Il 30 aprile scorso il premier giapponese Shinzo Abe ha incontrato il cancelliere tedesco Angela Merkel. Abe continuerà il tour europeo visitando Regno Unito, Francia, Belgio, Spagna e Portogallo. Negli incontri parlerà anche di sicurezza e di difesa comune. Il viaggio segue da vicino la visita di Obama in Giappone, in cui è stato affrontato il tema dell’alleanza fra Giappone e USA, cardine della sicurezza giapponese.
Abe ha più volte tentato di intessere rapporti militari con i paesi europei: ora la crisi russo-ucraina gli fornisce l’occasione di discutere di relazioni difensive nippo-europee.
Sin dalla restaurazione Meiji nel 1868, il Giappone si è ispirato al modello europeo. Olanda, Germania e Regno Unito hanno contribuito in modo sostanziale all’industrializzazione del paese negli ultimi 200 anni, trasformando il Giappone in una potenza economica e militare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Giappone, potendo contare sull’ombrello protettivo americano, ha dedicato tutte le risorse allo sviluppo socio-economico, come l’Europa, guadagnandosi un posto fra le potenze più avanzate. Negli ultimi anni però ha vissuto un periodo di stagnazione e deve fare i conti con un debito enorme (circa il 237% del PIL nel 2012) e con l’invecchiamento demografico, che rischia di rendere insostenibile il sistema-paese. Anche in questo il Giappone ha seguito il modello europeo. Ma a differenza dei paesi dell’eurozona, Tokyo ha ancora il controllo della politica monetaria e ha reagito prontamente alla crisi, adottando una politica monetaria e fiscale espansiva e rilanciando gli investimenti nel settore militare, per tenere il passo con il mutato contesto.
È attualmente in discussione un accordo di libero scambio fra Giappone e UE, che dovrebbe essere firmato l’anno prossimo. Il Giappone vorrebbe stringere accordi simili con gli USA e l’Australia, ed entrare nella Trans-Pacific Partnership, un accordo commerciale – tuttora in fase di negoziato – fra Stati Uniti, Australia, Brunei, Cile, Malesia, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.
I paesi toccati nel viaggio europeo sono i principali mercati di esportazione del Giappone, che contano per il 7% dell’export totale – 10% se aggiungiamo Olanda e Polonia. L’Europa occidentale rappresenta tuttora il primo investitore nell’economia giapponese.
La crisi russo-ucraina segna l’inizio di una nuova fase nelle relazioni internazionali. La politica russa verso le ex repubbliche sovietiche e la dura reazione nei confronti dell’Ucraina spingono i paesi occidentali a tentare di diversificare le fonti di approvvigionamento di gas e a modernizzare i propri sistemi di difesa. Si tratta di un’operazione lunga e complicata, che richiederà tempo: al momento l’Europa è dipendente dal gas russo per il 40% circa e non è incline a imporre sanzioni troppo stringenti, nonostante le pressioni americane. Senza contare che i paesi europei hanno visioni divergenti sulla strategia da adottare.
Giappone e Russia invece hanno rapporti limitati: le esportazioni giapponesi nell’area dell’ex URSS sono meno dell’1% e i Russi investono poco in Giappone. Rimangono ancora alcune questioni territoriali irrisolte fra Giappone e Russia, per la presenza russa nelle isole Curili, tuttora rivendicate da Tokyo.
Nonostante ciò, Tokyo sta negoziando con Mosca una serie di accordi per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e per attrarre investimenti russi, perciò ha reagito ai fatti ucraini adottando sanzioni “leggere” che non mandino in fumo i negoziati.
A guadagnare dalla situazione è la Cina. Di fronte all’ostilità della comunità internazionale, Mosca si è avvicinata alla Cina e ha deciso di condurre sondaggi congiunti nel mare attorno alle isole Senkaku/Diaoyu, contese fra Giappone, Cina e Corea del Sud. Tokyo, irritata, ha dichiarato che le aziende giapponesi investiranno in centrali a carbone ad alta efficienza in Ucraina e in altri paesi dell’est, contribuendo a renderli più indipendenti dal gas russo. Il Cremlino non ha risposto, né ha interrotto i negoziati con il Giappone.
Ora il Giappone sta cercando di intessere rapporti con l’Europa senza inimicarsi troppo la Russia. Tokyo teme la Cina molto più della Russia e non vuole offrire a Mosca incentivi per sostenere la Cina nelle dispute per il controllo del Mar Cinese Orientale.
I paesi europei sono soltanto parzialmente disponibili agli inviti giapponesi per un accordo di difesa, perché non vogliono inimicarsi la Cina, che è un mercato fondamentale per la ripresa delle economie occidentali. Perciò si limiteranno a stringere accordi per aumentare il volume commerciale e investire nello sviluppo energetico.
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