Il 5 marzo scorso l’Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati Arbi Uniti hanno richiamato i propri ambasciatori dal Qatar, altro emirato appartenete all’OPEC. È la rottura fra il Qatar e i Sauditi. Il Qatar, fino agli anni ’90 uno dei paesi più poveri al mondo, è diventato ricchissimo grazie alla scoperta e allo sfruttamento del giacimento di gas naturale North Dome al largo delle sue coste.
Il giacimento è condiviso con l’Iran, come si vede dalla cartina qui a fianco. Oggi il QWater è il maggior esportatore al mondo di gas naturale liquefatto. Alcuni ricchi vicini, come il Bahrein e Oman, hanno invece visto contrarsi il fatturato del petrolio negli ultimi anni. La nuova ricchezza ha dato al Qatar indipendenza economica e politica dall’Arabia Saudita. Il Qatar cerca di crearsi un’identità politica e culturale forte e di assumere la leadership dell’opinione pubblica araba e islamica, soprattutto grazie al canale TV al-Jazeera, in opposizione alla leadership saudita. Sotto l’emiro Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani, il Qatar ha svolto un ruolo preminente nel mondo arabo in sostegno all’intervento internazionale in Libia, in sostegno ai ribelli siriani e ai Fratelli Musulmani, nonché al governo Morsi in Egitto.
Tutte queste posizioni sono contrarie agli interessi e alle strategie dell’Arabia Saudita. Avendo una popolazione minuscola, all’interno della quale i più si conoscono personalmente, il Qatar non deve temere ribellioni popolari in nome dell’islamismo. Invece l’Arabia saudita, nonché le monarchie di Giordania, Marocco e Kuwait, vedono nell’islamismo repubblicano dei Fratelli Musulmani un pericolo per il loro potere. Lo scopo dell’Emiro del Qatar è rafforzare e mantenere la propria indipendenza nel lungo termine, distanziando la propria politica e la propria immagine da quella di paesi che potrebbero essere luogo di future rivoluzioni o conflitti. Anche l’apertura del dialogo USA-Iran offre al Qatar nuove possibilità di rendersi utile o per lo meno non sgradito agli Iraniani, e manovrare politicamente per evitare la possibilità di attacchi.
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