Anche per la politica estera russa sta diventando importante l’Asia pivot, il cardine asiatico, che è diventato ufficialmente prioritario per la politica estera dell’amministrazione Obama. Ne è prova il summit per la Cooperazione Economica dell’Asia-Pacifico, tenutosi nel 2012 a Vladivostock, città russa vicina al confine con la Corea del Nord.
L’economia e la politica estera della Russia si basano sull’esportazione di gas e petrolio. L’Europa Occidentale rappresenta il mercato d’elezione, che assorbe circa il 76% del gas naturale e l’84% del petrolio russo (tabella a lato). Però il mercato europeo non soltanto è in crisi, ma tenta anche di diversificare le fonti di approvvigionamento. La Cina e altri paesi del Pacifico invece sono in rapida crescita economica, e hanno necessità crescente di energia e di materie prime. La Russia asiatica − più del 70% del suo territorio complessivo− offre accesso all’Oceano Pacifico, e ha vie di terra per la Cina e la Penisola Coreana.
Il Cremlino sta perciò operando un rivolgimento strategico, e ha già organizzato l’export di petrolio e gas naturale verso est attraverso l’oleodotto Siberia Orientale-Oceano Pacifico, l’isola di Sakhalin e il progettato gasdotto “Power of Siberia” (mappa a lato). Ma per accedere ai mercati del Pacifico la Russia ha bisogno di aumentare la produzione di gas naturale liquefatto (GNL), che per ora costituisce soltanto il 7% delle esportazioni di gas russo. Le esportazioni russe avvengono fondamentalmente tramite gasdotti e oleodotti terrestri. Ora la Russia ha deciso investimenti faraonici per riuscire a produrre 100 miliardi di metri cubi l’anno di GNL, e mantenere così il primato mondiale come esportatore di gas.
Il principale obiettivo dei Russi resta quello di consolidare gli accordi di lungo termine già esistenti con la Cina, il Giappone e la Corea del Sud, ora che l’offerta globale di GNL sta aumentando e diventa più competitiva. La Russia sta inoltre corteggiando il Vietnam e l’India, alla ricerca di altri clienti nella regione.
La regione Asia-Pacifico presenta per la Russia insidie strategiche , insieme alle possibilità di crescita. I principali destinatari dell’export energetico russo in Asia sono la Cina e il Giappone, rispettivamente seconda e terza potenza economica mondiale. Il Giappone importa già oggi il 10% del suo fabbisogno di GNL dalla Russia ed esiste una collaborazione fra le controllate Gazprom e Rosneft e le giapponesi Mitsubishi e Mitsui per espandere gli impianti di liquefazione del gas del porto di Vladivostok e dell’isola di Sakhalin. La China National Petroleum Corporation ha firmato in ottobre un maxi-accordo con le russe Rosneft e Novatek per la fornitura, a partire dal 2017, di 200.000 barili di petrolio al giorno e 4,5 miliardi di metri cubi di GNL all’anno.
Gli accordi presi con la Cina e il Giappone sono d’importanza primaria per la Russia, ma non bisogna dimenticare che questi due paesi costituiscono anche un pericolo strategico per Mosca. La Cina rivaleggia con i Russi per l’egemonia sull’Asia Centrale; mentre con il Giappone esistono antiche dispute territoriali, mai risolte. Consolidare gli accordi con queste due potenze non può pregiudicare la ricerca di altri sbocchi all’export russo.
Un paese molto interessante per la politica russa è senza dubbio la Corea del Sud, partner commerciale storico di Mosca, il cui primo accordo mercantile risale al 1979, in piena Guerra Fredda, nonostante le opposte posizioni sul tema della Corea del Nord. Schiacciata fra due pesi massimi come la Cina e il Giappone, la Corea del Sud non percepisce la crescita russa come un pericolo per la sua sovranità. Vede anzi la Russia come potenziale alleata, anche dal punto di vista militare. Nel corso dell’ultima visita del presidente Vladimir Putin a Seul, a novembre 2013, sono stati firmati ben 25 accordi bilaterali, segno di un crescente interesse reciproco a incrementare le relazioni. La Corea del Sud investe in Russia per creare aziende, è il secondo maggiore importatore al mondo di GNL e il terzo di carbone; per il mercato russo rappresenta perciò un’enorme potenzialità. Il punto di forza russo per l’esportare gas in Corea del Sud, rispetto ai concorrenti del Medio Oriente e dell’Australia, consiste nella possibilità di costruire collegamenti terrestri con la penisola coreana, senza dover ricorrere alla trasformazione del gas in GNL. La realizzazione di un gasdotto e di una ferrovia fra la Corea del Sud e la Russia, via la Corea del Nord, avrebbe il triplice effetto di ridurre i costi complessivi di trasporto, aprire il mercato coreano al carbone russo e infine, attraverso i proventi per i diritti di transito, mantenere in vita il regime nord coreano, evitando un collasso che metterebbe in pericolo anche la Corea del Sud.
La Russia può giocare un ruolo forte anche nel Sud Est Asiatico. La porta russa alle economie in crescita della regione è rappresentata dal Vietnam, paese che potrebbe ancora crescere mediamente del 6% annuo fino 2020, e ha un crescente fabbisogno di energia.
La cooperazione energetica fra Vietnam e Russia risale ai tempi dell’alleanza militare, durante la Guerra Fredda. Dopo il rallentamento delle relazioni che seguì al collasso dell’Unione Sovietica, il presidente Putin ha tentato di riannodare i rapporti, facendo affidamento sui vecchi legami che le élite vietnamite avevano con il Cremlino. Nel 2012 Putin ha proposto ad Hanoi di entrare a far parte della sua unione doganale. A novembre 2013 i due paesi hanno firmato 27 accordi bilaterali in campo energetico e militare. Prima di questi accordi tutto il greggio vietnamita proveniva dal Medio Oriente. In futuro il Vietnam importerà fino a 120000 barili al giorno dalla Russia, ed è già in progetto la costruzione in Vietnam, in collaborazione con la russa Rosneft, di una mega-raffineria dalla capacità di 600000 barili al giorno. Inoltre la russa Gazprom collabora con le autorità vietnamite per l’esplorazione, e dunque la rivendicazione, dei fondali del Mar Cinese Meridionale, contesi fra Vietnam e Cina. Queste dispute rappresentano un’opportunità per Mosca, che potrebbe usare la propria influenza sul Vietnam come strumento di pressione per negoziare con la Cina il rallentamento della sua avanzata in Asia Centrale, regione vicina al cuore strategico della Russia. Il Vietnam non è solo un cliente per la Russia: è una passerella verso il resto dell’Asia Sud-Orientale e un baluardo strategico nei confronti della Cina.
Durante la guerra fredda la Russia ebbe buone relazioni anche con l’India. L’India era il partner più vicino all’URSS fra i paesi non allineati e riceveva molti aiuti dalla Russia nel settore dell’industria pesante e delle forniture militari. La Russia fornisce ancora all’India mezzi militari; recentemente le ha consegnato una porta-aerei, la prima dal 1961, e il prossimo anno terrà esercitazioni militari congiunte con l’aviazione indiana. Anche l’India potrebbe comprare il GNL russo e l’alleanza con l’India potrebbe essere giocata dai Russi per contenere l’avanzata dell’egemonia cinese in Asia.
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