Pellicani cita spesso Brandon Jesus et les Zelotes – Flammarion – Parigi 1977 per sostenere che Marco, il primo evangelista, fu animato dal desiderio di rimuovere ogni legame fra Gesù e i suoi seguaci e i ‘monaci guerrieri di Qumran’ che preparavano gli animi ‘al giorno in cui si sarebbe svolta la battaglia finale della guerra escatologica fra i ‘figli della Luce’ e i ‘figli della Tenebra’, la quale, sotto la carismatica guida del Maestro di Giustizia, si sarebbe conclusa con l’annientamento dei Romani e l’instaurazione del Regno messianico.’ Il Vangelo di Marco, scritto a Roma dopo il massacro di cristiani ordinato da Nerone, mentre era ancora in corso la guerra giudaica, fu animato dal desiderio di dimostrare che Gesù, a dispetto del fatto che era stato condannato alla crocifissione, non era un nemico dell’Impero, così come non lo erano i cristiani tutti (pag 192).
Il clima entro cui fu concepito il Vangelo di Marco non poteva che essere dominato dalla paura: paura dei Romani, che avevano accusato i cristiani di aver incendiato Roma, e paura degli Ebrei, che durante la guerra giudaica accusavano i cristiani di essere non solo eretici (minim), ma anche traditori della causa nazionale. Le denunce contro i cristiani accusati di turbare l’ordine erano spesso opera loro. E i cristiani replicarono conservando gli elementi di provenienza giudaica, ma dando loro una connotazione antigiudaica.
(….) di qui la cura messa da Marco nell’eliminare ogni riferimento agli zeloti che in Palestina, mentre lui scriveva, stavano combattendo contro le legioni romane. Di qui altresì la cura nel presentare un’immagine irenica e completamente apolitica di Gesù e del suo messaggio. Di qui, infine, la cura nel sottolineare sia l’estraneità di Pilato alla conclusione del processo che la piena responsabilità degli ebrei (pag. 193).
(….) l’irenismo e l’antigiudaismo dei Vangeli sono strettamente legati e costituiscono la replica dei cristiani ellenisti all’accusa di aver tradito la causa di Israele. Con il risultato che, a partire dalla guerra giudaica, il cristianesimo fu al tempo stesso la religione dell’amore universale e dell’odio contro il ‘popolo deicida’ (pag. 201).
Marco rifiutò di lasciar minimamente intendere che Gesù aveva partecipato al movimento di liberazione nazionale, così incontriamo nel suo Vangelo un Gesù tranquillamente lontano dalle preoccupazioni politiche del suo tempo’. Ma in Matteo – e anche in Marco – tuttavia rimangono ampie tracce di un Gesù ‘che non esita ad annunciare che l’avvento del Regno di Dio sarà preceduto da un’atroce guerra civile, durante la quale il fratello darà morte al fratello e il padre al figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire’ (Matteo 10,21)’ (pag.202) .
Tracce ancor più chiare della bellicosità di Gesù e del fatto che gli Apostoli erano armati si trovano in Luca 19-27; 12, 49; 22,36; e in Matteo 10, 21; 10,34-38; 24, 4-7; nonché nel Vangelo apocrifo di Tommaso.
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