La posizione dello Sri Lanka è strategica perché è al centro delle principali rotte marittime dell’Oceano Indiano (mappa a lato). Si trova all’incirca a metà strada tra lo Stretto di Suez a ovest e lo Stretto di Malacca a est – i due punti di transito obbligato per chi si immette nell’oceano Indiano – e lungo le rotte che dallo Stretto di Hormuz portano il petrolio all’Asia.
Le coste dello Sri Lanka sono costellate di porti naturali, anche di acqua profonda. L’isola potrebbe essere un fiorente centro di traffici marittimi come Singapore, ma le spaccature etniche e l’interferenza dell’India l’hanno sinora mantenuta nel sottosviluppo.
Lo Sri Lanka è una propaggine del subcontinente indiano. Soltanto lo stretto di Palk la separata dalla punta meridionale dell’India. Tra le due coste si estende il Ponte di Adamo, sottile striscia di terra semi-emersa lunga 30 kilometri, che raccorda l’India meridionale allo Sri Lanka. Lo stretto è attraversabile in barca. Fino al 1983 era in servizio un traghetto fra le due coste. Questa vicinanza ha reso lo Sri Lanka storica terra di migrazione per le popolazioni indiane.
Due popolazioni indiane determinarono la storia dello Sri Lanka. Nel VI secolo a.C. dal nord dell’India arrivarono i Singalesi (o cingalesi), che in seguito furono convertiti al buddismo da un imperatore indiano. Nel II secolo a.C. dal sud dell’India arrivarono i Tamil, di credo induista. Nel tempo i Tamil occuparono il nord dell’isola e spinsero i Singalesi verso gli altopiani del sud, dove vivono tuttora. Si sviluppò così una divisione geografica, politica e religiosa tra le due etnie, culminata nella guerra civile che contrappose a lungo il governo di Colombo (capitale dello Sri Lanka) e le Tigri per la liberazione del Tamil Eelam (note come Tigri Tamil).
Il sud dell’isola è il cuore del moderno Sri Lanka, ed è diviso in due zone: l’area metropolitana di Colombo, sulla costa, e l’altopiano centrale nell’entroterra. Queste zone corrispondono approssimativamente ai due antichi regni singalesi di Kotte e Kandy. Il Regno Kotte commerciava attivamente con l’estero e nel 1505 fu la prima parte dello Sri Lanka a cadere sotto il controllo portoghese. In quest’area, la più densamente popolata dell’isola, si svolgono le principali attività economiche del paese: commercio, produzione tessile, agricoltura. Il distretto di Kandy è il centro culturale e strategico dei Singalesi ed è lì che si trovano le grandi e belle piantagioni di tè. Kandy è al centro di una fortezza naturale, fiancheggiata da altipiani e valichi impraticabili e protetta da una fitta giungla, che le permise di resistere alla dominazione coloniale fino al 1815. Ancora oggi le popolazioni dell’altopiano sono più povere e più nazionaliste rispetto agli abitanti della costa, e vivono in una regione di struggente bellezza.
La vicinanza tra la parte settentrionale dell’isola – patria dei Tamil dello Sri Lanka – e l’India ha fatto sì che nascesse un forte legame tra il Tamil Nadu – stato dell’India meridionale abitato prevalentemente da Tamil induisti – e i Tamil dello Sri Lanka. La parte settentrionale dell’isola è divisa in due zone: la penisola di Jaffna e il Vanni, entroterra pianeggiante e boscoso. La penisola di Jaffna, la punta più settentrionale dello Sri Lanka, è collegata soltanto da un sottile istmo chiamato Passo dell’Elefante. Non ha mai fatto parte di alcun regno singalese, ma è stata spesso considerata parte dell’India meridionale. Trincomalee, sulla costa orientale, è uno dei migliori porti naturali al mondo e ha commerci con l’estero. Faceva parte del regno di Jaffna, durato fino all’inizio dell’epoca coloniale (XVI secolo).
L’ostilità tra i Singalesi e i Tamil si inasprì con la dominazione britannica. I due centri di potere erano stati sin ad allora indipendenti ma alleati. La strategia coloniale inglese favorì i Tamil, concedendo loro incarichi amministrativi e un’istruzione migliore. Tra i Singalesi ciò generò un profondo risentimento che nel 1972 – quando lo Sri Lanka divenne indipendente – portò alla costituzione di movimenti buddisti nazionalisti e contribuì allo scoppio della guerra civile. Dal 1983 al 2009 il governo centrale guerreggiò con le Tigri Tamil, gruppo ribelle che voleva l’indipendenza del cosiddetto Tamil Eelan, cioè della parte nord-orientale dell’isola. La guerra civile mise in ginocchio il paese. Il controllo delle coste e la lontananza da Colombo permisero alle Tigri Tamil di resistere a lungo. Il gruppo ribelle aveva un proprio minuscolo impero fondato sui traffici marittimi e dotato di dieci navi da carico, fornite da un imprenditore indiano, che trasportavano un misto di merci, armi e droga verso l’Asia, l’Africa, il Medio Oriente e l’Europa. Il governo del Tamil Nadu, in India, sosteneva e appoggiava le Tigri Tamil.
Lo Sri Lanka di oggi, sopravvissuto alla guerra civile, ha come obiettivo strategico primario la coesione interna, che può essere ottenuta soltanto se il governo centrale esercita il potere su tutta l’isola. Il secondo obiettivo strategico dello Sri Lanka è conseguente alla sua posizione centrale nell’Oceano Indiano, che ne fa un centro d’interesse per i paesi circostanti, soprattutto per l’India. Il paese rischia di essere schiacciato dalla potenza dell’India, perciò lo Sri Lanka ha bisogno della protezione di una potenza estera in grado di controbilanciare l’influenza indiana. La sopravvivenza del paese dipende dalla sua capacità di trarre vantaggio dall’influenza di potenze estere, ed evitare di esserne dominato. La soluzione migliore per Colombo è trovare un alleato distante che lo aiuti a mantenersi indipendente dall’India, ma che non interferisca eccessivamente nella politica interna del paese.
L’India teme che lo Sri Lanka possa cadere sotto l’influenza o il controllo di una potenza ostile. Teme che Sri Lanka, Pakistan e Bangladesh possano allearsi per formare un anello marittimo ostile, capace di mettere in pericolo le rotte commerciali indiane. Per evitare tale pericolo l’India ha sempre cercato di interferire nella politica interna dello Sri Lanka tramite la minoranza Tamil. Quando nel 1977 lo Sri Lanka liberalizzò la propria economia e cominciò ad allontanarsi dall’India filo-sovietica per avvicinarsi all’Occidente, l’India reagì armando e addestrando le Tigri Tamil, che con questo aiuto riuscirono a conquistare Jaffna. Nel 1987 le forze armate di Colombo riuscirono a liberare Jaffna. Stavano per cacciare i ribelli, ma l’India intervenne paracadutando rifornimenti e negoziando l’accordo di pace India-Sri Lanka. Subito dopo l’India tentò di garantire ai Tamil l’autonomia con una propria forza di peacekeeping, che occupò il nord dell’isola. Ma questo provocò la reazione violenta dei Tamil. Nel 1991 le forze indiane si ritirarono, ma le Tigri Tamil si vendicarono assassinando l’ex primo ministro indiano Rajiv Gandhi.
Colombo continua a ritenere Nuova Delhi responsabile dei trent’anni di instabilità che hanno afflitto lo Sri Lanka. Ora la guerra civile che l’India ha contribuito ad alimentare sembra conclusa. Nuova Delhi e Colombo possono avviare nuovi rapporti. Sarà importante capire quale sarà l’evoluzione di questi rapporti nell’arco di un paio di anni, per capire verso quale futuro si incammina la regione.
Oggi lo Sri Lanka ha la possibilità di elaborare e attuare una politica che permetta al paese di sfruttare le proprie potenzialità, per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il governo centrale ha truppe schierate nel nord del paese, ha navi che controllano i porti principali e può contare sull’attività capillare dei servizi segreti. Il potere di governo si sta consolidando attorno alla famiglia del presidente Mahinda Rajapaksa. Eletto per la prima volta nel 2005 e rieletto nel 2010 per altri sei anni, Rajapaksa ha emendato la costituzione per eliminare i limiti alla rieleggibilità del presidente. Tre dei suoi fratelli sono rispettivamente ministro della difesa, ministro dello sviluppo economico e portavoce del parlamento, e molti altri membri della famiglia ricoprono incarichi di alto livello. Questa strategia non può durare a lungo, ma per il momento ha permesso di centralizzare e accelerare le decisioni nei momenti critici.
Colombo è riuscito ad avere la meglio sulle Tigri Tamil grazie al sostegno militare e logistico di Pakistan, Cina e Russia tra il 2005 e il 2009. In precedenza anche Canada, Unione Europea, USA e Giappone avevano fornito assistenza militare, ma con molte riserve, per le sospette violazioni dei diritti umani da parte del governo. Per aggirare le restrizioni imposte dall’Occidente agli aiuti militari, Colombo cercò il sostegno dell’India, che rifiutò per timore delle possibili reazioni interne in Tamil Nadu. Ma quando nel 2005 la Cina fornì aiuti militari per 1 miliardo di dollari all’esercito dello Sri Lanka, anche il governo indiano decise di collaborare con Colombo contrastando le attività di contrabbando delle Tigri Tamil, e fornì anche navi per il trasporto di truppe, pattugliatori e sistemi radar. La Cina rimane il sostenitore principale delle forze armate dello Sri Lanka. Nel 2012 Pechino ha annunciato che fornirà aiuti militari per 100 milioni di dollari a Colombo e gli venderà aerei militari. L’India non può permettersi di fare altrettanto perché i Tamil in patria si opporrebbero strenuamente.
Dal punto di vista economico, nella parte singalese dell’isola è attiva una fiorente industria tessile che esporta nei mercati americani e britannici e che continua a espandersi grazie a investimenti stranieri e all’ampliamento delle infrastrutture nel nord-est. Il governo centrale punta a far diventare l’isola un nodo di traffici marittimi, soprattutto nei grandi porti di Colombo, Hambantota e Trincomalee, ma anche nei porti minori di Kankesanturai e Point Pedro, nel distretto di Jaffna. La Cina è fondamentale in questa strategia. Il progetto che Colombo sta sviluppando nel porto di Hambantota riceverà dalla Cina l’85% dei 1,5 miliardi di dollari previsti per il suo completamento. La Cina contribuirà anche alla costruzione di un secondo porto a Colombo e al faraonico progetto di costruzione di ferrovie ad alta velocità fra Colombo, Jaffna e Trincomalee. Questi progetti gettano le basi per lo sviluppo economico delle aree a maggioranza Tamil.
Lo Sri Lanka accoglie con favore gli aiuti cinesi, ma cerca di diversificare la provenienza degli investimenti. Il recente ampliamento del porto di Colombo è stato finanziato dalla Banca Asiatica di Sviluppo, un organismo sostenuto da Giappone, USA, Cina e India. L’Iran sta finanziando un progetto di elettrificazione nel nord del paese ed è il principale fornitore di petrolio. Sono in corso trattative tra Teheran e Colombo per raddoppiare la capacità della raffineria di Sapugaskanda, costruita dall’Iran nel 1961 per raffinare il greggio iraniano. Il Pakistan addestra i militari dello Sri Lanka e i due paesi stanno studiando un progetto congiunto per lo sfruttamento del nucleare a fini energetici. Gli USA e l’UE sostengono il nord del paese con aiuti umanitari.
Ma sono i finanziamenti cinesi che permettono allo Sri Lanka di fare grandi progetti. Il porto di Hambantota è uno dei tre grandi porti sull’Oceano Indiano che la Cina ha contribuito a costruire, gli altri sono Gwadar in Pakistan e Chittagong in Bangladesh (mappa a lato).
La Cina favorisce anche accordi bilaterali tra lo Sri Lanka e i paesi dell’Africa Orientale – come le Seychelles e Tanzania – in cui la Cina sta investendo molto. Facilitando l’avviamento di rapporti commerciali tra lo Sri Lanka e l’Africa Orientale la Cina trascina Colombo al di fuori del raggio di influenza dell’India, perché non ci sono isole controllate da Nuova Delhi sulle rotte marittime che collegano lo Sri Lanka all’Africa Orientale.
Nuova Delhi svolge ancora un ruolo fondamentale in Sri Lanka, ma non può sostenere troppo apertamente il governo centrale. L’India finanzia soprattutto lo sviluppo delle aree a maggioranza Tamil: ha partecipato a progetti di dragaggio nel distretto di Jaffna, alla costruzione di una centrale elettrica a Trincomalee e all’espansione della ferrovia nel nord e nel sud del paese. Queste collaborazioni sono viste di buon occhio in Tamil Nadu e permettono all’India di aiutare sia i Tamil a ricostruire le proprie infrastrutture sia i Singalesi a reintegrare la regione del nord nell’economia nazionale. Anche se lo Sri Lanka si è avvicinato alla Cina, l’India ha comunque invitato la flotta di Colombo a partecipare a esercitazioni navali congiunte nelle Maldive nel 2012. Nel 2013 Sri Lanka, India e Cina hanno firmato un accordo trilaterale in materia di sicurezza marittima e di controllo dell’Oceano Indiano.
Colombo pare ormai affrancato dal controllo dell’India e può adesso utilizzare le relazioni internazionali a proprio favore, senza cadere sotto l’egemonia di nessuno.
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