L’attivismo strategico
di Putin

29/05/2014

Nelle ultime settimane il presidente russo Vladimir Putin è stato particolarmente attivo sul piano internazionale: al viaggio in Cina è seguita la partecipazione al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Entrambe le iniziative erano volte non solo a consolidare rapporti economici, ma anche a costruire alleanze strategiche. Il viaggio in Cina ha infatti portato non soltanto alla stipula di un enorme contratto da circa 400 miliardi di dollari per la fornitura di gas russo alla Cina nei prossimi trent’anni, ma anche a una serie di altri accordi che segnalano un cambiamento rilevante nei rapporti sino-russi, sicuramente non privo di implicazioni geopolitiche. Mosca ha offerto alla Cina la partecipazione al progetto di Gazprom “Vladivostok GNL”, che prevede la costruzione di un impianto di liquefazione. La Cina ha già preso parte a un progetto simile in Siberia, lo “Yamal GNL”, gestito dalla Novatek, in parte proprietà di Gazprom. Ma soprattutto Putin ha offerto accordi che consentono alla Cina di investire, creare infrastrutture e fare affari in Russia. Per molto tempo Mosca ha cercato di evitare grossi investimenti cinesi in settori strategici della sua economia, poiché temeva di non avere alcun margine di controllo sulle attività cinesi in Russia. Per esempio, non è stata concessa la possibilità agli investitori asiatici di partecipare ai programmi di modernizzazione e di privatizzazione promossi dal Cremlino tra il 2008 e il 2010. I nuovi accordi prevedono investimenti congiunti per decine di miliardi di dollari nell'aeronautica, nella costruzione di reti elettriche e nell'implementazione dei collegamenti ferroviari. Tutti progetti che saranno realizzati in Russia. Inoltre, la proposta più significativa potrebbe attribuire alla China National Petroleum Corp. il 19% del colosso del petrolio Rosneft, dando alla Cina un posto rilevante nella gestione della più fiorente compagnia russa.

Rapporti bilaterali più stretti potrebbero assicurare alla Russia un certo peso nel futuro della Cina, e viceversa. Avendo entrambi interessi nell'economia dell’altro, i dei paesi non avrebbero alcun motivo per desiderarne l’instabilità. La Cina è interessata a collaborare con la Russia per evitare conflitti che minerebbero la sua capacità di gestire da posizioni di forza i rapporti con gli Stati Uniti e i loro alleati. La Russia è una delle poche potenze in grado di resistere o interferire con le più importanti iniziative americane in politica estera. La volontà di Pechino di rafforzare i legami con Mosca riflette la sua convinzione che, rispetto alla Russia, gli Stati Uniti costituiscano una minaccia di gran lunga maggiore per gli interessi cinesi. Analogamente, i rapporti con la Cina aiuteranno Mosca a contrastare i tentativi statunitensi di isolare o destabilizzare il paese.

Al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo Putin ha cercato di attrarre investimenti e mostrare che il mondo è interessato alla Russia e che la Russia ha molto da offrire. Nel 2008 e nel 2010 l’obiettivo del forum era ottenere investimenti nella privatizzazione dell’economia russa. Quest’anno il tentativo era piuttosto quello di capire quali fossero gli amici, dopo tutto quello che è successo tra l’Occidente e la Russia. Molte aziende americane, come Visa, Pepsi, ConocoPhillips e Alcoa, hanno rifiutato subito di partecipare al forum. Le grandi aziende europee, invece, avevano intenzione di partecipare, ma poi le cose sono cambiate e molte adesioni sono state ritirate. La più rilevante è quella della centrale elettrica tedesca E.On. La Francia, invece, ha partecipato con tutte le sue aziende più importanti, prime fra tutte Total e GDF, poiché ha firmato molti accordi militari con la Russia e non intende rinunciarvi.









 

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