Dopo la morte di Chavez il Venezuela sta avviando alcune riforme economiche. Il successo delle riforme dipenderà dal ruolo che i ministeri di politica economica riusciranno ad assumere.
Il più importante è il Ministero delle Miniere e dell’Energia, guidato da Rafael Ramirez, presidente di Petroleos de Venezuela, che controlla la più importante fonte di reddito del paese: il petrolio. Ramirez è totalmente a favore delle riforme più orientate al mercato proposte da Maduro e dal presidente della banca centrale venezuelana Nelson Merentes a gennaio. Dalla parte opposta si colloca la sinistra del partito, guidata dal Ministro della Pianificazione Giordani, contrario alle riforme. Ma di recente Giordani ha perso terreno: è stato rimosso dalla sua posizione in Petroleos de Venezuela e dal direttivo della banca centrale.
Dallo scorso marzo il governo ha lentamente liberalizzato i prezzi sussidiati dei prodotti alimentari venduti dai negozi di stato, rinegoziandone i prezzi con il settore privato. Ora l’Assemblea Nazionale ha commissionato una ricerca sulle possibilità di unificare i tre tassi di cambio vigenti nel paese.
Il sistema dei cambi venezuelano è rigidamente controllato dalle autorità statali, che decidono chi e quanta valuta estera può acquistare. Il tasso di cambio per aziende di stato e importatori di beni vitali come cibo e medicine è di 6,3 bolivar/$, e a questo scopo è destinato l’80% di tutti gli acquisti di valuta autorizzati. Il restante 20% viene venduto dallo stato a 10 bolivar o a 50 bolivar per US$, a seconda dell’uso cui la valuta è destinata. Le aziende e i cittadini che non hanno accesso alla concessione statale di valuta ricorrono al mercato nero, che chiede circa 68 bolivar/$.
Il Venezuela ha urgente bisogno di riforme, ma la strada verso il cambiamento è irta di ostacoli. Attualmente il governo ha preso contatti con due importanti uomini d’affari all’opposizione per convincere il settore privato ad aumentare le importazioni e far fronte alla carenza di beni di prima necessità che imperversa nel paese. Perché questo possa avvenire, occorre liberalizzare il mercato dei cambi ed eliminare le restrizioni sull’utilizzo di valuta estera.
Le ipotesi sul tappeto attualmente sono due:
1. una ricalibrazione del tasso di cambio su un livello di 11 bolivar/$ per i generi alimentari e i beni di prima necessità (cibo e medicine), e di 50 bolivar/$ per tutto il resto.
2. l’adozione di un unico tasso di cambio di 50 bolivar/$.
Indipendentemente dalla strada scelta, le riforme causeranno un aumento dei prezzi, alimentando lo scontento popolare. L’opposizione potrebbe sfruttare l’occasione per operare una saldatura con la piazza e scalzare l’attuale governo.
Per questo Maduro vuole evitare riforme drastiche che potrebbero riportare i Venezuelani in piazza. Già si attendono con ansia le reazioni popolari all’aumento dei prezzi della benzina e dell’elettricità, prevista dalle riforme che entreranno in vigore a luglio.
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