Il governo francese ha recentemente dichiarato di voler raddoppiare gli scambi commerciali con l'Africa nel giro di 5 anni. La mappa in alto mostra le colonie francesi in Africa all’inizio del 1900. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Parigi considerò di importanza strategica il mantenimento di stretti legami economici, politici e militari con le sue ex-colonie africane. La strategia si articolò in tre obiettivi: mantenere l’accesso privilegiato alle materie prime delle ex colonie; mantenere un ruolo di peso sulla scena internazionale grazie alle alleanze con le ex colonie; mantenere una presenza militare nelle ex colonie per difendere i propri interessi politici ed economici.
La Francia ha una presenza militare costante in Costa d'Avorio, Chad, Senegal, Gabon, Gibuti e le isole Mayotte e Réunion (tutt'ora territori francesi). Inoltre ha accordi di difesa con 8 nazioni (Camerun, Repubblica Centrafricana, Comore, Costa d'Avorio, Gibuti, Gabon, Senegal e Togo) e 16 accordi di cooperazione tecnica. Secondo i dati del Ministero della Difesa francese, la maggioranza del personale militare francese di stanza all'estero è in Africa. La Francia è anche in prima linea per gli aiuti allo sviluppo, ed ha una fitta rete di ambasciate e consolati.
La Francia è il primo partner commerciale dell'Algeria per le importazioni e il quarto per le esportazioni. Anche economie più piccole come il Mali e la Repubblica Centrafricana − paesi in cui la Francia è intervenuta militarmente negli ultimi mesi − importano quasi tutto dalla Francia. Il Franco CFA − oggi usato in 14 stati africani da più di 135 milioni di persone − è garantito dal tesoro francese e ha un tasso di cambio fisso con l'euro. Imprese francesi come Total, Alstom e Schneider Electric hanno un ruolo di primo piano nel mercato dell'energia in Sud Africa, Egitto e Algeria. Orange, società di telecomunicazioni, è presente in Kenya, Niger, Camerun, Mauritius, Repubblica Democratica del Congo e Senegal. Molte imprese francesi operano nel settore dei trasporti.
Ma le imprese francesi si trovano a competere contro altre potenze che stanno guadagnando terreno. Secondo un recente studio del Ministero dell'Economia francese, la quota delle esportazioni della Francia verso l'Africa sub-sahariana è scesa dal 10,1% del 2000 al 4,7% del 2011, mentre il volume delle importazioni è raddoppiato. Dieci anni fa, la Francia era il principale esportatore nella regione, oggi è il quinto dopo Cina, India, USA e Germania. Le banche francesi forniscono il 16% dei crediti concessi all'Africa occidentale, rispetto al 37% di dieci anni fa. Questa tendenza è dovuta a diversi fattori, inclusa la mancanza di infrastrutture e la perdurante insicurezza in molti paesi africani. Dopo il passaggio all'Euro però le piccole e medie imprese francesi hanno perso competitività. Il costo del lavoro e delle esportazioni è aumentato, le quote di mercato sono diminuite.
Oggi il principale partner commerciale dell'Africa è la Cina. Anche India e Brasile stanno guadagnando terreno. Un tempo la Francia era l'unica potenza autorizzata a sfruttare l'uranio del Niger, adesso anche altri paesi possono ottenere concessioni. La Cina ha appena ottenuto una licenza di sfruttamento.
Anche se Parigi fa fatica a mantenere ed intensificare la propria presenza commerciale nel continente africano, in generale i legami politici ed economici rimangono piuttosto stabili. I legami culturali tra Africa e Francia sono fortissimi: più di 100 milioni di Africani parlano francese. In Francia circa 4 immigrati su 10 arrivano dall'Africa, soprattutto dal Maghreb, e la maggior parte degli studenti africani scelgono la Francia per i loro studi all’estero.
Il mantenimento dei legami politici ed economici tra la Francia e le ex colonie passa anche attraverso gli interventi militari. Dagli anni Novanta è cambiata la struttura delle forze armate francesi, che ora sono più specializzate ma hanno pochi uomini. Il recente intervento in Mali e nella Repubblica Centrafricana dimostra che Parigi è ancora disposta a intervenire, ma soltanto quando sono in gioco i suoi interessi strategici, e soltanto in operazioni che abbiano legittimazione internazionale. L'attuale intervento francese in Repubblica Centrafricana, per esempio, ha avuto inizio soltanto dopo che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato l'operazione all'unanimità.
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