La crisi in Ucraina
può lasciare la Turchia senza gas

22/04/2014

I recenti avvenimenti ucraini destano preoccupazione in Turchia: la Russia ha minacciato di tagliare il gas all’Ucraina se non pagherà immediatamente i $2,2 miliardi di arretrati. 

La Turchia, che importa il 60% del gas che consuma dalla Russia, rischia di subire gli effetti della disputa fra Mosca e Kiev. Il gas russo raggiunge la Turchia:

in parte attraverso il gasdotto Blue Stream, che passa sotto il Mar Nero; in parte attraverso gasdotti che attraversano l’Ucraina e riforniscono il polo industriale di Marmara (circa il 12,5% del totale).

Ankara sa che il taglio di gas all’Ucraina avrà ripercussioni sulla Turchia, perché già nel 2006 e nel 2009 ha subito l’effetto dei tagli di gas all’Ucraina e alla Georgia.

Non avendo al momento soluzioni alternative per diversificare le fonti di approvvigionamento, la Turchia ha chiesto l’aumento delle forniture attraverso il Blue Stream dagli attuali 13,5 miliardi di metri cubi fino alla capacità massima di 16 miliardi di metri cubi all’anno.

Inoltre la Russia ha riesumato un vecchio progetto che prevede la costruzione di una seconda linea parallela, una deviazione del tragitto del gasdotto South Stream, che sarà lungo 2400 km e avrà una capacità di 63 miliardi di metri cubi, perché tocchi il nord della Turchia prima di proseguire per la Bulgaria e negli altri paesi, seguendo la rotta originale (vedi immagine a lato).

Comprensibilmente l’UE ed il consorzio per la costruzione del South Stream si oppongono a qualsiasi ipotesi di cambiamento, che provocherebbe maggiori costi e ulteriori ritardi.

La Turchia non ha alternative per ora:

1)   non può importare direttamente il petrolio dal Kurdistan iracheno per non irritare Baghdad, Teheran e Washington;

2)   non può accedere all’energia dei giacimenti israeliani e ciprioti nel Mediterraneo senza prima firmare la pace con Cipro e rinunciare alle pretese sull’isola – cosa che non vuol fare ;

3)   non può incrementare le importazioni dall’Iran perché occorrono infrastrutture e grandi investimenti.

L’Azerbaigian ha acconsentito a costruire un gasdotto per trasportare il gas dai giacimenti di Shah Deniz II, nel mar Caspio, alla Turchia. Ma si tratta di un potenziale massimo di sei miliardi di metri cubi, che non è sufficiente. La quantità potrebbe aumentare soltanto quando saranno costruite le infrastrutture fra i terminali azeri e i giacimenti di Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan. . 

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