L’antigiudaismo nasce per rivalità di religione. Inizialmente i Cristiani erano una setta ebraica che credeva alla resurrezione di Gesù, ma dal II secolo i Padri della Chiesa − spesso non più ebrei bensì pagani convertiti − differenziarono la Chiesa cristiana dalla Sinagoga ebraica, rappresentate simbolicamente come due regine. La Chiesa è il ‘vero Israele’, incoronata e trionfante perché detiene il sangue salvifico di Cristo, mentre la Sinagoga, cieca e curva, ha le insegne spezzate.
L’ebraismo era ancora molto diffuso nell’impero romano del II e del III secolo. Anche dopo la distruzione dello stato e del Tempio nel 70 d.c., gli Ebrei costituivano comunità importanti e rispettate nelle province dell’impero. L’ebraismo e il cristianesimo erano percepiti come varianti di una stessa religione monoteista, sia da parte delle popolazioni pagane, sia da parte dei nuovi convertiti al cristianesimo, che frequentavano indifferentemente la chiesa e la sinagoga.
Nel IV secolo i Cristiani rafforzarono la propria indipendenza dall’ebraismo sia sul piano teologico, con la proclamazione del dogma della Trinità al Concilio di Nicea del 325, sia sul piano istituzionale, diventando ‘religio licita’ nel 311, e addirittura religione di corte con l’imperatore Costantino. Ma i Padri della Chiesa avevano grande difficoltà a spiegare ai catecumeni perché Gesù, nato, vissuto e morto da ebreo, non fosse stato riconosciuto come messia dal suo popolo, che l’attendeva. La spiegazione data dai Padri della Chiesa fu che gli Ebrei dopo la nascita di Cristo sarebbero stati accecati dal diavolo. Se non si convertono, significa che ancora Satana li acceca. Soltanto la chiesa eredita la salvezza data dal sangue di Cristo, mentre la sinagoga è portata dal diavolo lontana dalla Croce.
Il Padre della Chiesa Giovanni Crisostomo, di Antiochia, ci ha lasciato otto terribili omelie ‘contra iudaeos’, che forniscono ancora oggi la base ideologica ai siti antisemiti. Furono scritte e pronunciate nell’autunno 387, subito dopo le grandi feste ebraiche, durante le quali le chiese di Antiochia si svuotarono in favore delle sinagoghe. Giovanni Crisostomo riassunse e ribadì con feroce efficacia le accuse dei Padri della Chiesa agli Ebrei: aver ucciso Gesù − che era non soltanto il loro Messia, ma Dio stesso − perché abbandonati da Dio e preda del Demonio; essere perciò capaci di commettere qualunque altro crimine, persino contro bambini innocenti, persino contro i propri figli.
Ecco qualche citazione dalla prima omelia:
«… i demoni abitano qui, negli animi stessi dei Giudei… allora essi peccavano contro i Profeti, oggi insultano lo stesso Signore dei Profeti (...) Ditemi, potreste sostenere la vista di uno che avesse ucciso vostro figlio? Lo stareste ad ascoltare? O non fuggireste lontano come se fosse il diavolo in persona?».
Nei secoli successivi gli Ebrei saranno isolati, spesso cacciati, per evitare il contatto con il diavolo, cioè con il male.
Prosegue Crisostomo: «i Giudei hanno ammazzato il figlio del vostro Signore e voi osate andare insieme a loro, nello stesso luogo? Per quale ragione non si dovrebbero chiamare servi dei demoni coloro che agiscono in modo del tutto contrario al volere di Dio?».
Nella sesta omelia Crisostomo così polemizza: «…dopo che uccideste Cristo, dopo che alzaste le mani sul Signore, dopo che spargeste il suo prezioso sangue, non vi è più per voi speranza alcuna di riparazione, di perdono, di espiazione. Evidentemente con l’uccisione di Cristo …avete raggiunto il colmo della malvagità, a causa dell’insania nel vostro furore contro Cristo, e per questo, ora, subite pene più gravi… avete commesso un delitto ben più grave e scellerato che non l’uccisione dei vostri figli, o qualsiasi altra violazione della legge».
Queste parole furono tradotte in immagini tremende in varie parti del mondo, fino ai nostri giorni.
Crisostomo attiva una tremenda trappola pseudo-logica: se il mondo è governato da un ordine giusto voluto da Dio, chi è vittima di disgrazie deve meritarsele per qualche motivo che Dio conosce, dunque provare pietà per la vittima è dubitare di Dio, perseguitarla è rispettare il volere di Dio. Ecco il testo:
«Chiedono: ‘Ma dov’è la prova che Dio ci ha respinti?’ E allora io ti domando: ‘è forse necessario dimostrarlo con le parole quando gli avvenimenti lo gridano con voce più sonora delle trombe sia con la rovina della città, sia con la distruzione del tempio e con tutte le altre calamità, eppure voi desiderate ancora un’ulteriore dimostrazione?’.
Rispondono: ‘Sono gli uomini, non Dio, gli autori di questi mali’. 'Al contrario, è certamente il Signore l’autore di tutto. Perché se incolpi gli uomini devi riflettere che, se gli uomini avessero osato farlo e Dio non avesse voluto, non avrebbero potuto attuare il loro disegno’.»
È il concetto che, se Dio lo permette, Dio lo vuole. Con lo stesso argomento si giustificheranno razzismo e colonialismo in epoca moderna: se Dio ha fatto la natura in modo che i più forti possano uccidere o dominare i più deboli, è giusto provare a farlo, e se si vince significa che si è dalla parte di Dio .
Riuscire a sottomettere gli altri significa che siamo destinati a comandare e vincere, anche secondo la dottrina della predestinazione, che diverrà sentire comune nelle terre germaniche dalla fine del XVI secolo grazie a Lutero .
Il disprezzo per gli Ebrei predicato dai Padri della Chiesa si tramandò nei millenni perché divenne legge di stato sotto il potere temporale della Chiesa, dalla metà dell’VIII secolo. Gli strumenti dello stato vennero usati per reprimere ogni devianza dalla norma sia in materia di fede sia in materia di comportamento, e gli spazi di libertà, anche nello studio delle scritture ebraiche e nelle dispute teologiche, vennero fortemente limitati. Inoltre la catechesi divenne obbligatoria anche per gli analfabeti, tramite la parola orale e le immagini.
Con le Crociate iniziarono le persecuzioni e le stragi. Le bande crociate sulla via della Terra Santa massacrarono gli Ebrei e saccheggiarono i loro quartieri in Francia, in Inghilterra e soprattutto nei paesi tedeschi, dove le comunità ebraiche spesso godevano della protezione dei principi e dei vescovi. Principi e vescovi finirono col cedere alle masse assetate di sangue ‘infedele’. All’inizio del XIII secolo l’esclusione e la persecuzione degli Ebrei divenne abituale nella maggior parte dei paesi d’Europa.
In un commento del XIII secolo alla Bibbia c’è questa illustrazione dal titolo “La preghiera esaudita”. I Santi plaudono mentre Gesù in cielo esaudisce la loro preghiera, mandando i re cristiani ad uccidere gli Ebrei, identificati dal cappello a punta, imposto allora come segno di riconoscimento degli Ebrei in alcune regioni europee. Nel XIII secolo si lanciarono crociate anche contro l’eresia e gli eretici, che provocarono stragi e distruzioni di città intere, come Beziers o Albi.
I Concili avevano già imposto obblighi e restrizioni agli Ebrei nei secoli precedenti, ma nel periodo delle Crociate i provvedimenti divennero persecutori, e non soltanto nei confronti degli Ebrei. Nel 1179 il terzo Concilio Lateranense emanò leggi contro gli omosessuali, gli usurai, gli eretici, i mercenari, gli Ebrei e i Musulmani, oltre a rinnovare i provvedimenti contro pazzi e lebbrosi. Sul portone dell’atrio del cimitero degli Innocenti a Parigi oggi c’è ancora la scritta risalente al XII secolo: “Evita l’amicizia di un pazzo, di un ebreo o di un lebbroso”. Si sviluppò così la convinzione che la malattia, la malvagità morale e la deformità fisica sono un tutt’uno, e si trasmettono per contagio. La paura del male morale è già biologizzata nel XII secolo, non è un’invenzione del razzismo nazista. Già all’inizio del 1200 nelle terre germaniche si rappresentava la pericolosità biologica e morale degli Ebrei con la Judensau: la scrofa loro nutrice .
Nel 1215 il IV Concilio Lateranense decise la separazione obbligatoria per legge di Ebrei e lebbrosi, che dovevano anche portare un segno di riconoscimento cucito sugli abiti, per evitare possibili rapporti con cristiani ‘normali’, ignari del pericolo! Il segno di riconoscimento può sembrare una banalità: in realtà esclude i portatori dalla cerchia delle persone ‘normali’, e li indica come un potenziale pericolo. Altrimenti perché obbligarli a segnalarsi, addirittura con il suono di una campanella nel caso dei lebbrosi? Permette poi di denigrarli in gruppo con il disegno, prima identificandoli con il ‘segno’, e poi attribuendo loro fattezze demoniache o repellenti.
In questa illustrazione il cappello a punta è usato soltanto per rappresentare un principio teologico: Gesù e gli Apostoli sono Ebrei all’Ultima Cena, ma dopo la Resurrezione non lo sono più, non hanno più il cappello. Ma in altre immagini dello stesso periodo il cappello a punta identifica gli Ebrei come coloro che usano lunghe e false argomentazioni contro la breve chiarezza del Vangelo, e subito l’immagine viene ripresa per accusare gli Ebrei di aver lapidato e ucciso Cristo, perché disumani: le fattezze orrende associate al cappello a punta creano un diretto collegamento fra l’Ebreo, l’orrore fisico e l’orrore morale. L’immagine dell’Ebreo diviene così odiosa, simbolo di bruttezza e di malvagità.
Il segno di riconoscimento ha anche un altro effetto: in tutti i tempi e in tutti i luoghi fa sentire superiori e forti coloro che impongono il segno ad altri, sollecitandone i sentimenti sadici e lo scherno impietoso. Qui si vedono gli Ebrei di Vienna costretti a pulire a mano strade sotto gli occhi delle ‘autorità’ e della folla, nel 1939. Ma questo succedeva anche in piazza Castello a Torino, nel 1942.
Il Concilio Lateranense del 1215 proibì ai Cristiani il prestito a interesse o su pegno, e proibì agli Ebrei di possedere terre, case o altri immobili, e di produrre beni per i non-ebrei. Perciò gli Ebrei iniziarono forzatamente a specializzarsi nelle sole attività loro permesse
- il prestito ad interesse o a pegno
- il commercio di oggetti usati o portati da terre lontane,
- la medicina,
- lo studio delle scritture ebraiche.
Ma i risultati di quello studio, il Talmud e altri testi teologici e legali ebraici, vennero reputati pericolosi e diabolici, e già nel 1242 papa Gregorio ne ordinò il rogo, il primo di una lunga serie.
A partire dal XIII secolo gli Ebrei, non avendo il diritto di vivere su nessuna terra cristiana, furono alla mercé di regnanti e feudatari per ottenere la ‘carta’, cioè la concessione del diritto di residenza, in cambio di denaro e servigi. Il servigio più apprezzato era l’apertura del banco dei pegni e dei prestiti, almeno fino alla fine del XV secolo. Poi furono gli stessi ordini religiosi ad aprire e gestire i Monti di Pietà. Venivano apprezzati dalle corti anche i medici ebrei, ritenuti particolarmente bravi (anche i medici dei papi furono spesso ebrei).
Gli Ebrei riuscivano ad arricchirsi se i signori locali concedevano loro di praticare il commercio di beni che giungevano dall’ Asia. Se questo non era permesso, la loro sopravvivenza economica – e fisica − era di breve durata. Spesso i signori locali non permettevano agli Ebrei il commercio, ma assegnavano loro il compito di raccogliere le tasse, lavoro che li rendeva particolarmente odiosi alla popolazione. In questi casi i contadini venivano in contatto con gli Ebrei soltanto per questione di soldi: pagare le tasse o impegnare un oggetto di casa. Nacque allora il mito dell’Ebreo avido e ricco, ancora oggi molto diffuso.
I signori feudali concedevano agli Ebrei di vivere sotto la loro protezione in piccole aree vicine al loro castello, li trattavano da servitori, li obbligavano a fornire denaro per le loro necessità. Quando gli Ebrei non avevano più denaro, suscitavano contro di loro l’ira della popolazione propagando qualche calunnia infamante, come in questa illustrazione in cui un Ebreo ruba un quadro sacro e lo nasconde al gabinetto. I diavoli vengono e lo portano via. O come in questo ‘miracolo’ illustrato da Paolo Uccello su di una pala d’altare: un Ebreo accetta in pegno un ostensorio rubato, l’ostia dentro l’ostensorio si mette a sanguinare, la traccia di sangue guida la folla a casa dell’ ‘strozzino’, che viene preso dai soldati e messo al rogo con moglie e figli.
Ma la calunnia di gran lunga peggiore, quella che causò – e ancora causa – i peggiori danni, fu l’accusa del sangue’, la terribile superstizione secondo cui gli Ebrei a Pasqua uccidono ritualmente bambini cristiani per berne il sangue. Ecco il delitto «ben più grave e scellerato che non l’uccisione dei vostri figli» immaginato dagli eredi spirituali di Giovanni Crisostomo per perseguitare gli Ebrei nei secoli.
Questo ciclo di dipinti, ad esempio, è nella chiesa di Sandomierz in Polonia. Molte generazioni di fedeli li considerarono rappresentazione autorevole e veritiera dei supplizi che gli Ebrei infliggono ai bambini cristiani per estrarne il sangue, onde berlo a banchetto.
La prima accusa di omicidio rituale, che pose lo schema per quelle successive, è del 1144. A Norwich un ragazzo di nome William fu rinvenuto ucciso in un bosco il venerdì Santo. Non si scoprì chi l’avesse ucciso. Nel 1150 il benedettino Thomas di Monmouth, giunto a Norwich da fuori città, scrisse una ‘vita’ di William accusando gli Ebrei di averlo torturato e ucciso come Cristo per decisione del Consiglio Rabbinico di Narbonne. Un nobile, molto indebitato con un Ebreo locale, radunò un gruppetto di seguaci per dare l’assalto alle case degli Ebrei, uccidendo anche il suo creditore con l’intera famiglia. Questo sarebbe poi successo ovunque, dopo ogni accusa di omicidio rituale. Il vescovo locale eresse un santuario per il culto di san William, che portò molti pellegrini alla città, facendo prosperare il turismo.
L’accusa di omicidio rituale fu ripetuta circa 150 volte, fin in pieno XX secolo, in varie parti d’Europa, radicando nell’inconscio collettivo la credenza che gli Ebrei, come gli altri esseri diabolici di cui si favoleggiava nel Medio Evo, fossero cannibali assetati di sangue di innocenti, e provocando centinaia di episodi di linciaggio o ‘pogrom’ di Ebrei.
Ancora oggi la figura dell’Ebreo cannibale e vampiro è sfruttata non soltanto dai siti antisemiti tradizionali, ma anche dalla propaganda filo-palestinese, che così rappresenta la guerra fra i due popoli, evocando e stimolando le profonde paure e i pregiudizi che la cultura europea ha nutrito per 2000 anni. Questa immagine riassume in sé tutti gli stereotipi antisemiti, ancora molto vivi in molte aree e in molte culture d’Europa, per sollecitare la solidarietà occidentale per i Palestinesi.
Che ruolo giocarono i Papi nell’accusa del sangue? La maggior parte dichiarò esplicitamente e solennemente che si trattava di una calunnia. Nei territori sottoposti al potere temporale del Papa l’accusa non fu mai mossa, né ci furono massacri indiscriminati di Ebrei. Ma Pio III, Pio V e Benedetto XIV accreditarono invece la calunnia. Il clero locale, più vicino al popolo, fu quasi sempre pronto a sostenere la calunnia e a diffondere il mito del santo bambino, per gestirne il culto. Nel caso di San Simonino di Trento il culto fu autorizzato due volte e due volte proibito attraverso i secoli.
Dal 1960 il Vaticano proibisce esplicitamente tutti i culti di presunte vittime di assassinio rituale ebraico.
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