di speranza».
La rivoluzione giacobina del 1793 in Francia si basò sull’ idea di Rousseau che l’originario stato di innocenza dell’umanità fosse stato corrotto dalla proprietà privata. I Giacobini, sotto la guida di Robespierre, intendevano purificare la società attraverso il Terrore, cioè eliminando tutte le persone già ‘corrotte’. Si chiedevano se fosse il caso di lasciar vivere non più di 400 000 persone ‘non corrotte’ in tutta la Francia. La Rivoluzione giacobina venne sconfitta. Ma le idee che l’avevano alimentata rimasero nella cultura europea, finché vennero rielaborate in forma apparentemente ‘scientifica’ da alcuni filosofi del 1800.
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