A cavallo tra Europa e Asia, la Georgia è stata dominata o contesa dalle potenze occidentali e orientali per gran parte della sua millenaria storia.
In epoca pre-cristiana l’antico regno georgiano di Kartli, anche noto come Iberia Caucasica (vedi mappa a lato) era in contatto a occidente con gli antichi greci e a oriente con i persiani. Successivamente la regione fu divisa fino all’anno Mille tra impero bizantino e impero persiano, ma l’aver adottato il cristianesimo come religione ufficiale la avvicinò culturalmente a Bisanzio.
La sua “età dell’oro” iniziò nel XI secolo con il Regno di Davide IV di Georgia (vedi mappa a lato), anche noto come Davide il Fondatore, che durò fino al XII secolo. In questo periodo gli occupanti stranieri vennero cacciati e vari regni e principati vennero unificati sotto il nome di Georgia. L’unione durò poco, perché l’invasione dei Mongoli, nel XIII secolo, pose fine all’indipendenza della Georgia e diede inizio a un’epoca di declino, durante la quale il paese fu nuovamente sottomesso al dominio straniero. Dopo la caduta di Bisanzio e l’ascesa degli Ottomani, i legami commerciali tra Georgia e Occidente vennero meno: per secoli il paese fu dominato dai persiani e dagli ottomani.
Nel XVIII e XIX secolo entrò in gioco la Russia che, volendo dominare il Caucaso, conquistò anche la Georgia. Inizialmente la Georgia si era rivolta alla Russia – potenza ortodossa – per farsi proteggere dai persiani e dagli ottomani – potenze musulmane – ma finì per essere incorporata nell’Impero Russo. I russi costruirono la ferrovia Transcaucasica, fornendo alla Georgia per la prima volta nella sua storia una via di trasporto tra la parte orientale e occidentale del paese.
La Georgia però continuava – e continua – a essere lacerata dalle divisioni interne. La montuosità del paese ha permesso alle varie minoranze etniche – abcasi, osseti, svani, armeni e turchi − di mantenere la propria autonomia e la propria identità culturale per millenni, mentre la Georgia come stato lottava per resistere all’occupazione straniera. Tra il crollo dell’Impero russo e la nascita dell’Unione Sovietica la Georgia riconquistò l’indipendenza, precaria e instabile, ma i Sovietici ripresero il controllo del paese e ne riorganizzarono il territorio per usare a proprio vantaggio le divisioni etniche e regionali. L’esempio più eclatante è quello dell’Abcazia e dell’Ossezia, alle quali venne riconosciuta l’autonomia all’interno della Repubblica Sovietica di Georgia.
La Georgia divenne indipendente nel 1991, dopo il crollo dell’URSS, ma i problemi da affrontare rimasero gli stessi: è ancora circondata da potenze straniere ed è ancora composta da varie minoranze etniche che non vogliono essere incorporate nella Georgia. Poco dopo il crollo dell’URSS scoppiò la guerra civile in Abcazia e Ossezia, con il sostegno della Russia.
Per contrastare l’influenza russa, l’allora presidente Eduard Shevardnadze decise di cooperare con l’occidente, sia economicamente che militarmente, in particolare con la NATO e l’UE. Mikhail Saakashvili, successore di Shevardnadze, confermò e rafforzò questa politica.
Le potenze occidentali sono interessate alla Georgia perché è un avamposto in zona di influenza russa e perché potrebbe servire come via di transito del petrolio e del gas tra l’Azerbaigian e l’Europa.
L’orientamento delle relazioni verso occidente ha deteriorato il rapporto della Georgia con la Russia, fino alla guerra del 2008, quando la Georgia attaccò l'Ossezia del Sud. Saakashvili pensava che la Georgia sarebbe stata sostenuta dalla NATO, ma si sbagliava: la NATO non era pronta a intervenire direttamente né a opporsi alla Russia. La Georgia collabora sì strettamente con la NATO, ma non è uno stato membro, e non è quindi soggetta all’articolo 5 del Patto Atlantico, che garantisce la difesa collettiva dei membri. Poco dopo l’inizio delle ostilità l’Abcazia e l’Ossezia del Sud si dichiararono formalmente indipendenti, forti del sostegno russo. Georgia e Russia interruppero i rapporti economici e diplomatici. I legami commerciali tra Russia e Georgia erano molto importanti per la piccola economia georgiana. La Russia era il principale importatore del vino, dell’acqua minerale e dei prodotti agricoli georgiani.
Per questo motivo Saakashvili e il suo Movimento di Unità Nazionale sono usciti sconfitti dalle elezioni parlamentari dell’ottobre 2012. L’imprenditore miliardario Bidzina Ivanishvili è il nuovo primo ministro. Nei settori chiave − magistratura, industria, forze di sicurezza – gli uomini fedeli a Saakashvili sono stati sostituiti da sostenitori di Ivanishvili. Molti pezzi grossi del Movimento di Unità Nazionale, incluso Vano Merabishvili, ex primo ministro, sono stati arrestati o rischiano il carcere.
La campagna elettorale di Ivanishvili ha puntato sul ristabilimento dei legami, soprattutto economici, con la Russia. Il commercio si è già riaperto e sono in corso trattative per ampliare la collaborazione in materia di energia e sicurezza. La politica estera georgiana sta cambiando rotta. Ma neppure Ivanishvili si affiderà totalmente alla Russia, né la Russia ritirerà i propri militari da Ossezia e Abcazia: la Georgia dovrà cercare un nuovo equilibrio fra Russia ed Europa.
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