La condanna e l’esecuzione di Jang Song Thaek − zio del leader nordcoreano Kim Jong Un − potrebbe indicare l’intenzione di epurare gli ufficiali considerati più vicini alla Cina, e rappresentare per Pechino un campanello di allarme.
Il 15 dicembre 2013 molti uomini d’affari nordcoreani che lavoravano nelle città del nordest della Cina, soprattutto a Dandong e Shenyang, sono stati richiamati a Pyongyang. La decisione pare legata alla cacciata e all’esecuzione di Jang, che era a capo di vari progetti di investimento nella zona di confine tra Cina e Corea del Nord. Sembra trattarsi di una vera e propria epurazione. I grandi progetti nella zona economica speciale di Rason (mappa a lato) per ora non sono stati toccati, e l’accordo per la costruzione di un collegamento stradale via Pyongyang tra Pechino e la zona industriale di Kaesong – che ha statuto speciale e in cui sono presenti anche industrie della Corea del Sud − non pare in discussione. L’epurazione, e i rimpasti che probabilmente ne conseguiranno, accrescono l’incertezza sugli scambi commerciali e gli investimenti tra Cina e Corea del Nord. Le tensioni tra i due paesi sono palpabili da quando Kim Jong Un è al potere.
Jang aveva legami forti e di vecchia data con la Cina, che lo considerava una garanzia di stabilità per il regime coreano, capace di favorire una transizione economica simile a quella cinese in Corea. Ma proprio i legami con la Cina − punto di forza di Jang, fulcro del suo potere e della sua ricchezza personale − sono divenuti la causa della sua caduta quando Kin Jong Un è salito al potere.
Nonostante la Cina ripeta che le epurazioni sono una questione interna alla Corea del Nord, l’improvvisa esecuzione di Jang ha innervosito Pechino. Tra le molte accuse a Jang c’era quella di svendere le risorse del paese alla Cina; si pensa che questa accusa si riferisse in particolare ai guadagni che Jang ricavava dalle esportazioni di minerali ferrosi. Inoltre Jang è stato accusato di aver permesso a paesi stranieri di affittare per cinquant’anni terre nella zona economica speciale di Rason, e in particolare di aver concesso alla Cina condizioni troppo favorevoli nel 2011.
Per la Cina la penisola coreana è molto importante dal punto di vista strategico: è la via di accesso di possibili attacchi esterni, come si è visto a più riprese dai tempi della dinastia Ming fino alla guerra di Corea. Pechino ha bisogno di una Corea amica, o almeno neutrale, e stabile. La Cina non ha ancora avuto contatti diretti con Kim Jong Un dopo la sua ascesa al potere, ma ora lo ha invitato per una visita ufficiale.
Circa il 90% del commercio della Corea del Nord si svolge con la Cina. Gli scambi tra i due paesi sono stati favoriti da vari programmi di investimento in zone economiche speciali lungo il confine. Nessuno dei due paesi può rinunciare ai legami con la controparte.
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