Gli stati del Golfo
pensano a una NATO araba

04/05/2014

Secondo un articolo di Strategic Forecasting del 2 maggio 2014, il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), guidato dall’Arabia Saudita, vorrebbe creare una sorta di “NATO araba”, stringendo un’alleanza militare con i regni di Marocco e Giordania.  Si dice che la proposta sia stata presentata al Marocco e alla Giordania a fine marzo e sia ancora in fase di valutazione.  L’alleanza metterebbe gli eserciti arabi sotto il controllo di un comando congiunto, guidato in un primo momento dal principe saudita Mutaib bin Abdullah, attualmente capo della Guardia Nazionale Saudita.

La proposta risponde alle preoccupazioni e ai pericoli generati dal ritiro degli USA dall’area, dal processo di distensione fra Stati Uniti e Iran e dalle ribellioni e guerre civili in corso da decenni nella regione.

Il comando congiunto agevolerebbe lo scambio di intelligence e di informazioni fra i membri dell’alleanza, permettendo una risposta più efficace alla crescente presenza di jihadisti nella regione. Inoltre l’alleanza sarebbe mirata a prevenire e placare il dissenso interno nei paesi membri e a salvaguardare il ruolo delle rispettive famiglie reali.

Su incoraggiamento degli Stati Uniti, il Consiglio di Cooperazione del Golfo sta già rafforzando la propria forza militare: la decisione di raddoppiare il numero dei militari, portandoli a 100.000 uomini, è già stata presa. Si è anche pianificata una maggiore interoperabilità eliminando i doppioni, unificando gli armamenti e creando reparti speciali multinazionali. L’estensione dell’alleanza al Marocco e alla Giordania darebbe un apporto fondamentale per l’arruolamento, perché il CCG  ha pochi uomini, avendo poca popolazione. In cambio Marocco e Giordania riceverebbero probabilmente aiuti finanziari da parte dei ricchi paesi del Golfo.  Nel 2012 i due regni hanno già ricevuto dal CCG un pacchetto di aiuti finanziari da 5 miliardi di dollari. Gli aiuti potrebbero essere rinnovati e incrementati se Rabat e Amman decidessero di entrare a far parte dell’alleanza militare.

Permangono però non pochi ostacoli alla realizzazione dell’alleanza. Innanzitutto, le significative divergenze politiche tra gli stessi stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo: in particolare, il Qatar è ai ferri corti con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per il sostegno di Doha ai Fratelli Musulmani. Inoltre non tutti i paesi del CCG condividono con l’Arabia Saudita la convinzione che l’Iran sia un pericolo; l’Oman, per esempio, mantiene rapporti piuttosto cordiali con Teheran. Esistono spaccature anche sul fronte egiziano: gli stati del Consiglio non sono d’accordo su quale fazione sostenere e non tutti vorrebbero che l’Egitto entrasse nell’alleanza.  

C’è disaccordo sul da farsi anche in uno scenario come quello siriano, in cui tutti auspicano la fine del regime di Bashar al Assad. I Paesi del Consiglio continuano infatti a sostenere fazioni diverse, spesso in lotta tra di loro, minando pesantemente l’efficacia di quello che dovrebbe essere uno sforzo congiunto. La Giordania diffida degli sforzi per destituire al Assad ed è molto cauta nel sostenere i ribelli, perché teme le ripercussioni di un vuoto di potere nella vicina Siria. Il Marocco, dal canto suo, vuole mantenere stretti legami con il Consiglio, ma resta riluttante a contribuire militarmente alle ambizioni regionali di Riyadh. Si trova geograficamente al margine del mondo arabo, è storicamente più coinvolta nella storia d’Europa, preferisce non essere troppo coinvolto dagli avvenimenti che travagliano il mondo arabo.

                                                                                        

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