L’Unione Europea
prepara il vertice sulla difesa

07/08/2013

Il 24 luglio la Commissione Europea ha presentato un piano per integrare il settore europeo della difesa e della sicurezza, in preparazione del summit europeo sulla difesa del prossimo dicembre. Il documento sottolinea che gli stati europei spendono al proprio interno oltre il 75% del budget per la difesa, e che in Europa esistono sedici tipi diversi di fregate, contro un tipo solo negli USA. La frammentazione dell’industria europea della difesa e i tagli al budget di spesa? mentre negli USA, in Russia e in Cina si registrano tendenze diametralmente opposte? diminuiscono la competitività e l’efficacia delle aziende europee per la difesa. La Commissione Europea auspica la standardizzazione delle attrezzature e degli armamenti per facilitarne la condivisione e l’utilizzo, aumentare l’efficacia delle armi e la competitività delle industrie, ampliare la collaborazione tra ricerca civile e militare e avviare la produzione transnazionale di attrezzature di difesa.  

L’integrazione dell’industria europea della difesa è da sempre un obbiettivo dell’UE e rientra nell’ambito di competenza della politica europea di sicurezza e difesa, che punta a rafforzare la capacità dell’UE di rispondere a quei pericoli internazionali, come gli attacchi terroristici o i disordini in Nord Africa e Medio Oriente, che potrebbero non rientrare nel raggio d’azione della NATO. Il Trattato di Lisbona del 2009 ha stabilito l’ambizioso obiettivo di creare una difesa europea comune e avviare operazioni “europee”, tramite le strutture che gli stati membri hanno istituito (ad esempio Eurofor, Eurocorps, Euromarfor, il Gruppo Aereo Europeo, e i gruppi di combattimento EUBG, gruppi di combattimento). Il Trattato di Lisbona ha anche introdotto la clausola di obbligo di difesa reciproca  in caso di attacco.

Nel 2009 gli stati membri hanno approvato all’unanimità nuove regole per l’integrazione delle industrie della difesa, che riforma le norme in materia di concorrenza, semplifica la concessione di licenze, il trasferimento e l’assemblaggio delle attrezzature, al fine di facilitare le forniture transnazionali. Ma le norme non sono ancora state applicate. Ciascuno dei 28 paesi membri gestisce in proprio la sicurezza nazionale – ognuno con preoccupazioni diverse – e deve fare i conti con radicati interessi industriali nazionali. I governi nazionali non vedono di buon occhio la condivisione delle risorse e del know-how tecnico, preferiscono acquistare attrezzature di difesa prodotte in patria piuttosto che importarle da un altro stato membro e vogliono che siano le industrie e gli eserciti nazionali a beneficiare degli investimenti per la difesa. Nel 2012 questa tendenza è stata esemplificata dalla Germania, che ha bloccato la fusione tra la britannica BAE Systems e la franco-tedesca EADS perché la maggior parte della produzione si sarebbe fatta nel Regno Unito e in Francia.

L’UE ha fatto passi da gigante per quanto riguarda l’integrazione economica e politica, ma la difesa rimane ancora un settore estremamente delicato nel quale gli stati membri non sono disposti a cedere sovranità. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si era ipotizzata la creazione di un esercito pan-europeo che però non è mai stato realizzato, perché la maggior parte dei paesi europei riteneva che questo compito fosse già svolto dalla NATO.  

Però la collaborazione tra alcuni stati membri è già avviata a livello regionale. Francia e Germania hanno costituito la Brigata Franco-Tedesca, che è uno degli elementi costitutivi dell’Eurocorps, i paesi nordici (anche se non tutti fanno parte dell’UE o della NATO) nel 2009 hanno istituito il NORDEFCO, Cooperazione Nordica per la Difesa. Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno costituito il Gruppo di Visegrad.

Se si faranno davvero passi avanti al vertice di dicembre dipenderà innanzitutto da come si comporteranno Francia, Germania e Regno Unito nei prossimi anni: le loro industrie della difesa collaboravano già intensamente, ma la crisi economica europea ha messo a dura prova questa cooperazione.  

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