Elias Canetti è stato il maggiore studioso degli effetti dell’essere massa sulla psiche umana, e di come tali effetti vengano sfruttati dalle strutture di potere. Secondo Canetti gli esseri umani, così come molti animali, provano un’attrazione forte e spontanea per l’essere massa. Se per qualche motivo si forma un primo raggruppamento, «d’improvviso, tutto nereggia di gente. Da ogni parte affluiscono altri; sembra che le strade abbiano una sola direzione; molti non sanno che cosa è accaduto, non sanno rispondere alle domande; hanno fretta, però, di trovarsi là dove si trova la maggioranza».
Perché l’uomo cerca la massa? Dice Canetti: «Solo tutti insieme gli uomini possono liberarsi delle loro distanze. Ed è precisamente ciò che avviene nella massa. […] Gli uomini in quanto singoli sono sempre consapevoli delle differenze (di rango, condizione, proprietà) che pesano su di loro e li spingono con forza a staccarsi dagli altri. ... All’interno della massa domina l’uguaglianza: le differenze imposte dal di fuori svaniscono, nella massa il singolo uomo ha la sensazione di oltrepassare i confini della propria persona; sono abolite tutte le distanze che lo rigettavano e lo chiudevano in sé». Nella massa i corpi si toccano, si muovono insieme come un solo corpo, si finisce col compiere insieme gli stessi gesti, urlare insieme gli stessi slogan. La massa si eccita, le emozioni si spandono al suo interno come in un unico corpo. È un’esperienza di esaltazione fisica ed emotiva simile alla felicità totale: ci si sente parte di un tutto unico potente e indistinto, in cui non percepiamo più differenze né sociali, ne fisiche, né ideali. E non abbiamo più PAURA di nulla.
Nella massa cresce l’eccitazione, finché avviene la scarica. Dice Canetti: «Il principale avvenimento all’interno della massa è la SCARICA. Prima non si può dire che la massa davvero esista, si costituisce mediante la scarica. All’istante della scarica i componenti della massa si liberano delle conseguenze e si sentono UGUALI». La scarica è accompagnata dal grido. «Il grido improvviso, dice Canetti, che un tempo era solito nelle esecuzioni pubbliche quando la testa del malfattore era levata in alto dal boia, oppure il grido che oggi conosciamo da manifestazioni sportive».
Nell’eccitazione della massa gli uomini perdono il controllo delle proprie emozioni e delle proprie azioni per far proprie le emozioni e le intenzioni della massa. Se la massa ha intenzioni violente, molte persone commettono atti di violenza quasi automaticamente.
Ndahimana Matthieu, infermiere che partecipò alla strage dei Tutsi del suo villaggio in Ruanda, ancora non capisce che cosa gli successe nel ‘94: «dopo il genocidio, sono stato accolto dalle famiglie di coloro che avevo ucciso. Mi dicevano che non capivano come avevo potuto partecipare al genocidio e che ero sempre stato un uomo esemplare. È vero. Neppure io capisco cosa mi è successo. Quello che so, è che mi hanno insegnato a sparare con un fucile, e che ho sparato. Due volte. Proprio in mezzo ad una folla di donne e di bambini. Ringrazio Dio di essere ancora vivo per poter chiedere perdono. Ma io sono un uomo morto».
Così testimonia un altro degli assassini:
Y.M.– E tu hai partecipato a questa caccia?
I.R.– Sì. Ho ucciso tre Tutsi. Un certo Karasira, con un colpo di manganello. Un certo Vianney, che era un mio amico, con un colpo di lancia. E un bambino di 12 anni, con diversi colpi di pugnale.
Y.M.– Qual era il tuo stato d’animo mentre facevi queste cose?
I.R.– Era un po’ come un’epidemia. Prima di uccidere la prima volta, avevo paura. Ma dopo il primo assassinio, sono diventato molto cattivo e molto crudele. Era come se dentro di me fosse cresciuta una grande collera contro i Tutsi, senza che ne capissi il perché. Le nostre azioni non erano premeditate, agivamo sotto il dominio di una collera irrazionale fomentata in noi dalle autorità. Non ero più un essere umano.
Y.M.– E dopo, come ti sei sentito?
I.R.– Quando mi hanno arrestato, mi sono sentito sollevato e ho confessato direttamente. Era così bello tornare ad essere un essere umano.
La Stampa dell’11 agosto 2011 così riporta la testimonianza di un partecipante alla sommossa e ai saccheggi di quei giorni a Tottenham, in cui morirono tre persone inermi: Aaron Mullhollan. Nella vita fa la guardia giurata, ha 32 anni. «Ho sempre creduto che fosse giusto difendere gli altri». Quando si è trovato in mezzo alla rivolta ha pensato che non ci fosse più nulla da proteggere. «Tanto vale partecipare, mi sono detto. È assurdo, lo so. Ho passato due notti in cella. E ora mi faccio schifo». Se a Londra la polizia fosse stata solidale con la folla scatenata, anziché combatterla, quanti pacifici cittadini sarebbero stati uccisi, e quanti si sarebbero rivelati assassini di massa ?
Il grande artista Gai Guo-Qiang, che ha assistito alla ‘rivoluzione culturale’ cinese del 1968-74, così rappresenta il comportamento della massa, con gli uomini in veste di lupi: ognuno accorre là dove c’è già un assembramento, prima esitante, poi con una corsa collettiva, seguendo i capi-branco, così veloce che tutti volano alto, senza più toccar terra, fino all’inevitabile rovina collettiva. Le persone che hanno il coraggio di rimanere fuori della massa sono rappresentate da individui-tigre, trafitti da frecce che fanno supporre un grande branco di cacciatori.
Esistono uomini forti che rimangono se stessi anche nella massa: ecco August Landmesser, fotografato nel 1936 a braccia ostentatamente conserte fra i colleghi che si sbracciano nel saluto nazista.
Canetti spiega che il potere politico e il potere religioso si sostengono necessariamente sul consenso delle masse, che sanno addomesticare e guidare con due tecniche: contenendo le masse in spazi delimitati, ampi ma predefiniti, e dilazionando la scarica nel tempo. Canetti scrive che «le religioni fanno in modo che i fedeli provino una passeggera finzione di uguaglianza entro moderati confini e secondo una direzione ben definita». Per i partecipanti «le mete remote devono acquistare significato, quelle prossime devono sempre più perdere peso, per apparire infine senza valore. […] La presenza di un una meta molto lontana, nell’aldilà, aumenta la durata della massa», che perciò continua a sentire il bisogno e il piacere di radunarsi. Ma può capitare che i leader religiosi eccitino i fedeli a scatenarsi in massa per ottenere più potere, come all’epoca delle crociate, oppure oggi in taluni gruppi islamici.
Le masse radunate e controllate dal potere politico si rafforzano in coesione a ogni successivo raduno, divengono più fortemente ideologizzate, e pronte alla ‘scarica’ contro un ‘nemico’, identificato a priori con l’esclusione dalla massa, l’isolamento e l’umiliazione fisica e morale. Allora basta un richiamo, come quelli lanciati dalla radio in Rwanda, ed è l’inizio della prossima strage di massa, che verrà commessa da ‘uomini comuni’ contro altri inermi ‘uomini comuni’, probabilmente nella convinzione di compiere un dovere ed un ‘sacrificio’ necessario per salvare il gruppo.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati