Riassumiamo il commento di Stratfor al discorso del Premier ungherese a Chatham House, Londra, il 9 ottobre scorso.
Il primo ministro ungherese Orban suscita reazioni diverse in Europa, da quando è al potere: stupore, odio, speranza. Il suo discorso a Londra palesa chiaramente la logica che sta dietro al partito Fidesz, discutibile sul piano etico ma lucida sul piano geopolitico.
L’Ungheria, situata nel cuore dell’Europa centrale, sente il peso della storia, che l’ha sempre costretta a destreggiarsi fra le ambizioni delle potenze a est e a ovest. Ora si trova al margine di un’Unione Europea in declino e accanto a una Russia in ascesa. L’Ungheria non è un paese ricco e potente: non ha sbocchi sul mare, ha poche risorse naturali, è spesso sottomessa alle potenze circostanti: l’Impero Ottomano, l’Impero Austroungarico e, di recente, l’Unione Sovietica.
L’Ungheria post-comunista aspirava ferventemente a un’alleanza con l’Europa occidentale e con l’Unione Europea – quello che Orban ha definito “l’Occidente desiderato”. Orban ha dedicato ampio spazio nel suo discorso a illustrare il fallimento del modello europeo post-nazionale, incapace di garantire stabilità politica ed economica. Orban non ha parlato della Russia, ma lo spettro di Mosca è stato più che presente in tutta la sua carriera politica.
Orban sa che, così distante dal centro dell’Unione Europea e senza nessun aiuto, l’Ungheria prima o poi dovrà affrontare la Russia. Le politiche di Orban – la nazionalizzazione delle pensioni private, il ridimensionamento del potere giudiziario, la nazionalizzazione delle aziende energetiche strategiche – hanno lo scopo di accentrare il potere nelle mani dello stato, per avere strumenti in più per gestire i negoziati con la Russia.
La linea di Fidesz e di Orban contrasta con le idee liberali dell’UE, che ha più volte storto il naso. Orban è convinto che un avvicinamento all’UE non gli consentirebbe di essere al riparo dalle mire russe, e ha deciso di adottare politiche che gli consentano di mantenere la sovranità, ignorando deliberatamente l’opinione dei leader europei.
La vera realtà geopolitica dal Baltico al Mar Nero è questa: l’Europa si sta disintegrando, la Russia sta velocemente guadagnando terreno e gli USA non sanno che pesci pigliare. L’ Ungheria è il primo “esperimento” in questa nuova situazione – tant’è che Orban ha paragonato il suo paese a “una laboratorio”.
Se avesse successo, potrebbe diventare un modello per gli altri paesi dell’Est, con grande preoccupazione nel resto d’Europa.
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